Il marketing di chi ha bisogno d'essere guardato, l'Asia più o meno violenta, Hitchcock e i suoi eredi, Lundini e il Messico
La newsletter di questa settimana parla poco di filosofia e di storia, mi pare, e più di sociologia, forse a volte perfino di sociologia spicciola. Le letture e i film di questi ultimi sette giorni, d’altra parte, sono stati un po’ più leggeri del solito (ma forse nemmeno troppo, a dirla tutta) e questo sembra avere ispirato considerazioni particolari. Ma quello attuale è anche un momento delicato, in cui dobbiamo forse sforzarci di capire – con tutti i nostri limiti – quello che la gente sta vivendo attorno a sé dopo quindici anni di social network e due di pandemia.
Quello che ho letto
Iniziamo dicendo che sono riuscito a finire ben due libri: uno l’avevo annunciato già la settimana scorsa; l’altro è invece una completa novità su questa newsletter.
Era meglio il libro di Valerio Lundini: come dicevo nella scorsa mail, questo libro l’ho iniziato soprattutto per svago, perché ogni tanto bisogna prendere una pausa dai libri troppo seri. Si legge in fretta, sia perché è scorrevole, sia perché è oggettivamente breve. Strappa qualche risata, anche se senza strafare, più che altro perché lo stile di Lundini mi pare funzioni molto meglio in TV, con la sua faccia ad accompagnarlo, che non su carta. Comunque discreto, anche abbastanza intelligente, sorprendente in alcune parti. Insomma, consigliato se conoscete già il personaggio.
Svuota il carrello di Gianluca Diegoli: questo è un libro molto interessante per chiunque voglia capire qualcosa di più del marketing, non tanto per lavorarci dentro quanto per sopravvivere ad esso. L’avevo iniziato mesi fa e poi, per una cosa o per l’altra, era rimasto lì incompleto sul Kindle; visto che mancavano giusto un paio di capitoli, questa settimana l’ho ripreso in mano e finalmente concluso. Simpatico, ben scritto, ironico ma anche preciso, è certo un libro piuttosto tecnico – parla pur sempre di marketing, mica di filosofia – ma mi sembra che le cose che racconti siano utili anche a chi non bazzica nell’ambiente e semplicemente fa la spesa o, di tanto in tanto, è costretto a comprare un divano o iscriversi a una newsletter. Ne scrivo anche oltre, nella sezione dedicata alle riflessioni, se volete approfondire il discorso.
Il cinema secondo Hitchcock di François Truffaut: come avrete notato, comincio molti libri; alcuni li conduco rapidamente a termine, altri me li porto dietro per mesi, riprendendoli e poi abbandonandoli e poi riprendendoli ancora, soprattutto se sono saggi. D’altronde, in questi casi non c’è una trama che ti tenga incollato alla pagina e quindi puoi legittimamente prenderti anche delle lunghe pause. Questo libro – interessantissimo, oltre che molto famoso – l’ho iniziato più di un mese fa e sono ancora piuttosto indietro, però questa settimana gli ho dedicato un paio di giornate. L’intervista, per ora, sta seguendo cronologicamente la produzione di Hitchcock, a partire dai primi film: ho letto cosa il grande regista pensava delle sue prime pellicole mute e da poco siamo passati al sonoro. Tutti film, quelli di cui si è parlato finora, che non ho visto, tra l’altro, ma che ovviamente mi è venuta molta voglia di vedere.
Quello che ho visto
Molta Asia, e Asia soprattutto recente, in quello che ho visto questa settimana. Contrariamente a quello che si può pensare, però, si tratta di roba molto mainstream, anche se comunque interessante.
