Il rapporto tra filosofia e sapere tecnico-scientifico, un saggio sull'ateismo, un film su Giordano Bruno, i miei pensieri su Arcane e il racconto di come mi hanno rickrollato due volte
La settimana scorsa è stata piuttosto intensa. Non l’ho nemmeno messo sui social network, ma il canale YouTube ha superato quota 2,5 milioni di visualizzazioni, traguardo estremamente importante; ma le soddisfazioni sono arrivate anche da altre parti. Se avete visto i video più recenti, avrete ad esempio notato che ho ricevuto da poco una nuova tazza: ho scoperto infatti di avere degli estimatori a Padova, estimatori con cui stiamo anche cominciando a ragionare su alcuni nuovi interventi e progetti. Se avete la pazienza di leggere tutta la mail, troverete qualche riflessione più avanti.
In compenso, a riportarmi con i piedi per terra ci pensano i miei studenti. Questa settimana sono stato rickrollato non una volta, ma ben due volte, da due classi diverse. Prima mi hanno abbindolato affermando di aver trovato un video in cui i pastafariani (!) se la prendevano con Socrate; poi mi hanno fregato mettendo insieme la legge di Murphy e qualche nozione sui gatti. Non sapete di cosa sto parlando? Qui la spiegazione. Anzi, qui.
E ora passiamo alle cose serie…
Quello che ho letto
Questa settimana vi presento un romanzo, un libro di filosofia e uno di storia. Ce n’è per tutti i gusti, insomma.
Don Camillo di Giovannino Guareschi: ve ne ho parlato anche la settimana scorsa, ma anche in questi ultimi giorni l’ho divorato e ormai sono alle ultime pagine. Come ho già scritto, si tratta della prima raccolta dei racconti di Guareschi, uscita originariamente nel 1948 basandosi su scritti pubblicati sul Candido nei due anni precedenti. Il ritmo è ottimo, le trovate comiche sono molte e i personaggi (tutti, da don Camillo a Peppone passando per lo Smilzo, il Biondo, il Brusco) sono a loro modo amabili e pittoreschi. Certo, di tanto in tanto Guareschi ci andava giù pesante con le sue idee politiche, ed è comprensibile che nei tardi anni '40 ci fosse chi non apprezzava affatto la sua satira, ma rimane comunque una gran satira.
Trattato di ateologia di Michel Onfray: nei giorni scorsi ho iniziato anche questo saggio, scritto qualche anno fa dal filosofo francese Michel Onfray, famoso per le sue posizioni edoniste ed estreme su vari temi. Questo è il suo libro forse più importante, in cui non solo difende la sua posizione atea, ma cerca anche di dimostrare che è necessaria per il benessere comune. Devo dire che sono agli inizi, quindi è presto per giudicare; però mi pare che, dalle prime 50 pagine circa, forse parlare di “trattato” sia eccessivo, visto che il procedere è estremamente discorsivo, quasi più virato alla narrativa che al libro di filosofia. Vedremo come continuerà.
Nel nome degli altri di Silvia Salvatici: poco più avanti, nella sezione dedicata ai video realizzati, trovate anche l’ultima lezione che ho dedicato alla questione delle organizzazioni umanitarie; video che ho basato in parte proprio su questo saggio di Silvia Salvatici edito dal Mulino. Si tratta di un testo di storia anche abbastanza complesso, certo non per tutti, anche perché affronta un argomento molto specifico; però è interessante, anche perché l’unico in Italia con questo taglio.
Quello che ho visto
Non possono mancare all’appello ovviamente neppure i film (e le serie TV). Ecco quelli di questa settimana.
Giordano Bruno (1973), di Giuliano Montaldo, con Gian Maria Volonté, Charlotte Rampling, Renato Scarpa: non è mai facile creare dei film dedicati ai filosofi, perché il pensiero lì, dentro a una trama che si dipana per un’ora e mezza o due, sta spesso molto stretto. Per fortuna quella di Giordano Bruno è una storia che, al di là delle concezioni filosofiche, ben si presta alla riduzione cinematografica, visto che è anche emblematica di lotte di potere che hanno segnato la storia. La pellicola di Montaldo, realizzata negli anni “caldi” della contestazione, fa solo qualche menzione veloce alla filosofia di Bruno e si concentra sul tema della Chiesa, della repressione e del potere. Devo dire che lo fa anche piuttosto bene, restituendoci l’immagine di un Bruno martire non tanto dell’oscurantismo quanto del desiderio di potere; e amante della libertà, della natura, della vita. E poi Volonté è molto bravo nella parte.
