Il 25 aprile come festa di tutti, ma anche Primo Levi, il campo di Mauthausen, Praga, Agostino, l'intelligenza artificiale, Teodosio, Saramago e qua e là pure un po' di leggerezza
Eccoci, cari amici. Questa prima introduzione la sto scrivendo addirittura dall'Austria, dalla corriera su cui mi trovo di ritorno dal viaggio d'istruzione a Praga effettuato con la mia quinta. Come vi ho raccontato velocemente nella diretta sul canale YouTube di ieri pomeriggio, è stata una gita tranquilla e bella, pur con qualche piccolo inconveniente, com'è inevitabile in queste situazioni.
È facile prevedere, credo, che in questi cinque giorni l'attività del sottoscritto si sia pressoché interrotta: di giorno in giorno ho avuto a malapena il tempo di farmi la doccia, chiamare a casa (farsi passare tutti i quattro figli è un po' impegnativo) e organizzare coi colleghi le varie uscite, tra tratte dei mezzi pubblici da studiare e locali da individuare. Così ho letto poco, ho visto ancora meno e soprattutto non ho preparato nuovi video o nuovi podcast. Tutto quello che è uscito in questa settimana l'avevo infatti preparato prima della partenza, portandomi avanti.
Sabato sera – a tarda sera – sono rientrato finalmente a casa e ieri, così, mi sono dato al lavoro "matto e disperatissimo", registrando e sistemando il più possibile. Anche perché tra poco si riparte di nuovo, con un nuovo viaggio d'istruzione: dal 26 al 28 aprile sarò a Milano, questa volta con una delle mie quarte.
Questa newsletter è, almeno in parte, il frutto di tutto questo. Portate pazienza se sarà un po' meno corposa o un po' più affrettata del solito. Maggio dovrebbe essere – si spera – un mese più tranquillo. E ora cominciamo.
Quello che ho letto
Come detto, in gita non ho potuto leggere molto, ma ho cercato di recuperare in parte in corriera e in parte ieri, a casa. I tre libri di cui parlare, insomma, ci sono anche questa settimana.
Etica dell'intelligenza artificiale di Luciano Floridi: come già anticipavo la settimana scorsa, sono arrivato ad un punto particolarmente interessante del libro di Luciano Floridi, che l'autore ha piazzato verso la fine del volume ma che in realtà gli eventi degli ultimi mesi avrebbero probabilmente sospinto in una zona più pregiata del saggio, se questo uscisse oggi. Floridi infatti ha cominciato finalmente a parlare, appunto, delle varie visioni davanti allo sviluppo dell'intelligenza artificiale, presentando la posizione degli "apocalittici" e degli "integrati", per riprendere una celebre terminologia di Umberto Eco. I primi sono quelli che, come recentemente Elon Musk, sostengono che l'intelligenza artificiale sia la principale minaccia al genere umano oggi presente; i secondi invece sono quelli che esaltano le possibilità delle IA, ritenendole portatrici solo di grandi e positive novità. Floridi si pone a metà strada tra le due posizioni, criticandole entrambe: per lui ovviamente l'avvento dell'intelligenza artificiale va governato, ma non è di per sé un rischio apocalittico. E non lo è perché l'intelligenza artificiale – e questa è la linea che il filosofo porta avanti in tutto il libro – non è una vera intelligenza né lo sarà mai, nel senso che non andrà mai oltre quello che noi decideremo di farle fare. Per questo, secondo Floridi, le discussioni su IA forte e IA debole sono inutili ed oziose, nel senso che la vera intelligenza da considerare è quella dell'uomo, che dovrà decidere i limiti e le possibilità (anche, per l'appunto, etiche) dell'uso dei nuovi dispositivi e dei robot. Invece di preoccuparci delle capacità di ChatGPT, per fare un riferimento molto attuale, dovremmo insomma preoccuparci di cosa noi faremo fare a ChatGPT: il vero problema sta tutto lì. Se vi interessa, il libro può essere acquistato qui.
