I giovani come nemico pubblico numero uno (col televoto da casa), ma parliamo anche di Secret Invasion, Cormac McCarthy, Ad ovest di Paperino, Christopher Nolan, l'esame di maturità, Bibione, Platone
Mi sono lamentato spesso, ultimamente, del lavoro: di dove mi hanno mandato a fare esami, di quanto sia stato pesante quest'anno e via discorrendo. Spero di non essere stato troppo pesante, in primo luogo. Ma, in secondo luogo, devo forse anche ritrattare: la newsletter di oggi ve la sto scrivendo addirittura da una spiaggia.
Facciamo un passo indietro. Come forse sapete se avete seguito quello che ho scritto le scorse volte, quest'anno, con mia massima sorpresa, sono stato assegnato come commissario esterno d'esame a San Donà di Piave e Portogruaro, che sono due città molto carine ma purtroppo piuttosto distanti da Rovigo (rispettivamente 120 e 140 km).
In queste due settimane, effettivamente, la faccenda è stata piuttosto pesante: alcune volte ho fatto “su e giù”, altre volte mi sono fermato in una stanza che sono riuscito a trovare in zona; ma tra l'una e l'altra cosa ho accumulato un quantitativo di sonno e di stanchezza non indifferenti (anche perché gli esami sono pesanti già da soli, perfino per noi commissari, senza bisogno di metterci diverse ore di auto tutti i giorni).
Quando mia moglie, all'inizio, ha scoperto dove sarei finito, però, è sorta anche un'idea: «Visto che sei vicino a posti di mare bellissimi, magari se riusciamo ti veniamo a trovare». In effetti, per chi conosce poco il Veneto, devo dire che la zona è decisamente “calda”: i licei si trovano nell'entroterra, ma appena più a est sorgono Jesolo, Caorle, Bibione, località balneari assai rinomate. Fare qualche giorno lì ha senso, a patto di avere le ferie, di riuscire a incastrare gli impegni dei figli e soprattutto di trovare un qualche posto abbordabile per dormire.
Per fortuna, grazie soprattutto all'aiuto di alcuni amici (Emanuel e Laura: se leggete, grazie ancora!) siamo riusciti ad incastrare alcuni giorni proprio in chiusura di esami: ieri sera siamo venuti in zona tutti assieme e stamattina, mentre io andavo a fare gli orali, loro si sono goduti un po’ di mare (anche se c’era freschino).
Insomma, alla fine perfino dall’esame più inatteso nascono buone cose. A proposito: voi – esaminati ed esaminandi all’ascolto – li avete finiti gli esami? Mi hanno appena raccontato come sono andati quelli della mia quinta, ma anche i ragazzi che sto sondando come esterno si stanno comportando bene, e domani finiamo.
Ma ora bando al sole e al mare: c’è da iniziare una newsletter! Quindi procediamo.
Quello che ho letto
Cominciamo come sempre dai libri. Come noterete, in lista questa settimana c’è un saggio che ho letto tutto d’un fiato, a cui si vanno ad aggiungere due libri di cui vi ho già iniziato a parlare nelle settimane scorse.
