Cosa penso di Strappare lungo i bordi e perché mi sento invecchiato, qualche inevitabile discorso sui giovani, una mia intervista alla radio, il Pojana di Pennacchi e altro ancora
Io lo so che mi odierete, o almeno che mi odieranno i miei ex studenti. Ho anticipato quello che avrei scritto a mio figlio e già mi ha guardato storto lui, che pure è mio figlio; figuriamoci voi, che non dipendete ancora dal mio stipendio. Però devo dirlo: ho visto Strappare lungo i bordi di Zerocalcare, la serie Netflix di cui parlano tutti, e sì, mi è piaciuta, ma non mi è piaciuta così tanto. Provo a spiegarvi perché, nonostante molti di voi mi abbiano detto di averla amata con tutte le loro forze.
Poi, se avanza tempo, vi parlo anche di un’intervista che ho fatto, dei giovani e altro ancora. Cominciamo?
Quello che ho letto
So che il fulcro della mail di questa settimana sarà la sezione Quello che ho visto, ma l’ordine va rispettato quindi partiamo dai libri. Mi sono concentrato soprattutto su tre titoli, nessuno dei quali direttamente collegato con la storia o la filosofia. E però tutti interessanti, a mio avviso.
Pojana e i suoi fratelli di Andrea Pennacchi: Pennacchi forse lo conoscete: è quell’attore veneto che ogni venerdì sale sul palco di Propaganda Live, il programma di La7. Fa monologhi, ogni tanto qualche personaggio. Il più riuscito tra questi personaggi è sicuramente “il Pojana”, un padroncino veneto proprietario di un capannone, tutto casa, lavoro e schèi. Gente che dalle mie parti la vedi un po’ ovunque. Questo libretto, pubblicato da People, raccoglie molti suoi monologhi più qualche altro scritto. È una comicità molto acuta, molto truce, anche, ma a me piace parecchio, perché ti fa capire il nord-est con maggior precisione di tante inchieste giornalistiche. Non l’ho finito ma manca poco, anche perché è agile e leggero.
Il cinema secondo Hitchcock di François Truffaut: sto continuando a leggerlo, nei ritagli di tempo e quando ho voglia di qualcosa di scorrevole e appassionante, visto che si tratta di una lunga intervista sui vari film diretti da Hitchcock. I retroscena sugli attori o sulla realizzazione di certe scene celebri mi catturano, ma sono molto acuti anche gli appunti che Truffaut fa ai vari film. Questo libro è però ben corposo e sono ancora abbastanza indietro (fate conto che sono arrivato a Rebecca - La prima moglie, cronologicamente parlando).
Dune di Frank Herbert: vi farà arrabbiare anche questo, lo so, ma Dune non mi sta per il momento prendendo molto. Lo sto leggendo, sforzandomi, ma mi lascia ancora molto freddo. Vediamo come andrà.
Quello che ho visto
Eccoci finalmente a quello che ho visto. Ma non limitatevi a Zerocalcare, proseguendo c’è almeno un altro film che va per la maggiore in queste settimane (anche se mi par di capire meno apprezzato dalla critica, e probabilmente a ragione).
Strappare lungo i bordi (2021), di Zerocalcare: allora, il discorso che vorrei fare su questa serie è relativamente lungo, quindi lo inizio qui ma poi lo riprenderò più avanti, nella sezione intitolata Quello che ho pensato, dove cercherò di spostare la riflessione verso un tema più generale. La prima cosa che voglio che sia chiara è che la serie mi è piaciuta, e anche parecchio. Quello che però forse stonerà è che non mi ha lasciato l'entusiasmo che invece vedo in giro nei commenti di tantissima gente, anche persone che conosco, soprattutto (ma non solo) miei ex studenti. Mi spiego. Dal punto di vista tecnico sicuramente Strappare lungo i bordi è una grande serie, una cosa (quasi) mai vista nel panorama dell'animazione italiana. C'è un tratto personale ed artistico, il tipico stile di Zerocalcare, reso però accessibile ad un pubblico più ampio di quello che solitamente legge i suoi fumetti tramite una realizzazione per certi versi impeccabile, un ottimo ritmo, un sapiente uso della battuta e una perfetta colonna sonora, cosa rara per le produzioni italiane. Insomma, tutto fila liscio e anche la trama è costruita con un certo acume, ad incastri, segno di una maturità dal punto di vista narrativo ormai consolidata. Quindi capisco l'entusiasmo, perché su Netflix è raro vedere cose del genere. Però, e c'è ovviamente un “però”, dopo tutte queste premesse devo anche dire che la serie mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca. Non perché sia fatta male, non perché abbia dei difetti nella sceneggiatura o nella realizzazione grafica, ma perché racconta la