Il sistema periodico di Primo Levi: questa settimana ho continuato anche la lettura del libro di Primo Levi incentrato, almeno come spunto di partenza, sulla tavola degli elementi chimici. Come già avevo cominciato a capire la settimana scorsa, i racconti sono disposti in un certo senso in ordine cronologico: i primi riguardano la vita di Levi prima della cattura del dicembre 1943; poi arriva appunto la breve attività di partigiano; infine la detenzione nel campo di concentramento. Al momento non sono andato oltre questo punto, e ho da poco superato la metà del libro: vedremo se parlerà anche della vita dopo Auschwitz. Intanto devo dire che il libro, al di là di quello che può sembrare a prima vista, è molto toccante e bello: sfruttando la propria passione per la chimica, Levi racconta vicende storiche che si intrecciano alle storie personali, e piccole questioni che appunto possono occupare solo lo spazio di un racconto finiscono per collegarsi tra loro e costruire un affresco commovente. Tanto più commovente in questi giorni in cui si celebra l’anniversario della Liberazione, che non è solo liberazione d’Italia ma anche fine della Seconda guerra mondiale e ritorno a casa dei sopravvissuti. Se vi interessa, il libro potete comprarlo qui.
Il problema dei tre corpi di Cixin Liu: ho continuato, infine, a leggere anche questo bel libro di fantascienza cinese. Devo dire che, come ho già scritto altrove, mi sta affascinando molto, soprattutto per la gran quantità di temi che vi compaiono. Allo stesso tempo, devo però anche dire che forse proprio per tutti questi temi la lettura diventa un po' alla volta impegnativa: non difficile, quello no, ma comunque impegnativa, visto che obbliga ad una certa attenzione. Per questo motivo sto procedendo con la lettura in modo un po' discontinuo, avanzando e interrompendo di continuo. Solo per darvi l'idea della complessità ma anche del fascino della faccenda, nelle pagine che sto leggendo in questi giorni il protagonista – che ormai ha capito, pare, la logica del problema dei tre corpi – è tornato a giocare al videogioco di cui già vi ho parlato, confrontandosi al suo interno addirittura con Galileo, Copernico, Newton e altri ancora. Al servizio di un imperatore cinese, il personaggio assiste, sempre dentro al videogioco, alla realizzazione di una sorta di computer umano, dove al posto delle porte e dei transistor ci sono esseri umani che fanno calcoli. L'esito è abbastanza straniante ma, ripeto, anche estremamente interessante. Certo, mi manca ancora molto per dare un'opinione completa all'opera, però per ora mi sento di continuare a consigliare il libro caldamente: e se vi interessa lo potete acquistare qui.
Quello che ho visto
Passiamo ora anche ai film, anche se per la verità questa settimana ci concentreremo di nuovo maggiormente sulle serie TV.
Only Murders in the Building episodi 2.01-2.02 (2022), di Steve Martin e John Hoffman, con Steve Martin, Martin Short, Selena Gomez: sono passati vari mesi da quando ho visto e vi ho parlato di Only Murders in the Building, serie disponibile su Disney+ molto apprezzata dalla critica. All'epoca però avevo visto solo la prima stagione e poi, nonostante il finale cliffhanger, avevo deciso di mettere in stand-by la serie. Questa settimana ho però pensato di farla ripartire, dopo aver letto che sta per arrivare anche la terza stagione. I primi due nuovi episodi si rivelano all'altezza delle aspettative: tutti gli elementi che hanno fatto la fortuna della prima manciata di puntate sono ancora ben presenti, con, in più, alcune chicche, come la partecipazione speciale di attori del calibro di Shirley MacLaine (!), Cara Delevingne e Amy Schumer. La trama riprende da dove era stata lasciata alla fine della prima stagione: senza farvi troppi spoiler, posso tranquillamente anticiparvi che nell’edificio avviene un nuovo misterioso omicidio, con la polizia che brancola nel buio e i nostri tre personaggi principali che, anche per dare un seguito al loro fortunato podcast che ne ha rilanciato le carriere, si mettono ad indagare per conto loro, imbattendosi in una serie di disavventure e di vicini fastidiosi. Per ora tutto è ancora abbastanza confuso, come in ogni buon giallo che si rispetti, ma mi sentirei già di consigliare la serie a scatola chiusa, considerando il buon livello delle puntate precedenti. La trovate, come anticipato, su Disney+.
