Da Zero in condotta al professore di Gassman, passando per Cingolani, il Pojana, Neil Gaiman e Batman
Ci sono settimane in cui mi sembra di non avere quasi nulla da dire, nel senso che temi di interesse generale, su cui io abbia qualcosa da comunicare, mi paiono davvero pochi. Ce ne sono poi altre, come questa, in cui invece gli argomenti di cui discutere sarebbero invece molti. Pensate che, ad esempio, ho appena finito, oggi pomeriggio, una diretta sulla democrazia, ma in settimana mi sono interrogato molto anche sulle parole del ministro Cingolani riguardo alla scuola e riguardo in generale al modo in cui gestiamo e prepariamo i nostri giovani.
Vedrò di darvi qualche dritta su quello a cui ho pensato nelle prossime righe, ma mi riservo di approfondire meglio alcune questioni magari anche nelle prossime newsletter.
Quello che ho letto
Un libro finito, un libro continuato, un libro iniziato: la scaletta di letture della settimana mi pare piuttosto equilibrata.
Pojana e i suoi fratelli di Andrea Pennacchi: del “Pojana” ho già scritto la settimana scorsa, ora lo riprendo solo perché ho finito il (fin troppo breve) libro. Mi è piaciuto molto, anche nella parte finale che era per me inedita, perché non l'avevo mai vista rappresentata. Come scrivevo qualche giorno fa parlandone sui social, secondo me Pennacchi ha la rara capacità di raccontare la faccia "brutta, sporca e cattiva" del Veneto, e di farlo con una certa dose di umanità, con molta ironia ma anche con un senso di pietà. Libro che merita considerazione, anche se devo ammettere che uno che non vive in Veneto forse farà fatica a capirne il linguaggio (ma forse no: se noi abbiamo capito Zerocalcare in romanesco, forse voi potete capire Pojana in padovano).
Deumanizzazione di Chiara Volpato: di questo libro ho già parlato tempo fa perché l’ho iniziato da qualche settimana, su consiglio di una ex studentessa della mia scuola, ma sto continuando a leggerlo e anzi sono arrivato ormai a circa i due terzi del totale. Spero quindi di finirlo abbastanza in fretta. Si tratta di un saggio di psicologia sociale in cui si indagano i vari modi in cui, consciamente o inconsciamente, i gruppi sociali tendono a deumanizzare i gruppi a loro estranei, siano essi nemici in guerra, minoranze etniche o anche solo persone che la pensano in maniera diversa. Certi meccanismi sono ampiamente noti soprattutto agli storici, visto che vengono indagati quando si affrontano i totalitarismi e le guerre del Novecento, ma è interessante vedere come anche nella nostra società odierna certe storture di questo tipo rimangano in forme magari più sottili ma comunque presenti.
Buona Apocalisse a tutti di Neil Gaiman e Terry Pratchett: il libro era lì in libreria ad aspettarmi da ormai molti anni, visto che l'ho acquistato parecchio tempo fa. Con Neil Gaiman, d'altra parte, ho un rapporto conflittuale, visto che mi affascinano sempre le cose che fa ma molto raramente riesco a portare a termine sia i suoi fumetti che i suoi libri. Colpa mia, lo ammetto, visto che in realtà è un autore amatissimo da molti. Comunque, alla fine mi sono deciso a buttarmi su questo romanzo, scritto assieme al celebre Terry Pratchett all'inizio degli anni ‘90, perché mi pare possa essere anche divertente. Ne è stata tratta anche una serie TV, che non ho ancora visto e che non intendo vedere fino a quando non avrò finito il libro. Lo spunto finora è molto semplice: immaginate che al serpente di Adamo ed Eva – sì, proprio lui – venga dato il compito di far rinascere sulla terra il diavolo in persona, in modo da provocare un'apocalisse. E immaginate che questo diavolo rinasca sì, ma, per uno scambio di bambini, cresca nella famiglia sbagliata.
Quello che ho visto
Molta scuola, soprattutto tramite RaiPlay, in visione questa settimana.
Zero in condotta (1933), di Jean Vigo, con Jean Dasté, Robert le Flon, Delphin: di questo film avevo letto e sentito parlare varie volte, ma non avevo mai avuto occasione di vederlo. Ora invece ho scoperto che è presente, almeno al momento in cui scrivo, su RaiPlay, quindi vi consiglio di approfittarne. Certo, è una pellicola molto datata, visto che fu realizzata addirittura nel 1933, e sicuramente il suo ritmo e suo sviluppo sono molto inconsueti. Basti dire, ad esempio, che dura appena una quarantina di minuti. È però un film interessantissimo, soprattutto se poi si conosce il cinema di Truffaut, che deve molto a questa vecchia pellicola di Jean Vigo. La trama è estremamente semplice: in un collegio molto severo e austero, un gruppo di ragazzini programma una rivoluzione e una fuga, che riusciranno in parte a mettere in atto. È un inno all’anarchia e alla fantasia, una protesta contro le rigidità della scuola; pare quasi un esempio esplicativo delle tesi che Michel Foucault avrebbe espresso, qualche decennio più tardi, in Sorvegliare e punire.
