La crisi della democrazia che genera distopia, il successo del canale su YouTube, libri seri e libri leggeri e la filosofia come opera del diavolo
È stata una settimana che definirei distopica. Sarà che c’è stato da poco Halloween e quindi, dopo aver preso paura coi fantasmi, ho deciso di continuare a prendere paura con la realtà e le sue possibili derive future. Ho infatti appena finito un libro, di cui parlo subito tra qualche riga, che insiste tantissimo sui problemi della democrazia; ma ho visto anche un documentario che fa praticamente lo stesso, arrivandoci però a partire dai social network.
In tutto questo, mentre il mondo sembra andare a catafascio, ci sono però anche buone notizie che riequilibrano le cose. Ad esempio il mio canale, su YouTube, continua a crescere a ottimi ritmi, alla faccia dei social network cattivi; la scuola e il solito tran tran in classe mi piace e mi diverte, anche perché per ora le lezioni continuano ad essere ancora in presenza; e qui in Polesine la nebbia non ha ancora cominciato a tormentarci. Insomma: un idillio.
D’altronde, questo è proprio il tempo che stiamo vivendo già da parecchi mesi: sospesi tra la paura – se non il terrore – per il futuro e le piccole gioie quotidiane. Anche adesso è di nuovo così: dopo settimane di relativa calma sul fronte del Covid, i contagi in questi giorni sembrano ricominciare a crescere. Voi come la state vivendo? Con ansia, rassegnazione, calma oppure disinteresse?
Ma passiamo a fare il punto, come al solito, di letture, visioni e pensieri.
Quello che ho letto
Un po’ di filosofia, un po’ di politica e un po’ anche di comicità, questa settimana, nell’elenco delle cose lette.
Contro la democrazia di Jason Brennan: come ho detto la settimana scorsa, avevo voglia di finirlo e finalmente l’ho portato a compimento. È un libro intenso, provocatorio, su cui magari non si è completamente d’accordo (o almeno io non lo sono) ma che di sicuro può far riflettere. Gli dedicheremo presto un video apposito, per sviscerarlo per bene, ma in generale si può dire questo: la nostra democrazia, soprattutto negli ultimi tempi, ha cominciato a mostrare la corda. La gente che vota, vota sempre più spesso con la pancia – complici anche i social network, di cui parleremo più avanti – e soprattutto vota senza capire quasi nulla della politica. Il libro sciorina, in questo senso, una miriade di dati inquietanti. Eppure in tempi difficili fare le scelte giuste, votare consapevolmente, è importante, anzi decisivo. E dunque, se la democrazia fallisce o rischia di fallire, siamo in grado di immaginare un sistema migliore? Un sistema alternativo che possa superare i limiti e i difetti della democrazia? Questo è il quesito che si pone Brennan. Lui pensa di sì, e propone una forma di epistocrazia, come la chiama lui. Io penso di no, più che altro perché penso che l’epistocrazia non funzionerebbe. O, meglio: che potrebbe funzionare nel medio-lungo periodo, ma che nel breve porterebbe a disastri. Ne parleremo, spero già questa settimana, in un lungo video in cui analizzeremo tutte le argomentazioni di Brennan. Intanto cominciate a pensarci.
Era meglio il libro di Valerio Lundini: in mezzo a tanti libri seri e seriosi, ho deciso di rilassarmi, questa settimana, con un volumetto più leggero. Ho optato per questa raccolta di racconti scritta da Valerio Lundini, il comico televisivo del momento, raccolta che tra l’altro è molto breve (in due o tre giorni l’ho già quasi finita). Simpatica, leggera, è una raccolta di raccontini giocati quasi tutti sull’ironia del rovesciamento, sul fatto che tu ti aspetti naturalmente un certo epilogo e invece lui te ne fornisce uno opposto. Il clima, inoltre, è un po’ trasognato, da teatro dell’assurdo, simile a quello che Lundini crea nelle sue trasmissioni. Niente di straordinario, per carità, ma tutto sommato godibile.
Il primo libro di filosofia di Nigel Warburton: questa settimana mi è capitato anche di rispondere a qualcuno che mi chiedeva un consiglio su un libro facile per avvicinarsi alla filosofia. Il problema è che di libri del genere ce ne sono pochi: quando sono davvero facili, parlano poco di filosofia; e quando invece parlano di filosofia, finiscono per risultare abbastanza difficili. Io però ho consigliato a quell’utente questo bel saggio dell’inglese Warburton, che ho consultato più volte negli anni senza per la verità leggerlo mai per intero. Complice quel consiglio, l’ho ripreso in mano; e tenendolo in mano, mi è venuta voglia di leggerlo. Si tratta di un manuale in cui si danno le basi su vari e importanti temi filosofici. Vediamo se questa volta riesco ad arrivare alla fine.