Guardiani della Galassia (2014), di James Gunn, con Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista: Guardiani della Galassia non è certo un film nuovo, e anzi forse l'avete anche già visto tutti; perfino per me si tratta non per nulla della terza o quarta visione, ma quando si hanno svariati figli di età diverse è inevitabile che alcuni film finiscano per essere visti e rivisti, mostrati magari prima al più grande, poi al secondo o al terzogenito e infine, qualche anno più tardi, proposti al più piccolo ormai pronto per un film del genere. Questo però permette anche di riconsiderare le pellicole a distanza di tempo, e rivalutarle a mente più fredda. Ad esempio, questo film in particolare a primo impatto, quando lo vidi al cinema, mi destò una grandissima e positiva impressione, forse perché era il primo film della Marvel ad incorporare dei veri e propri antieroi (nel pieno senso del termine) e una discreta quantità di senso dell'umorismo, componenti che oggi sono invece più frequenti. Facendolo partire su Disney+ l'altra sera, quindi, mi sono anche chiesto se ormai, a quasi a 10 anni di distanza dalla prima visione, l’impatto del film sarebbe stato lo stesso. Ovviamente, un pochino di smalto nel tempo è stato perso: i personaggi sono noti e familiari e le battute, come quella memorabile su Kevin Bacon, non hanno più lo stesso effetto della prima volta; ciò nonostante, però, il film rimane ancora una grande pellicola, capace di emozionare e tenere incollati allo schermo. Merito soprattutto di due elementi, a mio avviso: la sceneggiatura ottimamente calibrata di James Gunn, che forse proprio con questo film ha raggiunto il suo apice ineguagliato, e soprattutto l'incredibile interpretazione di Chris Pratt, che è stato forse finora non apprezzato come avrebbe dovuto. Con la sua faccia di bello quasi per caso, con il suo modo tutto particolare di ballare, con la sua prestanza fisica nascosta dietro un po' di goffaggine, Pratt si presta benissimo al ruolo di Starlord e conferisce un'estrema umanità a tutta la pellicola, rendendo credibili le varie vicissitudini che accadono agli eroi. Insomma, un film veramente riuscito e forse il migliore di tutta la lunga saga Marvel: vale la pena di vederlo e rivederlo, soprattutto perché tra pochi giorni uscirà il terzo capitolo che le recensioni sembrano annunciare come un ottimo sequel.
Monthy Pyton’s Flying Circus episodi 1.09-1.10 (1969), di e con Graham Chapman, John Cleese, Michael Palin: dei Monty Python vi ho parlato varie volte in queste settimane, parallelamente al mio tentativo di recuperare tutte le puntate del vecchio show per la BBC che li rese famosi tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70. Nelle due puntate che ho visto questa settimana ci sono alcune gag abbastanza famose, ma quelle che in assoluto ho preferito sono due: da un lato quella sulla spedizione sul Kilimangiaro, in cui un nobile britannico affetto da diplopia (cioè condannato a vedere tutto doppio) reagisce in modi improbabili davanti a un giovane che vuole unirsi alla spedizione; dall'altro, quella su Ron Obvious, spericolato atleta che tenta di infrangere incredibili record (come saltare da un lato all’altro della Manica senza toccare l’acqua, per di più portando con sé un sacco pieno di mattoni della ditta che sponsorizza l’evento), sospinto da un manager con fare piuttosto mellifluo (e mafioso). La comicità è quella che abbiamo già cominciato a conoscere nelle puntate precedenti, fatta di scene assurde, di colpi di scena, di rovesciamenti e di molto nonsense; ma devo dire che vedendo per la prima volta per intero questa prima stagione sto imparando a notare anche elementi che fino a questo momento mi erano sembrati un po' secondari all'interno del gruppo. In particolare, vorrei chiudere con una menzione di merito a Michael Palin, che a me, nei film, era sempre sembrato un po' offuscato da John Cleese, ma che in realtà è un interprete comico di primo livello e che, proprio col suo fare tra il timido e il furbo, fa da perfetto contraltare alla serietà del collega. La serie la potete recuperare per intero su Netflix.