stessa storia che Zerocalcare sta raccontando da 10 anni. La profezia dell’armadillo, il suo primo libro a fumetti, raccontava praticamente le stesse cose, ed è del 2011; il film omonimo in live action, con sempre più o meno la stessa storia (anche se raccontata peggio), è del 2018. Certo, in Strappare lungo i bordi il tema è affrontato con maggiore abilità, con il giusto tono, ma i contenuti sono praticamente gli stessi. È questo che mi ha provocato l’amaro in bocca: per me questi 10 anni sono passati, per Zerocalcare, almeno stando a questa serie, pare di no. Forse mi aspettavo un cambio di passo, tematiche nuove o comunque almeno una prospettiva meno smaccatamente personale. Forse mi aspettavo che il personaggio Zerocalcare mettesse da parte l’Armadillo, o che parlasse d’altro. Forse non mi aspettavo un adattamento, ma qualcosa di nuovo. E però questo qualcosa non è arrivato: alla fine della seconda puntata avevo già capito dove andava a parare, e penso che lo avrà capito qualsiasi altro appassionato di Michele Rech. Ma d’altra parte bisogna ammettere che è anche lo stesso autore, nell’ultima puntata della serie, a fare in un certo senso autocritica quando ammette di aver vissuto la vita sempre e solo dalla propria prospettiva, sentendosi o considerandosi al centro dell'universo. Ammettendo, in conclusione, di essere stato troppo ripiegato su se stesso. Capisco benissimo, per carità, che chi non fosse qui dieci anni fa la consideri un capolavoro: ci sta. Ma io ricordo l’impatto che ebbero su di me le prime storie a fumetti di Zerocalcare; e Strappare lungo i bordi quell’impatto non l’ha avuto. Forse perché sono vecchio e i dieci anni in più li ho io: è possibile, anzi forse è addirittura probabile. Ma così è. Ps.: la polemica sul romanesco non ha senso, la parlata di Rech è una delle sue cifre stilistiche. È come se i lettori dei suoi fumetti si lamentassero del tratto non realistico: sarebbe assurdo.
Red Notice (2021), di Rawson Marshall Thurber, con Dwayne Johnson, Ryan Reynolds, Gal Gadot: altra produzione Netflix, questa volta immagino più costosa visti gli attori coinvolti. Si tratta di una storia di ladri di opere d’arte, con gli inevitabili inseguimenti, doppi giochi e colpi di scena. Il risultato però è al di sotto delle attese: al di là di Ryan Reynolds, che fa di tutto per tenere viva l’ironia, la pellicola mi pare che non decolli. Vedere poi i quadri di Botticelli conservati non agli Uffizi ma a Castel Sant’Angelo a Roma fa piangere il cuore.
Come ti rovino le vacanze (2015), di John Francis Daley e Jonathan M. Goldstein, con Ed Helms, Christina Applegate, Chris Hemsworth: conoscete National Lampoon's Vacation, il classico anni ‘80 con Chevy Chase? Questo è il sequel più recente, in cui il figlio della coppia di allora, ormai cresciuto, si rimette in viaggio con la famiglia. La comicità è demenziale e non sempre funziona, ma tutto sommato poteva venirne fuori un film peggiore. C’è anche Chris Hemsworth (il Thor della Marvel) seminudo, se vi interessa.
Quello che ho pensato
Riprendiamo un attimo il discorso su Strappare lungo i bordi. Anzi, lasciamo da parte la serie, allarghiamo il tiro. Parliamo dei giovani. Se mi seguite sui social vi sarete accorti che questa settimana, ad un certo punto, me la sono presa coi giornali (e con Paola Mastrocola, che vabbè, se avete seguito la sua parabola lungo gli anni capite anche perché) perché si divertono a fare il tiro al bersaglio coi giovani, accusandoli di essere una massa di pigri smidollati in cerca solo della soluzione più facile. È un gioco al massacro che i presunti intellettuali italiani tirano fuori sempre, periodicamente; è da qualche anno il nostro passatempo nazionale, senza cercare di capire o di analizzare più in profondità le questioni, che invece meriterebbero di essere analizzate. Agli adulti piace pensare che i giovani siano tutti “sdraiati”, come scriveva Michele Serra, o “annoiati”, o “ignoranti” o cose del genere. Piace pensarlo perché aiuta a scaricare proprio sui giovani la colpa di non capirli. Visto che non li comprendiamo – perché, inevitabilmente, sono molto diversi da noi –, ci raccontiamo che non vale la pena capirli; o, meglio, che non siamo noi a non essere in grado di fare uno sforzo di comprensione, ma che sono loro, inetti, a non volersi dare da fare. E questo è l’atteggiamento non solo dei giornalisti o degli intellettuali, ma purtroppo, a volte, anche di qualche insegnante.