Il passeggero di Cormac McCarthy: di questo romanzo, appena uscito ma di cui si aspetta a breve il seguito, sono ormai quasi giunto alla fine: sono infatti in quella fase in cui le pagine che mancano per concluderlo iniziano ad essere veramente poche e si comincia a fantasticare sul finale. Purtroppo, a differenza di quello che avviene con altri romanzi, qui la questione è però più complicata: da un lato, come ho scritto anche nella newsletter della settimana scorsa, McCarthy è venuto a mancare solo pochi giorni fa, lasciando tutto quest’ultimo lavoro privo di commenti o interpretazioni; dall’altro, il suo testamento spirituale – ovvero appunto il suo ultimo romanzo – negli Stati Uniti è stato diviso fin da principio in due parti, intitolate Il passeggero e Stella Maris. In America i due volumi sono stati stampati ad un mese di distanza l’uno dall’altro; in Italia, invece, per ora si è pubblicato solo il primo. Così finire un volume non significa affatto finire la storia nel suo complesso, credo. E pertanto sarà difficile secondo me anche dare un giudizio completo sul valore de Il passeggero, che tra l'altro si è rivelato fin da principio un romanzo molto difficile. Anzi: man mano che procedevo nella lettura mi immaginavo che certi passaggi esageratamente astrusi, su oggetti o personaggi secondari, avrebbero trovato maggior significato, che il tono quasi psichedelico della narrazione avrebbe portato ad un certo punto ad un chiarimento, ad un’epifania, come avviene con certe canzoni o certe sinfonie che prima ti devastano con suoni complessi e convulsi ma che poi lasciano all’improvviso spazio ad una dolce melodia, creando un effetto di contrasto molto efficace. Per il momento con Il passeggero, però, così non è stato: i passaggi incomprensibili, certo, hanno cominciato ad assumere dei contorni più definiti e ho iniziato a comprendere cosa stia avvenendo al personaggio principale, cosa è avvenuto a sua sorella e tutto quello che sta gravitando attorno a questa strana coppia. Ma quell’accenno di melodia che speravo sorgesse non è sorto. Detta in altri termini: per ora i personaggi principali non hanno davvero toccato le mie corde e la vicenda narrata – sia che si tratti del ruolo del padre nella realizzazione della bomba atomica o del mistero dell'aereo affondato o ancora dei problemi mentali della sorella – mi sembra veramente lontana dalla mia esperienza. Paradossalmente mi pare quasi che le storie più interessanti siano quelle dei personaggi di contorno che Bob si trova via via ad incontrare. Insomma, per ora l'esito complessivo è incerto: spero solo in un gran finale, incrociando però le dita affinché sia davvero un finale. Se vi interessa lo potete acquistare qui.
Sette brevi lezioni sullo scetticismo di Maria Lorenza Chiesara: spesso i miei studenti mi chiedono quale sia il mio filosofo preferito, e altrettanto spesso io provo ad eludere la domanda, un po' perché non ho realmente un filosofo preferito e un po' perché non voglio che cerchino di sfruttare questa eventuale preferenza per sottovalutare tutti gli altri filosofi con cui invece non concordo. In realtà, però, ho sempre pensato di trovarmi in sintonia non tanto con un filosofo specifico quanto piuttosto con un atteggiamento. Ad esempio, tra i pensatori che più apprezzo ci sono personaggi come Socrate, Montaigne, Pascal, Hume, Kant, Russell, Popper: tutti filosofi che in effetti, pur essendo diversissimi tra loro, qualcosa in comune ce l’hanno, cioè proprio l'atteggiamento scettico. Infatti tutti loro hanno ricordato più volte la precarietà delle nostre conoscenze e l'incertezza di ciò che riteniamo vero, e hanno provato a proporre delle analisi che rimangono comunque sempre aperte alla discussione e al dubbio. Ecco, questo è l'atteggiamento in cui mi ritrovo e sono convinto che purtroppo, nonostante i molti secoli e i molti filosofi, questo sano atteggiamento critico venga spesso dimenticato o molto trascurato. Ci viene da dar credito a chi ci propone facili soluzioni, e abbiamo sempre una voglia matta di esprimere le nostre opinioni anche su argomenti di cui conosciamo poco o nulla. Insomma, penso che oggi più che mai ci sia bisogno di scetticismo, di sospensione del giudizio e di epochè; ma non di quello scetticismo superficiale, che mette in discussione la scienza e quindi critica le persone più autorevoli solo per cadere preda di qualche imbonitore; bensì di uno scetticismo sano che, soprattutto, ci metta continuamente in discussione e che ci permetta di usare cautela quando ci troviamo a giudicare questioni più grandi di noi. È proprio sulla slancio di questo spirito che questa settimana ho comprato, ho iniziato a leggere e sono riuscito anche subito a finire queste brevi lezioni sullo scetticismo della professoressa Chiesara: si tratta per lo più di spunti di riflessione che partono dal pensiero di Sesto Empirico, uno dei più grandi scettici dell'antichità, ma che vorrebbe darci anche qualche chiave interpretativa per il mondo di oggi. Come detto, nonostante l'abbia iniziato da poco, l’ho divorato. Se vi interessa, lo trovate qui.
