Di Christopher Nolan, Beatles e Taiki Waititi, di deumanizzazione e donne etiopi e di ragazzi pieni di speranza
Molti libri, ancora più film e varie puntate del podcast, in lista, questa settimana. Dico tutto, come al solito, nelle righe che seguono, ma prima di cominciare devo ringraziarvi per questa newsletter: le statistiche ci dicono che gli abbonati sono tantissimi ma i lettori sono ancora di più, perché molti di voi inoltrano la mail a qualche amico, la fanno leggere, ne discutono, ne traggono consigli di lettura o di visione. Grazie, quindi, di tutto, e continuate così.
Quello che ho letto
La lista dei libri, questa settimana, si compone di un saggio, di un romanzo e di un’americanata. Del primo – che ho finito – avevo già detto qualcosa nelle settimane scorse; gli altri due sono nuovi, anche se il terzo (agile e simpatico) l’ho anche quello già finito.
Deumanizzazione di Chiara Volpato: ne ho già parlato in qualche newsletter precedente, ma questa settimana sono riuscito a portarlo a termine. Si tratta di un bel saggio – pubblicato da Laterza – e ormai anche relativamente datato (ha dieci anni sulle spalle) che presenta una summa dei vari studi condotti nell’ambito della psicologia sociale su tutte le varie modalità in cui i gruppi sociali tendono a deumanizzare l’altro. Si va dalla deumanizzazione animale (in cui si paragona il “diverso” o “l’estraneo” a una bestia o un insetto) a quella meccanicistica (in cui lo si paragona a un oggetto o uno strumento), fino a forme di deumanizzazione più sottili o particolari, come quelle di natura sessuale. Molto interessante, anche se, come ho detto, parecchie delle cose descritte sono già ben note nell’ambito anche degli studi storici.
Il re ombra di Maaza Mengiste: di questo libro mi ha parlato, una settimana fa o poco più, una collega, un’insegnante di inglese, durante un’ora buca in sala insegnanti; e ne sono rimasto incuriosito. Così l’ho comprato e cominciato, anche se è bello corposo e temo che ci vorrà un po’ per leggerlo tutto. Per ora, dopo un antefatto ambientato nel 1974, la vicenda si svolge all’alba della Guerra d’Etiopia: la protagonista è la piccola Hirut, una ragazza etiope in un mondo che si prepara allo scontro con gli italiani invasori e che però vede da tempo le donne come vittime sacrificali della società degli uomini. Vedremo come la storia proseguirà, ma la prosa mi pare di buon livello: potente e non banale.
Anything You Want di Derek Sivers: di questo libro esiste anche una traduzione italiana (Tutto quello che vuoi tu), con una copertina molto più brutta della versione originale, ma io, appunto, l’ho letto in inglese, e quindi mi sono gustato la bella grafica. È un libretto molto breve, molto semplice, di cui però si fa un gran parlare nel mondo anglosassone, presentandolo come uno dei tanti “testi sacri” dell’imprenditore della nuova generazione. Mi incuriosiva perché, a quanto si diceva in giro, sembrava essere un libro che non invita al successo, cosa rara nella pubblicistica americana. In effetti devo dire che le proposte di Sivers sono spesso controintuitive e originali, tratte tra l’altro dall’esperienza personale di fondare – a fine anni ‘90, poco prima del boom di internet – un’azienda per la vendita di musica online e rivenderla dopo qualche anno a un prezzo da capogiro. Non so minimamente se le regole di Sivers possano avere un qualche fondamento economico, ma è bello ogni tanto leggere imprenditori che dicono “Non puntate al profitto, puntate all’amore dei vostri clienti” o “Non cercate di crescere in fretta, cercate di imparare cose nuove durante il lavoro”. Magari è fuffa per gli allocchi, certo, ma almeno è fuffa diversa dal solito.
Quello che ho visto
L’avete già capito dal titolo della newsletter: questa settimana nel settore delle “visioni” tocca ai Beatles di cui (giustamente) parlano tutti, a Christopher Nolan e a Taiki Waititi. E però c’è pure un po’ di fantasy, in chiusura, per gli amanti del genere.