Arcane (2021), di Christian Linke e Alex Yee: ho finito di vedere le puntate che mi mancavano di questa strana serie TV. Si tratta di una serie animata tratta da un videogioco, League of Legends. Questo, se avete un’età come la mia o superiore alla mia, potrebbe farvi pensare ad un prodotto estremamente commerciale e semplice; in realtà, vedendola, rimarreste molto sorpresi (come è capitato anche a me). La serie riprende lo stile steampunk di certe opere di fantascienza, creando un mondo complesso, pieno di personaggi ambigui in cui non si riesce quasi mai a capire chi siano i buoni e chi i cattivi, perché – com’è giusto che sia – i ruoli si confondono. O, meglio, qualche cattivo c’è anche, ma finisce per farti perfino pena. Insomma, una serie molto migliore di quanto mi aspettassi… peccato che il finale sia estremamente aperto. Bisognerà aspettare la seconda stagione.
La signora di mezzanotte (1939), di Mitchell Leisen, con Claudette Colbert, Don Ameche, John Barrymore: ho recuperato questo film datato 1939 che non avevo mai visto. È una commedia piuttosto classica: la protagonista è una donna squattrinata (interpretata da Claudette Colbert, quella di Accadde una notte) che si intrufola nell’alta borghesia parigina fingendosi la moglie di un nobile ungherese. Il clima è frizzante e simpatico, cosa che fa un po’ impressione visto che uscì nei cinema poche settimane prima dello scoppio la Seconda guerra mondiale. Da segnalare la presenza, nei due principali ruoli maschili, di Don Ameche e John Barrymore: il primo ritroverà il successo quarant’anni più tardi recitando, da vecchio, in Una poltrona per due (era uno dei due fratelli che fanno la scommessa) e Cocoon; il secondo è il nonno di Drew Barrymore.
Quello che ho pensato
Si continua a parlare, nel dibattito pubblico ma anche tra le persone attorno a me, del ruolo della filosofia e del suo rapporto con le innovazioni tecnologiche, soprattutto in questi tempi sempre più convulsi e strani, in cui la scienza e la tecnica sono al centro dell’attenzione (e della tempesta).
Il '900 è stato – lo si rimarca sempre – il secolo della tecnica, il secolo cioè in cui la scienza applicata ha fatto passi avanti talmente maestosi da cambiare, nel giro di pochissimo tempo, la faccia del mondo. Ma adesso forse questo avanzamento è ancora più invasivo, perché non riguarda più solo la produzione o le armi, non riguarda più solo macchine che fanno funzionare meglio la fabbrica o ci permettono di spostarci più in fretta, ma riguarda anche la stessa vita, nel senso più quotidiano e biologico del termine. La tecnica ci permette di affrontare più o meno bene una pandemia, ci permette di vivere più a lungo, ci permette di scegliere se e come morire.
I grandi temi della filosofia del domani e in buona parte anche dell’oggi sono e saranno questi: il rapporto tra tecnologia e vita, ma vita concreta, vita biologica; ovvero il rapporto con la salute e il funzionamento del corpo.
Tutto questo riporta al centro dell'attenzione la filosofia, perché capire i confini tra scienza e vita è sempre più difficile e sembra che solo la filosofia possa (e debba) occuparsene. Come ho scritto in una mail proprio di oggi pomeriggio: la scienza può darci la risposta, ma è forse la filosofia che deve porre (o chiarire) la domanda.
A patto che sappia comprendere di cosa sta parlando, ovviamente: perché i filosofi (soprattutto italiani) di oggi spesso danno prova di non conoscere adeguatamente i metodi della scienza. E se non comprendi le risposte, se non capisci la logica di quelle risposte, non capisci neppure le domande che puoi fare.