Un professore, episodio 1.01 (2021), di Alessandro D’Alatri, con Alessandro Gassman, Claudia Pandolfi, Nicolas Maupas: a proposito di scuola, di maestri e di cattiva condotta, ho visto anche la prima puntata della fiction sul professore di filosofia con Alessandro Gassman di cui parlano in molti. L'ho vista perché persino mia madre è arrivata a chiedermi se la guardavo e cosa ne pensavo di quel professore, quindi ho dovuto giocoforza mettermi davanti alla TV e guardarmi almeno un episodio. Devo dire che, ovviamente, come era prevedibile, di filosofia ce n'è poca, giusto qualche accenno vaghissimo qua e là. Al centro della trama, invece, c'è la vita un po' promiscua e difficile del professore protagonista, che, almeno dal primo episodio, non si capisce bene quali strane storia abbia nel proprio passato. Mi pare una classica fiction italiana (anche se il soggetto è spagnolo), forse un po' migliore della media grazie ad alcuni attori capaci, ma anche abbastanza stereotipata quando inizia a parlare della scuola e dei giovani (come spesso accade). Paradossalmente, mi sembra che Zero in condotta sia un film molto più interessante sulla scuola, nonostante abbia quasi cento anni di più sul groppone.
Batman Begins (2005), di Christopher Nolan, con Christian Bale, Michael Caine, Liam Neeson: un classico, oramai, almeno nel panorama dei film supereroistici, in cui si racconta come Bruce Wayne è diventato Batman. Non l'avevo ancora fatto vedere ai figli ma abbiamo rimediato questa settimana, anche perché punto a rivedere con loro, nei prossimi giorni, anche i capitoli successivi della trilogia di Nolan. A distanza di anni il film rimane valido e ben congegnato, anche se secondo me il regista britannico ha fatto – soprattutto al di fuori del tema supereroistico – anche di molto meglio.
Ralph spacca Internet (2018), di Rich Moore e Phil Johnston: Ralph Spaccatutto a suo tempo l'avevo visto e mi era abbastanza piaciuto, anche se senza slanci, ma il sequel me l'ero perso (a suo tempo, a portare i piccoli al cinema ci aveva pensato mia moglie). Questa settimana l'ho recuperato assieme al figlio più piccolo: lui è stato molto preso all'inizio, ma poi si è un po' annoiato; anch'io, dico la verità, ad un certo punto credo di aver ceduto al sonno, perché nella mia memoria c'è un vistoso buco di trama. Film simpatico, insomma, ma nulla più. La trama: la sala giochi in cui vivono Ralph e la sua amica pilota viene connessa alla rete internet e loro finiscono per entrare nel web, alla ricerca di un pezzo di ricambio per la console.
Quello che ho pensato
Ho già accennato alla scuola nella sezione sui film, e soprattutto ho parlato di scuola anche questa settimana sui social network, quando ho detto la mia sulle dichiarazioni del ministro Cingolani. Per chi non ha seguito quello che è accaduto, il Ministro della transizione ecologica ha fermato che la scuola italiana dovrebbe smettere di insegnare quattro volte le guerre puniche e dovrebbe concentrarsi di più su una preparazione tecnica. Al di là del fatto che è evidente che il professor Cingolani non frequenti la scuola da parecchi decenni, perché le guerre puniche ormai da tempo si fanno solamente due volte, interrogarsi sulla scuola mi sembra in realtà molto utile. Solo che bisogna farlo bene. Il problema di Cingolani, come di molti altri ministri, è che amano le boutade, le battute ad effetto, più che i discorsi seri e strutturati.
Invece bisogna parlare sì della scuola, ma in modo un po’ più complesso. La nostra scuola ha bisogno sempre più di formare menti aperte, menti che sappiano usare la tecnologia (e in questo sono d'accordo con Cingolani), ma sappiano usarla con la sapienza che la cultura ci dà. Che non sappiano cioè solo usare gli strumenti, ma anche “pensare” gli strumenti. E per pensare agli strumenti serve una cultura a tutto tondo, che parta dalle guerre puniche (magari, per carità, affrontate in fretta, senza perderci una vita) per arrivare all’informatica, passando anche (ma non solo) attraverso le discipline cosiddette umanistiche.
Come dicevo anche nel post che poi incollo qui di seguito, la tecnica è un'abilità pratica, che certo è utile ma che non fa di chi la possiede un innovatore. Praticare la tecnologia ci rende capaci di usare la tecnologia, non certo di cambiare la tecnologia. Noi oggi in Italia abbiamo bisogno certo di alfabetizzare tante persone all’uso del computer e delle macchine, ma abbiamo bisogno anche di gente che sappia pensare a computer nuovi, di gente che capisca la logica dei linguaggi di programmazione, che sappia applicare la tecnologia a questioni sociali concrete.