Squid Game 1x01 (2021), di Hwang Dong-hyuk, con Lee Jung-jae, Park Hae-soo: alla fine ho visto la prima puntata di questa fantomatica serie coreana di cui parlano tutti. Ho dovuto farlo altrimenti non capivo i meme stupidi e gli articoli intelligenti che mi mandavate. Non che, per la verità, abbia capito tutto della trama: la prima puntata è molto interlocutoria e credo che se ne debba vedere qualche episodio in più per poter dare un giudizio completo al serial. Però intanto ho capito qual è l’argomento centrale della serie. Per ora, sì, c’è qualcosa di inquietante, ma a dirla tutta mi aspettavo qualcosa di molto peggiore. Proverò a guardare anche le puntate seguenti. Per chi non la conoscesse, è una serie coreana non doppiata in italiano, quindi o la si segue in coreano coi sottotitoli, o la si prova in inglese. Il tema sembra essere quello – per la verità non così inedito – di un gioco “di ruolo” che diventa subito mortale.
Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli (2021), di Destin Daniel Cretton, con Simu Liu, Awkwafina, Tony Leung: l’ho guardato con la famiglia giusto perché è comparso su Disney+, disponibile in streaming dopo che, appena poche settimane fa, era uscito al cinema. È un film della Marvel piuttosto anomalo, visto che al posto dei soliti supereroi c’è un maestro del kung fu, ma mi ha piacevolmente sorpreso. Nulla di originale, o, meglio, tutte le parti belle sono copiate da altre pellicole; però l’amalgama mi sembra riuscito. C’è un po’ di Ang Lee, un po’ di fantasy, un po’ di action movie a base di arti marziali. E poi c’è un fantastico Ben Kingsley, in un ruolo che non mi aspettavo.
Gli intoccabili (1987), di Brian De Palma, con Kevin Costner, Sean Connery, Robert De Niro: non l’avevo ancora mai fatto vedere ai figli, ma adesso abbiamo colmato la lacuna. A tanti anni di distanza dall’ultima volta in cui l’ho visto, non ha perso niente del suo fascino. Anzi, col tempo devo dire che ho rivalutato l’interpretazione di Kevin Costner, mentre mi convince meno quella di Sean Connery (la sua ultima scena nella pellicola, a vederla oggi, è proprio venuta male). Le parti topiche rimangono comunque topiche anche a 35 anni di distanza: il «Sei solo chiacchiere e distintivo» e la scena della scalinata alla stazione sono tutt’oggi da antologia. Tra l’altro, l’ho rivisto negli stessi giorni in cui leggevo il libro su Hitchcock, e considerato che De Palma è forse il più grande ammiratore del maestro del brivido…
Quello che ho pensato
Dicevamo: marketing. Perché il libro Svuota il carrello, di cui vi ho parlato prima, offre stimoli interessanti, che certo non approfondisce più di tanto (è un libro sul marketing scritto da chi si occupa di marketing, non un trattato di sociologia) ma che aprono la strada a qualche riflessione. Il marketing tira: sempre più studenti lo studiano, sempre più posti di lavoro vengono creati (e persi, e modificati) in quest’ambito. Viviamo in un’epoca, d’altronde, in cui il marketing continua ad espandersi in campi teoricamente non suoi: dalla scuola a cui iscrivere i propri figli (e lo so bene io, che quest’anno mi sono trovato immerso più ancora del solito nell’orientamento in ingresso del mio istituto) alle foto condivise con gli amici.
Si dirà: è la logica del mercato, la logica del capitalismo che ci trasforma in merci; tutto è in vendita. In parte è vero, certo, ma non so neppure se sia solo questo. Mi sembra che a guidare tutto questo ampio fenomeno sia in realtà la logica – più problematica – della svendita di sé, della svendita completa di tutto ciò che si è. Questo marketing che pervade tutto non è mosso, in realtà, dal denaro, o almeno così pare a me; ma da un bisogno più profondo. Quando ci fotografiamo su Instagram, quando recensiamo un pub, quando mandiamo un messaggio su WhatsApp facciamo in un certo senso marketing di noi stessi, sì, ma non per denaro. La merce in saldo siamo noi, l’offerta imperdibile che sta per scadere è quella su di noi, perché in fondo siamo noi che stiamo per scadere. Siamo così soli e bisognosi d’affetto che siamo diventati i migliori (e più disperati) promoter di noi stessi.