Quello che ho pensato
Domani sarà il 25 aprile, festa importante che festeggiamo da più di 75 anni a questa parte, e che però proprio in questo 2023 – invece che una ricorrenza a cui rischiamo di abituarci – sembra essere diventata di estrema attualità. Da qualche giorno, infatti, esponenti più e meno importanti della maggioranza parlamentare stanno indirettamente attaccando le celebrazioni del 25 aprile, affermando che la nostra Costituzione non ha nulla a che fare con l'antifascismo o che, addirittura, l'antifascismo stesso sarebbe la radice di alcuni mali della nostra storia.
Sul tema penso che dedicherò già domani una diretta, subito prima di partire per la mia nuova gita in direzione Milano, città che tra l'altro fu liberata proprio il 25 aprile del 1945. Ma ritengo che sia utile dire qualcosa qui, per ragionarci un po' assieme a voi.
Devo dire che trovo in primo luogo il dibattito sulla questione estremamente surreale. Il 25 aprile è la festa della liberazione dall'occupazione nazifascista: non volerla festeggiare o, peggio ancora, attaccarla significa rimpiangere il nazifascismo. Ora, ci sono davvero in Italia persone che occupano posti nelle istituzioni pubbliche che hanno il coraggio di dire che si stava meglio quando i nazisti portavano gli ebrei nei campi di concentramento? O quando giravano armati per le strade mettendo al muro tutti quelli che non la pensavano come loro? O quando ci trascinavano in guerre di aggressione orribili, in cui occupavamo con la forza terre straniere cercando di uccidere tutti quelli che non ci accoglievano braccia aperte? C'è davvero qualcuno che ha il coraggio di dirsi nostalgico, oggi, nel 2023, di tutto quello che è stato il nazismo ed il fascismo?
Perché il 25 aprile vuol dire proprio questo: la fine di un incubo, la fine di una tragedia, la fine della pagina più nera della storia della nostra penisola e dell’Europa intera. Su questo non ci sono dubbi, non ce ne possono assolutamente essere.
Qualche giorno fa, tornando dal viaggio d’istruzione a Praga di cui vi ho già accennato, mi sono fermato con i miei alunni a Mauthausen, un famoso (anzi, famigerato) campo di concentramento non distante da Linz, in Austria. C'ero già stato, ma ormai più di vent'anni fa, e la sensazione, nonostante tutte le pagine lette e i film visti, è stata comunque forte e angosciante. Nel silenzio della natura e della primavera austriaca, in un paesaggio che sembrava calmo e ridente, ci si rendeva improvvisamente conto di tutti gli orrori che in quelle mura sono avvenuti: dei detenuti politici polacchi, russi, spagnoli, ammazzati brutalmente con strategie di sostituzione etnica (quelle vere, praticate dai nazisti coi genocidi, e non quelle immaginate da complottisti nostrani); degli ebrei mandati a morire nelle camere a gas – lì, davanti a noi, vere e concrete – e nei forni crematori; dei rom e dei sinti, quasi cancellati dalla faccia della terra; dei testimoni di Geova, degli omosessuali e di altri gruppi ancora.
Il nazifascismo è stato questo, e lo è stato sempre, anche prima della guerra: è stato fin dal suo primo giorno il tentativo di cancellare ogni forma di differenza, di annullare la diversità di pensiero, di usare la violenza come forma di arma politica. E fa specie che oggi chi tenta di difendere quella storia orribile parli di pensiero unico, quando il fascismo aveva, per prima cosa, bastonato i dissidenti, chiuso i giornali, impedito la libera circolazione delle opinioni.
C'è qualcuno che davvero ha il coraggio, in Italia, di dirsi erede di questa ignobile tradizione? Di dire che si stava meglio quando Mussolini e i suoi mandavano gli italiani a morire senza motivo? Quando appendevano i partigiani impiccandoli in piazza come monito per gli altri? Quando randellavano a destra e a manca? Sì, magari qualcuno con problemi psicologici gravi potrebbe ancora rimpiangere quei tempi, ma tutti gli altri si spera di no.