Le confessioni d’un italiano di Ippolito Nievo: questa settimana ho continuato poi la lettura del corposo Le confessioni d’un italiano di Ippolito Nievo, storia ambientata tra l'altro proprio nelle zone in cui mi trovo a svolgere gli Esami di Stato. Ogni volta che passo vicino a cartelli che indicano il paesino di Fratta, d'altra parte, non posso non pensare alla storia del giovane Carlo, che adesso si è fatta anche piuttosto avventurosa. Dopo le prime vicende in cui Nievo si occupava soprattutto di presentare i personaggi maschili e femminili, ora sono sorte alcune complicazioni anche politiche, con il conte del castello che è entrato suo malgrado in conflitto con un altro nobile che abita vicino. Ne è nato un parapiglia armato, con gli sgherri del collega che si sono messi addirittura ad assediare il castello di Fratta. Al punto in cui sono arrivato, e spero di non fare alcuno spoiler, il protagonista si sta lanciando in una temeraria avventura al di fuori delle Mura del Castello assediato, e sono curioso di vedere come la vicenda andrà a finire. In ogni caso Nievo sembra divertirsi molto a raccontare queste storie e a darci uno spaccato curioso del Veneto tra fine ‘700 e inizio '800. La lettura si prospetta ancora molto lunga visto che il libro è davvero enorme, ma questo non costituisce un gran problema vista la prosa (relativamente) dinamica dell’autore. Lo potete acquistare qui.
Quello che ho visto
Spazio ora anche ai film e alle serie TV. In lista ci sono una pellicola rara e quasi dimenticata, una serie TV che ho finalmente finito e una che ho appena iniziato.
Ad ovest di Paperino (1981), di Alessandro Benvenuti, con Alessandro Benvenuti, Francesco Nuti, Athina Cenci: come forse saprete, qualche giorno fa, anzi proprio lo stesso giorno in cui è morto Silvio Berlusconi, è venuto a mancare anche il regista toscano Francesco Nuti, da tempo malato e inattivo. Proprio in quei giorni mi era venuta voglia di rivedere qualche suo vecchio film. Per una serie di circostanze, ho finito per imbattermi in particolare in una pellicola che non avevo mai visto, in cui Nuti vestiva solo i panni dell'attore. Ad ovest di Paperino è infatti un film pensato e diretto da Alessandro Benvenuti, e in cui Nuti recitò come coprotagonista assieme allo stesso Benvenuti e ad Athina Cenci. Quei tre all'epoca, e stiamo parlando del 1981, costituivano un trio comico abbastanza attivo in televisione: si facevano chiamare i Giancattivi ed erano parte di una schiera di nuovi talenti che stava emergendo dal piccolo schermo, in parallelo a colleghi come Carlo Verdone, Lopez-Solenghi-Marchesini ed altri ancora. All'epoca non era affatto strano che questi comici tentassero il grande salto dalla TV al cinema, e anzi il cinema italiano sembrava essere ancora abbastanza ricettivo davanti a queste operazioni. Così fu anche per i Giancattivi, che ci provarono con un film ambientato nella loro Firenze in cui riversare alcune delle loro gag, spesso giocate sul nonsense, sulla burla fine a se stessa e sul gioco. Il film, a rivederlo oggi, pare un'opera un po' incompiuta: ci sono alcuni spunti interessanti, alcune scene che probabilmente già all'epoca avevano il potenziale per colpire lo spettatore, ma allo stesso tempo sembra che manchi una sintesi in mezzo a tutte queste piccole scene tra i vicoli toscani. Un discorso, questo, che poi si può forse fare anche per i film che Nuti iniziò a dirigere di lì a poco per conto proprio: i film contrassegnati da un talento che sembrava sempre pronto ad esplodere ma che alla fine, per una serie di vicissitudini che col cinema poi avevano anche poco a che spartire, non esplose mai del tutto. Il film attualmente è disponibile su Prime Video.
