I grotteschi (nel senso buono) film storici italiani, l'ontologia di Nancy e un saggio contro la democrazia, John Stuart Mill e il Green Pass
È successo di tutto, questa settimana, dalle proteste sul Green Pass – a cui siamo ormai abituati – ai ballottaggi in alcune grandi città, da Superman bisessuale (ma in realtà non è proprio Superman, o almeno non il Superman che pensate voi) a Y - L’ultimo uomo serie che ho iniziato a seguire da poco e che mi hanno già cancellato. Noi, qui, abbiamo cominciato a interrogare e fare verifiche scritte, con la scuola che va avanti abbastanza bene, senza troppi scossoni da Covid; abbiamo fatto Consigli di Classe, riunioni, avviato attività, compilato scartoffie (uff!) e, soprattutto, letto, visto e registrato tante cose (spero) interessanti.
Quello che ho letto
Prima di tutto devo dirvi che mi sto procurando qualche nuovo libro per sostituire i vecchi che, un po’ alla volta, sto portando alla fine. Ve ne parlerò meglio nelle prossime settimane, perché ho intenzione di cominciare qualcosa di nuovo proprio nei prossimi giorni. Nel frattempo, però, ecco a quali libri questa settimana ho dato una “accelerata”.
Essere singolare plurale di Jean-Luc Nancy: questo è il libro della settimana, visto che l’ho finito. È un saggio di ontologia che ho trovato estremamente interessante (lo so, sembra strano che l’ontologia abbia ancora qualcosa di nuovo da dire, ma in parte è così) e a cui dedicherò a breve un video, perché ho voglia di spiegarlo a qualcuno con la dovuta calma. Tra l’altro, mi sembra che il contenuto sia estremamente attuale: scritto alla fine degli anni ‘90, il libro mi sembra pervaso da un certo ottimismo che oggi forse è tramontato riguardo alla società e alla comunità, ma proprio per questo ci può aiutare a riflettere su dove stiamo andando. Non dico di più, perché voglio tenermi qualche cartuccia per il video, però spero di parlarvene al più presto a voce.
Contro la democrazia di Jason Brennan: l’avevo iniziato mesi fa, poi l’avevo un po’ abbandonato (anche perché è uno di quei saggi in cui si capisce fin dal primo capitolo dove l’autore voglia andare a parare, quale sia la tesi di fondo, e poi il resto del volume sono solo prove e controprove). La tesi è interessante ed ardita: Brennan – che tra l’altro ha la mia età ed insegna all’Università di Georgetown, a Washington – sostiene che la democrazia non riesca a raggiungere i suoi scopi e che sarebbe meglio sostituirla con quella che lui chiama l’epistocrazia, cioè un sistema in cui il diritto di voto sia limitato solo a chi conosca almeno in parte gli argomenti al centro del dibattito politico. Lo so che detta così sembra una stupidaggine, ma Brennan porta diversi casi studio empirici e dati per mostrare che la sua tesi – che a me pare comunque provocatoria – non è così peregrina. Quando lo finirò, ho intenzione di fare un video anche su questo, magari una diretta visto che sospetto che il tema interessi a molti. Che ne dite?
Lezioni di felicità di Ilaria Gaspari: l’ho iniziato la settimana scorsa e sto continuando a leggerlo. Il tema filosofico mi pare, però, almeno in parte secondario, nel senso che fa più che altro da contorno alle vicende della protagonista. E forse è meglio così: sono ormai fin troppi i libri che condensano la filosofia in formulette pratiche un po’ riduttive. Almeno qui il tema è trattato con un po’ più di originalità.
Quello che ho visto
Questa settimana, dal punto di vista cinematografico, mi sono dato soprattutto al recupero di alcuni classici del genere grottesco, come si noterà subito dai primi titoli in elenco. Sarò più serio la settimana prossima, giuro.