La perenne propaganda di sé – di quanto si è belli, di quanto si è bravi, di quanto si è alla moda – è simile alla propaganda di un nuovo prodotto alimentare sul mercato: ha come obiettivo la cattura, immediata e rapida, di possibili compratori. Ed è emblematico che Diegoli, nel suo Svuota il carrello, più volte rimarchi come il marketer debba lottare per catturare l’attenzione dell’acquirente che cammina tra le corsie del supermercato, e di avere poco tempo, pochi istanti per riuscire a farlo. Anche noi oggi scorriamo le immagini, le foto, alla stessa velocità con cui facciamo scorrere l’occhio sugli scaffali di un ipermercato.
Ma non è solo questione di social network. Il problema è più ampio. Se posso dire, anche a scuola, anche tra i ragazzi di oggi, mi sembra ci sia un forte bisogno di sentirsi guardati, ascoltati, scelti. Non per forza capiti, non per forza accettati; prima di quello mi pare ci sia il desiderio – più forte di un tempo – di essere anche solo visti. Dopo due anni di vita sociale a singhiozzo, di schermi del telefono e del computer, di Zoom e di Meet, si sente un certo bisogno di qualcuno che ti ascolti, che si relazioni con te. Che ti presti attenzione. Di qualcuno che per qualche secondo si fermi su di te; magari non per comprarti, ma solo per notarti, per vedere che ci sei e che esisti. Il marketing dei corpi, il marketing dei social, il marketing delle vite non è altro che una faccia di quest’esigenza, che mi pare oggi forse più forte che mai.
Voi che ne pensate? Sono solo io che percepisco tutto questo o è qualcosa di più diffuso? E se siete giovani – visto che tra i lettori di questa newsletter so che ce ne sono parecchi – vi ritrovate in quello che ho scritto?
Quello che ho registrato e pubblicato
Meno video del solito, questa settimana, ma solo perché, per la rotazione che seguo, sono uscite varie puntate del podcast. Podcast che tra l’altro vanno benissimo e a cui bisognerà prima o poi dedicare un po’ di spazio ulteriore.
La rivoluzione messicana: visto l’interesse per l’America Latina suscitato dal mio recente video sull’indipendenza di quei paesi, ne ho fatto un altro sulla rivoluzione messicana che insanguinò le strade del centroamerica nei primi anni del Novecento
Max Weber: sociologia e potere: prosegue il nostro viaggio all’interno del pensiero di Max Weber, questa volta concentrandoci sulla società e il potere, con discorsi ancora oggi molto attuali
Così parlò Zarathustra: audiolibro e spiegazione parte 12: andiamo avanti con la lettura integrale del capolavoro di Nietzsche, avvicinandoci alla fine della terza sezione
Il sinolo e le quattro cause aristoteliche (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
Il divenire tra potenza e atto (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
Carlo V tra Impero e Spagna (per il podcast “Dentro alla storia”)
Francesco I contro Carlo V (per il podcast “Dentro alla storia”)
Cosa c’è in arrivo
Lo so che lo ripeto già da qualche settimana, ma non so se riuscirò ancora a tenere questi ritmi a lungo. Tra impegni scolastici sempre più pressanti – anche nel weekend – e impegni familiari di vario tipo questa settimana rischio veramente di interrompere la mia striscia di un video o un podcast al giorno, che dura ormai da molti mesi. Comunque, questo è quello che mi piacerebbe riuscire a fare:
un ulteriore video su Max Weber, sul “disincantamento del mondo”;
la famosa diretta, che rimando da tempo, su Contro la democrazia;
forse, finalmente, anche il video su Il mondo di Sofia, nella rubrica Book Club;
una puntata di storia romana;
forse un video su Quine, logico americano morto nel 2000;
e poi ovviamente i podcast, da Aristotele (con la fine della metafisica) e Carlo V.
E allora, appuntamento qui, tra una settimana, per vedere cosa sarò riuscito a fare!