D’altro canto, devo pur dire che, se noi vecchi ce la raccontiamo, un po’ se la raccontano anche i giovani. Noi non facciamo lo sforzo di capirli, ma anche loro a volte non fanno lo sforzo di capire il mondo. Se c’è una cosa che sarebbe interessante indagare e analizzare più a fondo è questa tendenza a guardarsi molto dentro e poco fuori. Mi pare – ma potrei sbagliare, parlo di impressioni – che i giovani di oggi siano infatti più interessati a capire loro stessi più che gli altri, in un ripiegamento su di sé molto particolare. Per questo citavo all’inizio Strappare lungo i bordi: Zerocalcare con la sua serie fa proprio questo. Sfrutta un fatto capitato a una sua amica ma in realtà di quest’amica non parla mai; non parla a dirla tutta neppure del rapporto tra sé e l’amica. Parla di sé e basta. È tutto un mondo interiore a dominare la scena; e non è un caso che il co-protagonista sia la sua coscienza, nelle fattezze del classico armadillo.
Più che a dialoghi, mi pare che siamo davanti a tanti discorsi per voce sola. I vecchi parlano a voce alta, fanno lunghi monologhi per dire che i giovani non li ascoltano; i giovani parlano sottovoce, fanno soliloqui per parlare tanto di sé e poco degli altri. E in questo modo non c’è alcuna comunicazione, alcuno scambio.
Non so se queste mie impressioni abbiano fondamento o siano frutto di un’esperienza troppo limitata, o troppo influenzata da questi tempi strani. Ma è un’impressione che ho da un po’. La avete anche voi? Voi giovani, voi adulti: cosa ne pensate?
Quello che ho registrato e pubblicato
Torniamo a noi. Questa settimana sono arrivati come al solito dei video e dei podcast sulla storia e la filosofia, ma anche un’intervista radiofonica che, se siete curiosi, potete recuperare qui di seguito.
L’intervista a Polesine Coast to Coast: un’emittente di Rovigo questa settimana ha voluto chiacchierare con me, chiedendomi com’è essere un prof social e un padre social. Ho cercato di dare le mie risposte.
Il mondo di Sofia di Jostein Gaarder: a quanto pare, c’era voglia di un video su questo libro che ormai è un classico dei prof di filosofia. Ve lo presento, senza rivelare troppi dettagli sulla trama.
Ottaviano contro Marco Antonio: ecco anche un video di storia romana per concludere il discorso sulla crisi della repubblica e arrivare al principato; di mezzo, come potete intuire, c’è anche Cleopatra.
Aristippo e la scuola cirenaica: i cirenaici non sono particolarmente famosi all’interno della storia della filosofia. Però sono anche molto originali e meritano, credo, di essere riscoperti.
Max Weber: scienza e disincantamento: l’età contemporanea, secondo Max Weber, è dominata da una particolare forma di razionalità, artefice di quello che lui chiama il disincantamento del mondo. In cosa consiste?
Storia e impatto dell’Umanesimo: analizziamo il movimento culturale dell’Umanesimo soprattutto dal punto di vista storico.
Dio per Aristotele (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
Carlo V tra i turchi e i francesi (per il podcast “Dentro alla storia”)
Cosa c’è in arrivo
Non ho mantenuto del tutto fede a quello che, la settimana scorsa, avevo detto che avrei fatto in questi giorni, ma considerando gli impegni scolastici e familiari per me è già un gran successo essere riuscito a far uscire tutti questi video e podcast. E, per la settimana prossima, cosa ci attende? Ecco l’elenco:
vorrei concludere il ciclo su Max Weber, visto che manca solo un video, l’ultimo;
vorrei registrare una nuova puntata della lettura dello Zarathustra, che è ferma da qualche giorno;
e poi manca un video sull’Alto Medioevo, già promesso da un pezzo;
sarebbe bello poi riuscire a fare una diretta, ma non so se troverò il tempo;
infine arriveranno sicuramente i podcast nuovi su Aristotele e Carlo V.
E questo è tutto. Ci rivediamo qui tra una settimana, anche per vedere se avrò tenuto fede agli impegni. A presto!