La festa del 25 aprile non è una festa (solo) antifascista: è una festa di libertà, di giustizia, di umanità minima. È proprio il minimo sindacale: bisogna essere dei mostri per rimpiangere le Fosse Ardeatine, la strage di Marzabotto (dove i nazifascisti spararono anche ai neonati) e altre cose del genere. Bisogna essere dei mostri.
Non è un caso che la Liberazione non sia stata, in Italia, una questione di parte: la lotta partigiana nel nostro paese ha messo assieme forze diverse, forze che si sono poi ritrovate nella stesura della Costituzione. C’erano i cattolici, c’erano i comunisti, c’erano i socialisti, c’erano gli azionisti, c’erano i liberali, c’erano i monarchici e i badogliani: c’erano tutti, tranne appunto i fascisti. L’antifascismo, checché ne dicano alcuni personaggi problematici che bazzicano le nostre istituzioni, è stato in Italia un movimento amplissimo, che partiva da Benedetto Croce a andava fino a Palmiro Togliatti, che prendeva dentro De Gasperi, Nenni, Einaudi, Parri, Lussu, Pertini, Bobbio, Ciampi, Fenoglio, Calvino; intellettuali e ignoranti, comunisti e anticomunisti, credenti e atei, libertari e statalisti, giovani e vecchi, uomini e donne, combattenti e non-violenti.
Il 25 aprile, dunque, non è una festa divisiva, non lo è mai stata. È la festa del genere umano; e gli unici ad esserne esclusi sono i disumani (purtroppo, sembrano essercene). È la celebrazione della fine di un orrore che ha provocato milioni di morti, un orrore di cui ci dovremmo vergognare un po’ di più, perché ne siamo stati in parte complici.
Non serve, credo, aggiungere altre parole. Chiudo con alcuni disegni, un po’ forti ma necessari. Furono eseguiti da un testimone oculare dei campi di concentramento nazisti, a ridosso degli eventi, e sono riprodotti anche a Mauthausen, dove li ho visti proprio l’altro giorno e dove, assieme a tutto il resto, fanno una certa impressione. Furono realizzati nel 1945 da Aldo Carpi, pittore milanese, insegnante e poi, successivamente, direttore dell’Accademia di Brera. Carpi, già più che cinquantenne, di famiglia lontanamente ebraica, venne deportato nel 1944 a Mauthausen prima e a Gusen (un sottocampo satellite di Mauthasen) poi, a causa della delazione di un collega.
Sopravvisse al campo grazie alle sue doti di pittore, facendo ritratti ai nazisti e ai loro figli, spesso partendo da semplici fotografie. Ma, di nascosto, annotò e disegnò tutto quello che vedeva. Una cosa simile a quella che fece, con la macchina fotografica, Francisco Boix, partigiano spagnolo anch’egli deportato nel campo, da dove riuscì a trafugare tutta una serie di fotografie che poi furono usate durante i processi ai gerarchi.
Carpi fece invece, come detto, soprattutto dei disegni. Ve ne riproduco, per chiudere, alcuni. Perché il 25 aprile è anche la liberazione da tutto questo.
Quello che ho registrato e pubblicato
Passiamo ora, come di consueto, ai video e ai podcast. Ecco tutti quello che è uscito questa settimana sui vari canali.