In termini diversi me ne hanno parlato, questa settimana, anche alcuni professori dell'Università di Padova che ho avuto modo di incontrare e con cui mi sono confrontato: anche loro, che insegnano materie molto tecniche legate all’ingegneria, ritengono che ci sia sempre più bisogno di una formazione anche almeno in parte umanistica (e in particolare filosofica) per dare ai tecnici di domani, agli ingegneri di domani, agli architetti di domani, ai medici di domani una consapevolezza più ampia sulla vita e i suoi problemi.
Su questo non potrei essere più d'accordo: la filosofia – ma con essa anche la storia – è una disciplina che consente questo collegamento, che è nata proprio per stimolare questo collegamento.
Purtroppo ce ne siamo a lungo dimenticati. A volte, nell’ambito degli studi umanistici ci ripieghiamo troppo su se stessi, intenti a guardare nostalgicamente al passato, al mondo greco-romano, come base per tutto. Certo, l’antichità è una base, ma non si può vivere e riflettere sempre rivolti al passato, o solo al passato; se non si guarda anche avanti, non si riesce mai a dare una svolta al mondo.
La pandemia ci ha dimostrato che non ci può essere scienza senza attenzione all’uomo e non ci può essere attenzione all’uomo senza scienza. Le due dimensioni non possono più essere separate. Un po’ come nel Rinascimento, quando un personaggio come Leonardo da Vinci era sia ingegnere che poeta, sia artista che biologo; o un altro personaggio come Leon Battista Alberti era contemporaneamente scrittore, architetto e matematico.
D’altronde, all’inizio della pandemia qualcuno diceva che questo poteva essere un momento di crisi utile a dare il via a un nuovo Rinascimento; perché quell’importante periodo storico si sviluppò dopo la peste del Trecento, come rinascita dopo una tragedia socio-sanitaria.
E allora oggi più che mai conviene pensare a metodi nuovi per creare uomini e donne “rinascimentali” o “neo-rinascimentali”, che sappiano orientarsi in campi anche diversi tra loro e unificarli, tenendoli insieme. Penso che la filosofia possa, se ben sviluppata, aiutare a raggiungere questo scopo.
Voi che ne pensate? Pensate che ci sia davvero bisogno di filosofia, anche per chi ha una formazione prettamente scientifica? E in quale modo, eventualmente, andrebbe sviluppata?
Quello che ho registrato e pubblicato
Ecco però anche la panoramica dei video e dei podcast realizzati questa settimana.
Cosa penso dei PCTO (ex Alternanza scuola-lavoro): dopo aver parlato degli Esami di Stato, vi dico anche cosa penso del PCTO e delle relative proteste dei giorni scorsi
Come muoiono i filosofi (moderni): come sono morti Cartesio, Spinoza, Hobbes, Locke e gli altri grandi filosofi dell’età moderna?
La dinastia Flavia: Vespasiano, Tito e Domiziano: esauritasi la dinastia Giulio-Claudia, toccò a Vespasiano e ai suoi figli prendere le redini di Roma
L’umanitarismo dagli anni '50 ad oggi: chiudiamo il percorso sulle organizzazioni umanitarie vedendo la loro evoluzione negli ultimi decenni
La fisica epicurea (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
L’etica epicurea (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
La Francia di Richelieu e Mazzarino (per il podcast “Dentro alla storia”)
Cosa c’è in arrivo
Chiudiamo, come sempre, con qualche anticipazione su cosa uscirà nei prossimi giorni:
presto arriverà una nuova puntata della serie “Come muoiono i filosofi”, sui pensatori del Settecento;
vorrei preparare un video con tutta la Rivoluzione francese & Napoleone in una sola ora di lezione (impresa titanica, ma ci proveremo);
punto a realizzare un video sulle imprese artigiane del '500 (sì, lo so: non l’argomento più interessante del mondo, ma è una lezione che va fatta);
per quanto riguarda i podcast, in storia parleremo del Seicento in Spagna e in Italia, mentre in filosofia inizieremo a parlare degli scettici.
Basta. Questo, per ora, è quanto. Ci rivediamo qui tra una settimana, puntuali!