Secret Invasion episodio 1.01 (2023), di Kyle Bradstreet, con Samuel L. Jackson, Ben Mendelsohn, Emilia Clarke: questa settimana ho provato anche a guardare l'episodio pilota di una nuova serie di cui si è parlato molto in rete: il nuovo show della Marvel ospitato su Disney+, Secret Invasion. Si tratta di una serie un po' atipica rispetto a quello a cui ci ha abituati la casa di produzione. Al centro della trama, infatti, non c'è tanto un supereroe da introdurre all'interno di quell'universo narrativo, quanto una storia quasi di spionaggio da dipanare, dopo che le sue premesse sono state disseminate in alcuni film del Marvel Cinematic Universe. L'invasione segreta di cui si fa menzione nel titolo, e che riprende una celebre saga a fumetti di qualche anno fa, è quella operata dal popolo Skrull nei confronti della Terra. Nell'universo Marvel, infatti, gli Skrull sono degli alieni in cerca di un pianeta, alieni che sembrano in grado di prendersi la Terra anche per via del fatto che sono dei mutaforma e quindi sono in grado di assumere le sembianze dei terrestri, mascherando il loro aspetto. Questa loro caratteristica li rende ovviamente molto pericolosi: non solo riescono a nascondere la loro origine extraterrestre, ma sono letteralmente in grado di sostituirsi agli umani, assumendo le sembianze di chi vogliono e facendo sì, in questo modo, che nessuno sulla Terra possa essere sicuro di aver davanti la persona che crede di conoscere. Protagonista della serie, poi, è in particolare Nick Fury, il celebre capo dello Shield e deus ex machina degli Avengers; un ruolo, questo, interpretato ormai in molte pellicole da Samuel L Jackson. Lui, almeno nell'episodio pilota, è sicuramente il valore aggiunto della serie: Jackson è un attore di primo livello, una spanna sopra a tanti suoi colleghi che operano nel Marvel Cinematic Universe, e questo gli permette di rappresentare molto bene le tensioni e le contraddizioni del suo personaggio. Poi nella serie ci sono altri interpreti di valore: uno dei ruoli principali è affidato ad esempio ad Emilia Clarke, già tra i protagonisti dei Il trono di spade e di diversi film di successo, mentre nel primo episodio fa una comparsata anche Martin Freeman, che avrete sicuramente visto in Sherlock, nella saga di Lo Hobbit e in molti altri lavori. In tutta onestà, non so però se questa serie la finirò: gli attori sono bravi, la sceneggiatura è ben condotta ma personalmente inizio ad essere un po' stufo di storie Marvel. Ho guardato il primo episodio soprattutto per curiosità e diciamo che non ne sono uscito così sconvolto da essere subito sospinto a far partire anche l'episodio 2. In ogni caso se a voi interessa la serie la trovate sul Disney+.
Only Murders in the Building episodio 2.10 (2022), di Steve Martin e John Hoffman, con Steve Martin, Martin Short, Selena Gomez: come già preannunciato la settimana scorsa, in questi giorni ho finalmente finito la seconda stagione di Only Murders in the Building, la serie TV a metà via tra il giallo e la commedia pensata e recitata da Steve Martin con la collaborazione di Martin Short e di Selena Gomez. In questa stagione, rispetto alla prima, ci sono state anche delle nuove entrate nel cast di particolare pregio, come ad esempio Cara Delevingne e Tina Fey. Attrici in grado di intercettare un pubblico anche più ampio e comunque ben integrate nella trama. Nell'ultimo episodio, di cui non vi rivelerò granché, ovviamente tutti i nodi sono venuti al pettine: tra colpi di scena e qualche momento obiettivamente divertente si scoprono tutti i misteri e il caso viene risolto. Se vi capiterà di vederlo, vi accorgerete però che la soluzione del caso arriva quando mancano ancora molti minuti alla fine della puntata: questo perché, come era prevedibile, l'ultima parte dell'episodio serve soprattutto a preparare l'ambiente per la terza stagione, che è ovviamente già stata programmata, stante il più forte successo ottenuto fin qui dalla serie. L'unico dubbio che mi rimane è se lo show riuscirà a rimanere ai suoi buoni livelli anche per un'altra annata: il problema con le serie gialle, infatti, è che quando ci sono personaggi fortemente caratterizzati a guidarle ci si rischia un po' di ripetere oppure di esaurire gli elementi interessanti da poter mettere in gioco. D'altronde, se ci pensate bene, le vite dei tre protagonisti di Only Murders in the Building sono già state ampiamente scandagliate e anche se nelle loro esistenze stanno entrando o sono entrate nuove persone che possono portare un po' di verve e qualche elemento innovativo nelle trame, il rischio della ripetitività rimane. Intanto però godiamoci questa seconda serie che si è rivelata buona quanto la prima: se volete recuperarla la trovate su Disney+.