Storia e filosofia, solo per citare le due materie che io insegno e che quindi conosco piuttosto bene, dovrebbe avere proprio questo scopo. La storia, tra le altre cose, educa a vedere le conseguenze dei cambiamenti economici e sociali (oltre che climatici), educa a studiare come la tecnologia è stata applicata ed è cambiata nel corso del tempo, educa a saper leggere i cambiamenti e magari anche anticiparli, quando possibile. La filosofia, d’altro canto, educa a vedere le cose da diverse prospettive, a mettersi in dubbio e a non accontentarsi del mondo come già è. Se poi pensiamo alla logica, è la materia che meglio prepara all'informatica; se poi pensiamo all'epistemologia, è la materia che meglio aiuta a comprendere questi tempi di ricerca scientifica da cui tutti dipendiamo; se poi pensiamo all'etica e alla politica, capiamo anche in che modo dobbiamo usare la scienza e le innovazioni per la società.
Insomma sono d'accordo anch'io che la scuola deve stare attenta alle nuove tecnologie, ma superiamo questa dicotomia tra materie scientifiche e materie umanistiche, che è, questa sì, ottocentesca.
Poi mi rendo ben conto che purtroppo anche la scuola a volte (e forse spesso) è ancora ottocentesca. Lavora molto a comparti stagni, ripropone programmi d’altri tempi, senza rinnovarli, senza tener d'occhio il mondo attorno a noi, e pertanto rischia di sembrare superata. Abbiamo bisogno di una scuola che sappia guardare al mondo con attenzione.
E questo mi pare tanto più vero ora. La scuola di oggi è per molti versi identica a quella di 25 anni fa, quando sui banchi c’ero io. Eppure la generazione di oggi non è minimamente simile – cognitivamente, digitalmente – a quella di 25 anni fa. Per questo vedere Zero in condotta mi ha fatto impressione: perché in quel film del 1933 vedevi ragazzini che avevano voglia di vivere, giocare, correre, forse anche fare scuola in modo diverso, e un’istituzione scolastica che invece rimaneva rigida e ancorata a se stessa, a vecchi stilemi e metodi. Novant’anni dopo il problema rischia di essere lo stesso (anche se con toni meno appariscenti e netti di allora): abbiamo ragazzi che avrebbero diritto a una scuola nuova, meno rigida, e una istituzione che però fa fatica a scrollarsi di dosso la sua storia.
Ci sarebbe ancora molto altro da dire, ma la tirerei troppo per le lunghe. Ne riparliamo un’altra volta, ma mi piacerebbe comunque sapere la vostra opinione sulla scuola, sulle parole di Cingolani, sulla “condotta”. Intanto vi lascio con i tweet da cui è nato tutto.
Quello che ho registrato e pubblicato
Come al solito, ecco anche il riassunto di ciò che è uscito questa settimana.
La democrazia è sopravvalutata?: l’avevo promesso proprio su qualche vecchia newsletter, e finalmente è arrivato il video in diretta sul libro Contro la democrazia di Jason Brennan. Ho spiegato le varie tesi del filosofo americano e il mio punto di vista, anche col supporto di vari spettatori
Quine: la filosofia del linguaggio: W.V. Quine è un filosofo analitico americano non troppo noto o studiato al di fuori del suo settore, eppure molto rilevante per capire gli sviluppi della riflessione sul linguaggio
Dai merovingi ai pipinidi: arriva finalmente anche l’Alto Medioevo, col percorso che ci porta verso la comparsa di Carlo Magno. Per il momento, però, parliamo dei suoi predecessori
Weber: la politica come professione: ultimo video di una lunga serie dedicata a Max Weber. Questa volta parliamo delle sue riflessioni sulla politica
Così parlò Zarathustra: audiolibro e spiegazione, parte 13: altro lungo capitolo dedicato alla lettura del capolavoro di Nietzsche
La fisica di Aristotele (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
La pace di Augusta e la resa di Carlo V (per il podcast “Dentro alla storia”)
Cosa c’è in arrivo
Prima dei saluti finali, qualche anticipazione su cosa uscirà nei prossimi giorni e forse nelle prossime settimane:
già da domani arrivano le nuove puntate dei podcast: concluderemo la fisica aristotelica e inizieremo a conoscere la figura di Filippo II di Spagna;
riprenderò a parlare di Ottaviano Augusto e, più avanti, proseguirò anche con l’Alto Medioevo e Carlo Magno;
vorrei fare il secondo video su Quine, visto che il discorso mi è rimasto un po’ sospeso;
mi piacerebbe concludere anche la serie dei video sulle organizzazioni umanitarie, che avevo iniziato tempo fa ma che aspetta ancora una degna conclusione;
e poi, credo più avanti, Zarathustra, Hilary Putnam e qualcos’altro ancora.
Basta, visto che mi pare già più che abbastanza. Speriamo di tenere il ritmo, perché dicembre si preannuncia come un mese pieno di lavoro. Incrociamo le dita.
Ci risentiamo lunedì prossimo!