The Beatles: Get Back 1.01 (2021), di Peter Jackson, con Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Ringo Starr: ne parlano tutti, non ho potuto fare a meno di guardarla anch’io. Ho visto finora il primo episodio e ne sono rimasto letteralmente incantato, visto che non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo; tanto è vero che ho dovuto obbligarmi ad aspettare, prima di vedere l’episodio successivo, altrimenti non sarei riuscito a finire tutto quello che avevo da finire questo weekend per lavoro. Su quello che ho pensato e capito non dico niente, per ora: sono troppe cose e voglio prima finire tutto il documentario. Comunque è assolutamente consigliatissimo, anche perché rivela davvero il volto umano del quartetto di Liverpool e getta una luce inedita sulle varie personalità e gli equilibri della band.
Tenet (2020), di Christopher Nolan, con John David Washington, Robert Pattinson, Elizabeth Debicki: l’ho rinviato per mesi, perché i film di Nolan bisogna vederli quando si è dell’umore giusto. A dirla tutta, Tenet, molto ambizioso, non mi pare uno dei suoi film più riusciti: l’idea di partenza è validissima e sicuramente potrà tornarmi utile anche per filosofia, quando ad esempio cercherò di spiegare Hume o Kant (più avanti vi spiego perché, se siete curiosi), però mi pare che ad un certo punto la trama diventi davvero troppo difficile da seguire, almeno nei dettagli “scientifici”. Se faccio fatica a star dietro io ai vari “spiegoni”, considerando che di solito sono ritenuto lo specialista di queste questioni, figuriamoci gli altri. Molto bravi comunque gli attori.
Selvaggi in fuga (2016), di Taika Waititi, con Julian Dennison, Sam Neill, Rima Te Wiata: negli ultimi mesi ho sviluppato un interesse viscerale per Taika Waititi (il regista di Jojo Rabbit e Thor: Ragnarok) e il suo modo grottesco di fare cinema. Così ho recuperato anche questo Selvaggi in fuga, realizzato qualche anno fa in Nuova Zelanda prima dei successi hollywoodiani. La storia è comica e commovente allo stesso tempo: il protagonista è un ragazzino orfano che viene accolto da una famiglia ancora più strana di lui, fino a quando la donna non muore e il ragazzino si ritrova solo col burbero Hec, finendo ad un certo punto per scappare con lui nei boschi. Il vecchio è interpretato da Sam Neill (quello di Jurassic Park), il ragazzino è quello che poi è stato tra i protagonisti di Deadpool 2. E il regista è Taiki Waititi: ve l’avevo detto, no?
La ruota del tempo 1.01 (2021), di Rafe Lee Judkins, con Rosamund Pike, Daniel Henney, Zoë Robins: si tratta di una nuova serie fantasy appena pubblicata da Prime Video e ispirata ad una serie di romanzi scritti da Robert Jordan. Ho visto il primo episodio con la famiglia e non ci ha colpiti particolarmente: certo, i paesaggi sono magnifici e gli effetti speciali di buona fattura, ma onestamente non mi pare avere quel quid che possa differenziarla da tante altre serie molto simili.
Quello che ho pensato
Lo ammetto: questa settimana ho pensato al Natale. Non tanto per fare l’albero o per mettere fuori gli addobbi, come magari fa la gente normale, quanto perché non vedo l’ora che arrivino le vacanze. Sono settimane, queste, piene di impegni, in primo luogo a scuola ma poi anche in famiglia, ed è difficile riuscire a “darci il giro”, a star dietro a tutto. Servirebbe una pausa per rifiatare, per “portarsi avanti col lavoro” e organizzarsi con calma.