Quello che ho pensato
Ogni tanto sarebbe bello smettere di guardare la stampa quotidiana, i telegiornali e le notizie del giorno e provare invece a rileggere le notizie che sono uscite 5,10 o 15 anni fa. In questo modo, ci renderemmo conto di quanto quelle che allora sembravano le emergenze clamorose col tempo si sono rivelate invece cose di poco conto.
Prendiamo ad esempio il 2018, appunto cinque anni fa. Se ricordate, l'emergenza nazionale di quel periodo erano i migranti: sembrava che gli africani che arrivavano in Italia minacciassero l'integrità della nazione, portassero malattie e delinquenza, vivessero da nababbi a spese nostre. C'era qualcosa di vero in quella propaganda che veniva rimbalzata quotidianamente dai giornali? A distanza di cinque anni credo si possa tranquillamente rispondere di no: i migranti oggi sono sicuramente di più di allora, eppure non rappresentano più una minaccia epocale. Cosa è cambiato? In realtà, a ben vedere, nulla, se non che la macchina della propaganda ha trovato qualcun altro a cui dare la colpa di tutti i mali.
Ricordate, solo per fare un altro esempio, quando questa colpa la si dava all'Unione Europea, quando si sosteneva che Bruxelles fosse la causa di ogni guaio dell'Italia? Oggi quasi nessuno osa neppure lontanamente usare quelle stesse parole, non tanto perché l'Europa sia cambiata (l'Unione Europea è infatti sempre la stessa, coi suoi paesi e i suoi difetti), quanto perché nel frattempo la Brexit si è rivelata un colossale fallimento e l'Europa ha varato un piano con cui ci dà un sacco di soldi; e va bene sputare nel piatto in cui si mangia, ma anche a questo c'è un limite.
Già solo quello che abbiamo scritto finora dovrebbe in allarme su quelli che l'opinione pubblica ci presenta continuamente come grandi problemi. Il meccanismo infatti è sempre lo stesso: si parte da due o tre casi di cronaca reali e li si ingigantisce a dismisura, parlando solo di quello per giorni e giorni, creando un clima di paura, di sofferenza e di ansia; una tecnica che evidentemente funziona molto bene a livello elettorale, perché poi gli italiani sembrano premiare quei partiti che quella paura la alimentano. Negli ultimi anni abbiamo infatti dato in maggioranza il nostro voto ai partiti che si scagliavano proprio contro l'immigrazione, contro l'Unione Europea e contro le grandi emergenze che poi si sono rivelate emergenze finte.
Oggi qual è il grande nemico? Se guardate con attenzione i quotidiani forse ce l'avete già in mente: sono i giovani. A sentire l'opinione pubblica siamo davanti alla generazione peggiore di sempre, a gente irrispettosa, a gente pericolosa che spara continuamente ai professori, che investe persone per strada, che offende tutto e tutti. Il meccanismo è sempre lo stesso: si prendono dei fatti di cronaca reali, dei problemi realmente esistenti anche se sporadici, e li si ingigantisce fino a far sembrare che questi pochi casi rappresentino tutta la realtà. Peccato però che appena si vadano a guardare le statistiche ci si renda conto che i fatti sono ben diversi: questa generazione giovanile ha tanti problemi, ma non direi affatto che la violenza diffusa sia uno di questi. Varie ricerche hanno segnalato come anzi i giovani attuali siano tra i meno violenti e i meno a rischio di sempre, nonostante noi pensiamo il contrario; ci siamo evidentemente tutti dimenticati della violenza politica degli anni '70, così come ci siamo tutti dimenticati dell'emergenza tossicodipendenza degli anni '80; ci siamo dimenticati dell'emergenza alcolismo, dei morti nelle strade e di altri problemi ben più diffusi allora rispetto ad oggi.
Certo, la media non esclude che comportamenti pericolosi possano emergere ancora oggi e la cronaca non manca di segnalarcelo; ma pare di poter dire che a livello sistemico le campagne messe in campo lungo gli anni hanno sortito un effetto buono, se non addirittura ottimo. Quello che ci dicono le ricerche scientifiche, piuttosto, è che questa generazione è estremamente fragile, che fa fatica a relazionarsi con una realtà da cui si sente spesso alienata, che fa fatica ad inserirsi in un mondo di adulti che tende ad escluderli.