L’armata Brancaleone (1966), di Mario Monicelli, con Vittorio Gassman, Gian Maria Volonté, Carlo Pisacane: non lo vedevo letteralmente da decenni, ma averlo scovato su Prime Video mi ha fatto venir voglia di riguardarmelo. E mi è piaciuto come allora. Certo, non ha il ritmo dei film di oggi, ma l’idea di fondo di un’Italia caciarona e sbracata – che tra l’altro contrassegna molte pellicole di Monicelli, anche se qui declinata in chiave medievale – è sempre interessante. Chiaramente il ritratto del Medioevo è ironico e dissacrante, non storico; eppure, nonostante questo, il film riesce a cogliere qualcosa di vero riguardo a quell’epoca così lontana eppure affascinante.
Fascisti su Marte (2006), di Corrado Guzzanti e Igor Skofic, con Corrado Guzzati, Marco Marzocca, Lillo: si parla tanto di fascisti, in questi giorni, che rivedersi questa perla di comicità di qualche anno fa era inevitabile. Certo, novanta minuti di sketch comici tutti sullo stesso argomento forse alla lunga possono un po’ stufare, ma l’inventiva non manca e le parodie sono sagaci.
Scrivimi ancora (2014), di Christian Ditter, con Lily Collins, Sam Claflin, Christian Cooke: mi ci hanno costretto le donne di casa, che qualche sera fa volevano una “commedia romantica”. In effetti questa pellicola racconta una tormentatissima storia d’amore lungo dodici anni (o forse più) della vita di un ragazzo e di una ragazza inglesi. La storia è tratta da un libro omonimo di Cecilia Ahern che ha venduto moltissimo ed è effettivamente fin troppo piena di andirivieni da sembrare irrealistica, ma almeno gli attori sono bravi.
The Last Man on Earth (2015-18), con Will Forte, Kristen Schaal, January Jones: forse qui nella newsletter non ne ho ancora mai parlato, ma da qualche settimana ho ripreso sporadicamente a guardare questa serie coi miei figli, da quando l’abbiamo (ri)trovata su Disney+. Io avevo già visto le prime due stagioni, ma mi mancava il finale; loro devono ancora concludere la seconda annata e allora la sto rivedendo assieme a loro. Non è velocissima, anzi a tratti è proprio lenta, forse troppo per una commedia, e di tanto in tanto diventa pure ripetitiva, ma a me piace molto Will Forte, il protagonista e creatore dello show, quindi me la gusto comunque. La trama? C’è stata una pandemia (sì, di nuovo!) che ha fatto morire quasi tutti gli abitanti della Terra; tra i pochi sopravvissuti, a noi tocca parteggiare per Phil Tandy Miller, il più idiota tra gli idioti.
Quello che ho pensato
Avrete visto che questa settimana il dibattito pubblico è stato tutto incentrato sull’obbligo di Green Pass in molti posti di lavoro e sulle conseguenti proteste. Ne abbiamo già parlato, e non voglio tornare sull’argomento principale della questione, ma vorrei provare a fare una (breve) riflessione laterale. Una delle cose che mi colpisce, infatti, è la pochezza del dibattito culturale sulla questione, anche da parte degli intellettuali.
Non si sta discutendo, mi sembra, in questi giorni davvero dell’efficacia o meno del Green Pass per contrastare il diffondersi del virus, non si discute di tempi e modi della sua applicazione; si tifa e basta. Si tifa contro o a favore, senza che nessuno alzi, neppure per sbaglio, il livello del dibattito.
Mi spiego meglio. Il Green Pass c’è e, al di là di qualche invasato, è abbastanza pacifico che non sia affatto incostituzionale o (santiddio) “nazista” (avete mai lavorato su una nave? Sapete quanti vaccini chiedono – da sempre – per lavorarci, per evitare che infettiate voi e gli altri? Ebbene, il mondo adesso è una nave). Casomai il problema è un altro: deve essere introdotto obbligatoriamente per tutte le categorie? Ci dev’essere una gradualità? Bisogna intervenire con forme di “ammorbidimento” della norma, ad esempio garantendo tamponi a prezzo calmierato, o tamponi che valgano per più di 48 ore? Cosa si può fare per incentivare ulteriormente la vaccinazione? Come possiamo convincere gli indecisi? Insomma, mi pare che sarebbe di questo che si dovrebbe discutere.