Il pensiero di Giovanni Scoto Eriugena: in questo video parliamo di quello che è uno dei pensatori più importanti di tutto l’Alto Medioevo
Cecità di José Saramago: Cecità è uno dei romanzi più belli (e più filosofici) degli ultimi decenni; lo presentiamo qui
Giuliano l’apostata e Teodosio: vediamo gli altri imperatori del IV secolo, mentre il cristianesimo conquista la scena
Praga, la storia e la cultura: cosa vedere e cosa sapere sulla capitale ceca: una live anche piuttosto lunga per parlare della storia e dei monumenti di Praga
Zwingli, Calvino e i mistici (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
La Controriforma o Riforma cattolica (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
L'inizio del 1848 in Italia (per il podcast “Dentro alla storia”)
Quello che devi fare per seguirmi sui social
Ah, prima di dimenticarci vi lascio anche un veloce “reminder” di dove e come mi potete trovare sui social:
Il canale YouTube | Instagram | Facebook | Twitter | TikTok
Quello che puoi fare per sostenere il canale
Se quello che faccio vi piace e volete darmi una mano a farlo sempre meglio (con attrezzatura nuova, libri nuovi ed altro ancora), potete sfruttare alcune modalità di sostegno che ho implementato per voi. In primo luogo ci sono i nuovi abbonamenti, che trovate esposti qui di seguito; poi c’è il merchandising se vi piacciono le magliette, ci sono le donazioni se vi trovate meglio con Paypal (altre info sempre qui di seguito) e, infine, ci sono libri e videocorsi che non fanno mai male e che ci fanno arrivare qualche centesimo di euro. Ecco, a tal proposito, i nostri consigli della settimana.
Le confessioni di Agostino: ci sono dei classici che non si possono assolutamente perdere. Uno di questi è sicuramente le Confessioni di Sant'Agostino, un libro che ha un importante contenuto di carattere religioso ma che, contemporaneamente, ci permette di conoscere più a fondo la figura e il pensiero di uno dei grandi padri della cultura occidentale. Agostino non è stato solo, infatti, uno dei fondatori del cristianesimo, ma anche uno degli artefici della cultura europea, nonostante venisse dall’Africa. Le Confessioni sono infatti un ritratto prima di tutto della sua coscienza, poi della sua vita e infine del suo pensiero. Leggerle è quindi relativamente agevole ed è una cosa che prima o poi nella vita bisogna fare. Il libro lo trovate, in diverse edizioni e a diversi prezzi, a questo link.
Fotografia professionale per Instagram: quello che vi suggerisco oggi è uno dei corsi più venduti e più apprezzati della piattaforma Domestika. E lo si capisce facilmente: il tema interessa a chiunque usi il social network fotografico di Meta, perché distinguersi dalla massa è sempre difficile; e la formatrice, la spagnola Mina Barrio, è da questo punto di vista molto brava e coinvolgente. Il corso è attualmente in sconto a 9,99 euro e si compone di 16 lezioni, già frequentate proficuamente da quasi 250mila alunni. Lo trovate qui.
C’è poi un nuovo modo per sostenere il progetto ed è quello dell’abbonamento. Sotto ai video, di fianco al classico pulsante “Iscriviti”, ne è comparso uno nuovo chiamato “Abbonati”. Cliccando lì potete consultare tutte le varie proposte e cosa viene dato in cambio: da video-dirette in esclusiva a un vero e proprio manuale di filosofia a puntate. Ulteriori informazioni le trovate qui.
Se poi non volete né leggere, né fare corsi, né abbonarvi, si può sempre liberamente usare Paypal. E grazie anche a chi ha già donato nelle settimane scorse!
Quello che c’è in arrivo
Chiudiamo come sempre con qualche anticipazione sulla settimana prossima (sempre ammesso che la gita a Milano non mi sconvolga completamente i piani):
domani, 25 aprile, come in parte ho già anticipato vorrei realizzare una diretta sul valore di questa data, e sul suo significato storico. Credo ce ne sia bisogno. Non so ancora a che ora riuscirò a farla, quindi seguitemi sui social: potrebbe essere anche una cosa piuttosto estemporanea (ma potrete tranquillamente rivederla anche a posteriori);
poi, se tutto va bene, dovrebbe arrivare un video sulla filosofia che si nasconde dietro ai film di Federico Fellini;
quindi sarà la volta di un video – l’ultimo, finalmente – su L’autunno del Medioevo di Huizinga;
entro sabato, salvo sorprese, dovrebbe uscire anche un video dal titolo Tutto Spinoza in un’ora, che mi è stato ampiamente richiesto;
e poi ci saranno ovviamente i podcast, con nuove puntate sul naturalismo rinascimentale, sulla fine del 1848 italiano e su Cavour.
E questo è tutto, anche per questa settimana. Ci rivediamo qui tra sette giorni esatti, il 1° maggio, altra data importante. Non mancate.