Il fatto di vederli come dei piccoli delinquenti in erba certo, da questo punto di vista, non aiuta, anzi finisci addirittura per peggiorare il problema. Ma, come sempre, quello che fa la pubblica opinione e quello che fanno i partiti politici, chi più chi meno, non è cercare soluzioni ai problemi, quanto piuttosto trovare una qualche forma di consenso, di appoggio. Lo cercano, questo consenso, in chi va a votare o in chi ancora guarda la TV o legge i giornali, e cioè nei vecchi, soprattutto in quei vecchi che coi giovani hanno pochi contatti e quindi si accontentano di opinioni superficiali che li rinsaldano semplicemente nelle loro credenze.
Da sempre i vecchi ce l'hanno coi giovani: filippiche contro le nuove generazioni che hanno perso i vecchi e sacri valori si trovano addirittura nella Bibbia, negli scrittori latini, nel Medioevo e in ogni opera intellettuale di tutti i tempi. Oggi dovremmo stare mille volte peggio di come stavano gli ebrei al tempo di Mosè, se avessero avuto ragione; ma questo è l'atteggiamento di chi non si pone davvero domande e di chi non vuole risposte complicate. Di chi chiede al mondo solo di dargli ragione, di elogiarlo con parole suadenti.
La situazione, poi, presenta anche dei paradossi che vorrei quantomeno in conclusione segnalarvi: da mesi non si fa altro che parlare del cosiddetto inverno demografico, del fatto cioè che in Italia ci sono sempre meno bambini, sempre meno giovani, a cui si deve anche aggiungere il fatto che molti dei nostri diplomati e laureati preferiscono ormai spostarsi all'estero in cerca di lavoro e sistemazione. Certo le cause di questo fenomeno sono molte, ma visto che l'attuale governo sembra aver messo la natalità al primo punto della propria agenda politica, forse bisognerebbe anche iniziare a considerare il fatto che è un po' assurdo chiedere ai giovani di rimanere in Italia e poi dargli continuamente contro, stuzzicando l'ego e la pancia del proprio elettorato anziano; che è un po' assurdo chiedere alle famiglie di fare più figli e però contemporaneamente raccontare che le giovani generazioni sono completamente allo sbando.
Il secondo paradosso è più squisitamente politico: al di là dei giovani, sembra che ormai l'unica carta per imporsi a livello elettorale in Italia sia quella di applicare la dottrina di Carl Schmitt, il famoso filosofo politico che già nei primi decenni del Novecento aveva individuato la chiave del consenso nella distinzione perennemente operata e ricordata tra amico e nemico. Ancora oggi i nostri partiti non fanno altro che individuare i nemici a cui attribuire le varie colpe dei problemi o degli insuccessi del paese, e lo fanno sia quando sono all'opposizione, cosa che tutto sommato può anche avere una sua logica perché in quel ruolo non hai la possibilità di intervenire sulle politiche, sia però anche quando sono al governo, e qui la faccenda diventa abbastanza assurda.
Pur con qualche eccezione, avrete infatti notato che, governi tecnici a parte, spesso le dichiarazioni dei vari politici sono volte più a creare un senso di allarme che a risolvere le questioni: durante gli ultimi mesi, abbiamo avuto l'allarme rave, l'allarme migranti, l'allarme giovani, l'allarme scuola, l'allarme cibo OGM, e altre questioni spesso risibili davanti alle quali però i politici giurano di poterci proteggere.
Ecco, io personalmente non mi sento in pericolo e non vorrei un governo che mi proteggesse da quelle che sono semplicemente le sfide del futuro. Questo è l'atteggiamento di chi vive nella paura di ogni singola novità e che si sente in fondo inadeguato ad affrontarle; piuttosto mi piacerebbero forze politiche – ma al momento se ne vedono poche – che davanti a queste sfide ci presentassero dei progetti per vincerle, per rimboccarci le maniche e per non scappare davanti al mondo che cambia.
Ps.: a proposito di usare i giovani come capro espiatorio della propria ambizione di consenso: avete visto cos’è successo a Rovigo coi due ragazzi “pistoleri”? Il loro voto in condotta è stato cambiato non per un reale ravvedimento del Consiglio di Classe, ma perché, in pratica, “l’ha voluto la rete”, con tanto di sondaggi effettuati da canali televisive sulla questione.