Io ho già detto come la penso: dovremmo vaccinarci tutti (o almeno tutti quelli che non soffrono di patologie che rendono problematica la vaccinazione). E non è che la pensi così solo io; la pensa così tutta la comunità scientifica che non abbia problemi con la logica. Ma, appurato questo, il Green Pass, che in linea di principio poteva essere un buono strumento per spingere la gente indecisa a vaccinarsi, è riuscito a farlo? Ci riuscirà nelle prossime settimane? O sarà meglio sostituirlo con altro? Forse è presto per dirlo, ma l’impressione è che in realtà il Green Pass abbia spinto alcuni (anche se non tutti) degli indecisi a chiudersi ancora più a riccio sulle proprie posizioni, quasi a sentirsi come degli eroi che lottano per la libertà. Sembra insomma essersi profetizzato quello che scriveva, un secolo e mezzo fa, John Stuart Mill: nessuno mette in dubbio la validità della legge di gravità, ma se d’improvviso uno stato imponesse per legge l’obbligo di credere alla gravitazione universale, subito sorgerebbero quelli che non ci credono più, convinti che lo stato stia tramando qualcosa. Coi vaccini e il Green Pass, almeno in certi casi, avviene esattamente così.
Quello che ho registrato e pubblicato
Come al solito, ho fatto parecchi video e podcast anche questa settimana. Ho saltato invece la diretta, dopo cinque lunedì consecutivi, perché di fatto non avevo molto da dire che potesse suscitare dibattito. Torneremo, spero, presto, ma non ho intenzione di fare dirette solo per il gusto di farle, voglio avere tra le mani un argomento adatto. Altrimenti continuano ad uscire i video, ché ce ne sono tanti in attesa. Ecco comunque quello che è stato pubblicato negli ultimi sette giorni.
L’aumento del prezzo di energia e metano: sia online che a scuola mi hanno chiesto di provare a spiegare perché arriveranno dei rincari in bolletta, e ci ho appunto provato, in maniera semplice ma spero corretta
La Prima Internazionale: la storia del socialismo, soprattutto quello a cavallo tra Ottocento e Novecento, è sempre affascinante, anche perché profondamente frastagliata. La storia delle Internazionali, poi, è un coacervo di contrasti, e abbiamo iniziato ad addentrarci nell’argomento
Giambattista Vico: arte e fantasia: secondo e ultimo video dedicato a Vico, in cui concludiamo il discorso lasciato aperto l’altra volta
Così parlò Zarathustra: audiolibro e spiegazione parte 7 e 8: due puntate, questa settimana, dello Zarathustra, particolarmente interessanti perché, soprattutto nella seconda, Nietzsche comincia a parlare anche di politica
Il sillogismo aristotelico (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
La Riforma a Zurigo e Ginevra (per il podcast “Dentro alla storia”)
Cosa c’è in arrivo
Nella prossima settimana ho intenzione, prima di tutto, di portare avanti i percorsi già iniziati, e quindi di preparare:
il video sulla Seconda Internazionale;
un ulteriore capitolo della lettura dello Zarathustra;
un terzo video, forse su Tommaso d’Aquino (del quale non ho ancora affrontato il tema della conoscenza) oppure su Jean-Luc Nancy, come vi ho già spiegato sopra… non ho ancora deciso.
E poi ci saranno varie puntate dei podcast: con Aristotele andremo molto avanti col sillogismo, mentre per quanto riguarda storia concluderemo la Riforma. E, come anticipavo, forse lunedì prossimo (o giù di lì) se tutto va bene potrei essere pronto per una diretta nientemeno che sulla democrazia, i suoi pregi e i suoi limiti. Che ne pensate? Vi interessa?