Bisogna però anche ammettere che tutto questo lavoro, alla lunga, rende. La scuola, solo per citare un caso, mi sta dando grandi soddisfazioni; soddisfazioni non tanto per qualcosa che ho fatto io, ma perché vedo i miei ragazzi (i miei alunni, ma anche i miei figli) finalmente tranquilli, motivati. Magari è solo una mia impressione, magari mi illudo, ma mi sembrano in fondo ben più sereni di quanto non fossero nei mesi scorsi, pur nella precarietà di questa pandemia che non va mai via del tutto. Sono ragazzi che hanno voglia di assumersi delle responsabilità, di provare a fare cose nuove, di mettersi in gioco, forse proprio per rispondere a tutto quello che hanno patito nei mesi scorsi; bisognerebbe trovare il modo di sfruttare tutta questa voglia di fare, senza troppe rigidità.
E poi, l’ho in parte già detto, ho pensato anche al principio di causa-effetto (!). Non è sempre facile, infatti, spiegare l’approccio prima di Hume e poi di Kant (e, di conseguenza, dell’epistemologia contemporanea) a questo principio, ma direi che adesso Tenet ci può dare una mano. Nella prima metà del film, infatti, c’è un momento in cui il personaggio di Robert Pattinson spiega al protagonista come funzionano gli “oggetti invertiti”, quelli cioè che non vanno “in avanti”, ma “all’indietro”. In Tenet, solo per fare un esempio, si vedono infatti proiettili che non vengono sparati fuori dalla canna della pistola, ma ci ritornano dentro, procedendo al contrario, dalla ferita al caricatore. Questo avviene perché sono oggetti ad “entropia invertita” che provengono dal futuro, ma anche perché, spiega Pattinson, l’idea che gli eventi procedano dalla causa all’effetto non è una realtà di fatto, ma solo il nostro modo di percepire gli eventi. E quindi è possibile, nel film, che certi eventi non vadano dalla causa all’effetto, ma dall’effetto alla causa, come un nastro che si riavvolge. Ebbene, Hume e Kant in fondo dicevano proprio questo: causa ed effetto non sono tanto realtà oggettive esterne a noi, quanto piuttosto un nostro modo di percepire le realtà esterne, un nostro modo di ordinare e pensare i dati sensibili. Grazie Nolan, i tuoi film (da Interstellar a Inception) ci danno sempre buoni esempi da utilizzare nelle spiegazioni di filosofia.
Quello che ho registrato e pubblicato
In ambito “video e podcast” continuano i percorsi più lunghi, come quello su Zarathustra o quello sulla storia romana.
Così parlò Zarathustra, audiolibro e spiegazione parte 14: alcuni lunghi capitoli per finire la terza parte del capolavoro di Nietzsche, ovviamente come sempre letti e commentati
Quine: traduzione ed epistemologia: chiudiamo la breve panoramica su Quine continuando a parlare di linguaggi, ma anche spostandoci prima sulla traduzione (e quindi l’incontro) tra linguaggi diversi, poi sulla scienza
Il principato di Ottaviano Augusto: Ottaviano è giunto al potere e ora trasforma la repubblica di Roma in qualcosa di completamente diverso, almeno dal punto di vista sostanziale
La fisica e l’astronomia aristoteliche (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
La psicologia per Aristotele (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
Lo stile di Filippo II (per il podcast “Dentro alla storia”)
Filippo II contro i turchi e gli olandesi (per il podcast “Dentro alla storia”)
Cosa c’è in arrivo
Visto che in molti mi scrivono per sapere cosa pubblicherò nei prossimi giorni, anche questa settimana vi do una scaletta di massima di cosa vorrei fare, ma mi riservo di cambiare tutto in corsa, anche all’ultimo minuto, perché davvero questi giorni si preannunciano come imprevedibili:
vorrei preparare un video (uno solo) su Hilary Putnam, per chiudere il percorso iniziato con Quine;
poi toccherebbe finalmente a un video su Carlo Magno;
da tempo ho in lista il video conclusivo sulle organizzazioni umanitarie;
sempre per storia è quasi pronto un video introduttivo sul Rinascimento;
infine, toccherà anche ai podcast, con l’etica di Aristotele e, in storia, Elisabetta I d’Inghilterra.
Insomma, tanta carne al fuoco, forse perfino troppa. E tra una settimana, sempre più prossimi alle feste, arriverà come al solito anche la nuova newsletter. Non mancate.