Al di là del fatto che quei voti fossero giusto o sbagliati, ormai quello che conta è far contenti gli arrabbiati da casa; poco importa che serva, che l’iter sia corretto, che ci faccia bene. L’importante è prima di tutto far arrabbiare il popolo, e poi schierarsi dalla sua parte, perché “siamo dalla vostra parte, anche se da che parte stare ve l’abbiamo detto noi”.
Quello che ho registrato e pubblicato
Se, per via delle vacanze o degli esami, vi siete persi qualche video o qualche podcast, ecco tutto quello che ho pubblicato durante la settimana:
Come funziona l’Esame di maturità: se avete ancora dei dubbi su quanto valgono le prove, come si assegnano i crediti e sul fantomatico punteggio bonus, qui spiego tutto
La filosofia di Christopher Nolan [Video Club storico-filosofico]: un’analisi della filosofia del regista di Inception, Interstellar e di vari Batman
Quali note uso e come le strutturo: una guida al mio metodo per prendere appunti e conservarli a lungo e in modo efficace
La rivoluzione scientifica dal punto di vista storico: dopo aver parlato varie volte di Copernico, Galileo e Newton in filosofia, ora ne parliamo anche in storia
Il senso delle idee di Platone [Filosofia per ragazzi 15]: nel nostro corso per giovanissimi iniziamo a parlare di Platone e dell’Iperuranio
L’autonomia della scienza per Galileo (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
Le città nella seconda metà dell’Ottocento (per il podcast “Dentro alla storia”)
Quello che devi fare per seguirmi sui social
Ah, prima di dimenticarci vi lascio anche un veloce “reminder” di dove e come mi potete trovare sui social:
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Quello che puoi fare per sostenere il canale
Se quello che faccio vi piace e volete darmi una mano a farlo sempre meglio (con attrezzatura nuova, libri nuovi ed altro ancora), potete sfruttare alcune modalità di sostegno che ho implementato per voi. In primo luogo ci sono i nuovi abbonamenti, che trovate esposti qui di seguito; poi c’è il merchandising se vi piacciono le magliette, ci sono le donazioni se vi trovate meglio con Paypal (altre info sempre qui di seguito) e, infine, ci sono libri e videocorsi che non fanno mai male e che ci fanno arrivare qualche centesimo di euro. Ecco, a tal proposito, i nostri consigli della settimana.
Il secondo sesso di Simone de Beauvoir: questo è forse il più importante libro femminista di ogni epoca. Non è, si badi bene, l’ultimo ritrovato, né il più recente sulla questione; ma è il primo ad aver di fatto sostanzialmente creato quella questione, almeno in ambito filosofico. Lo scrisse Simone de Beauvoir, compagna di vita di Jean-Paul Sartre ma a sua volta filosofa essa stessa di prim’ordine; e non può mancare in una biblioteca di livello. Lo si può acquistare qui.
C’è poi un nuovo modo per sostenere il progetto ed è quello dell’abbonamento. Sotto ai video, di fianco al classico pulsante “Iscriviti”, ne è comparso uno nuovo chiamato “Abbonati”. Cliccando lì potete consultare tutte le varie proposte e cosa viene dato in cambio: da video-dirette in esclusiva a un vero e proprio manuale di filosofia a puntate. Ulteriori informazioni le trovate qui.
Se poi non volete né leggere, né fare corsi, né abbonarvi, si può sempre liberamente usare Paypal. E grazie anche a chi ha già donato nelle settimane scorse!
Quello che c’è in arrivo
Chiudiamo, prima di salutarci, anche con un veloce giro dei video in programma (almeno teoricamente) nei prossimi giorni:
vorrei riuscire a fare, finalmente, un nuovo video di storia romana, visto che è troppo tempo che siamo in attesa;
mi piacerebbe anche portare avanti la lettura commentata di Sulla libertà di Stuart Mill;
a grande richiesta, vorrei realizzare anche un video su Alessandro Manzoni, presentandolo sia dal punto di vista storico che filosofico;
e poi questa settimana ci saranno tanti podcast, con soprattutto Galileo in filosofia e l’emergere della classe operaia in storia.
E questo è quanto. La settimana prossima gli esami saranno finiti e io sarò ufficialmente in ferie (ma dalla newsletter e dal canale, in realtà, non si va in ferie mai). A presto!