Quello che ho visto
Come ho già anticipato, questa settimana in elenco ci sono film soprattutto distopici. Sarà che un paio di settimane fa ho visto Orwell 1984, sarà che ho appena letto Contro la democrazia: insomma, mi son fatto catturare da film che dipingono un futuro (e un presente) piuttosto tragico.
The Social Dilemma (2020), di Jeff Orlowski, con Tristan Harris, Tim Kendall, Jaron Lanier: quando è uscito su Netflix, qualche mese fa, questo documentario ha destato grande scalpore. Io l’avevo messo in lista allora, ma poi, vuoi per una ragione, vuoi per un’altra, non l’avevo ancora visto. Il tema è il solito, già portato alla ribalta mille volte in questi mesi, ma qui trattato con buona capacità di sintesi: i social network ci fanno bene? Fanno bene alle nostre comunità, alla nostra democrazia? O ne minano i fondamenti? Intervistando una serie di ex sviluppatori “pentiti” e di esperti, il documentario prende una posizione netta contro i social network, accusati di stimolare le peggiori emozioni negli utenti, di creare volutamente dipendenza, di raccogliere dati e abitudini degli utilizzatori per influenzarli in modo da generare profitto. Accuse che qualche anno fa avremmo ritenuto estreme e poco credibili, ma che oggi, per certi versi, ci paiono perfino scontate. Nel documentario ci sono passaggi più riusciti di altri, secondo me; alcune cose più precise e approfondite ed altre trattate forse in modo un po’ semplicistico. In ogni caso, però, mi pare una visione interessante.
Brazil (1985), di Terry Gilliam, con Jonathan Pryce, Kim Greist, Michael Palin: erano letteralmente decenni che non rivedevo Brazil. Mi è venuto in mente proprio quando ho visto Orwell 1984, realizzato nello stesso periodo sempre in Inghilterra (vivere sotto la Thatcher alimentava fantasie distopiche, pare); e così me lo sono riguardato. Che dire? In un mondo futuribile dominato dalla burocrazia, il compassato Sam decide di cominciare a trasgredire alle regole quando vede una ragazza che assomiglia alla donna dei suoi sogni. Tutto è però assai strano, tra tecnici dell’aria condizionata abusivi che ti entrano in casa minacciandoti col fucile a donne che si sottopongono a lifting che le ringiovaniscono di cinquant’anni o le uccidono. La fantasia, come spesso accade nei film di Gilliam, si mescola al grigiore del mondo moderno, in una combinazione davvero dolceamara. Un filmone, anche se grottesco.
T2 Trainspotting (2017), di Danny Boyle, con Ewan McGregor, Jonny Lee Miller, Robert Carlyle: quando è uscito, ormai qualche anno fa, mi sono chiesto: «C’era proprio bisogno di fare il sequel di Trainspotting?». La stessa domanda me la sono fatta dopo averlo visto, finalmente, in questo 2021. Non che la pellicola sia brutta: c’è qualche momento riuscito, soprattutto nel finale o nelle sequenze “musicali”; ma in generale mi sembra più un film nostalgico (e per nostalgici) che altro.
Quello che ho pensato
Se mi avete seguito sui social network o nella diretta su YouTube di qualche giorno fa, sapete già che la notizia della settimana è che il canale YouTube ha raggiunto (e ormai superato ampiamente) i 20.000 iscritti. Un traguardo importante, inaspettato fino a pochi mesi fa. Un traguardo per il quale mi sento di ringraziare tutti quelli che si sono affezionati a questo progetto e in un modo o nell’altro lo stanno seguendo.
È un progetto che, in questi quasi due anni, ha comportato sudore e fatica, tentativi e fallimenti, ore passate a studiare ed altrettante ore passate a spiegare e montare. Tutto sommato sono orgoglioso di quello che ne è venuto fuori: i video non sono tutti perfetti, anzi; il mio stile può ancora migliorare; in generale però mi sembra che quest’esperienza mi abbia aiutato, almeno in parte, a migliorarmi anche come insegnante, ad approfondire meglio certi argomenti, a pormi nuove sfide.
Poi, ovvio: bisogna anche rimanere con i piedi per terra. Per fortuna ci sono i commenti che mi ricordano che, facendo quello che sto facendo, ho anche ceduto al demonio…
Quello che ho registrato e pubblicato
Un video o un podcast al giorno anche questa settimana. Quindi, se ve li siete persi, ecco tutta la produzione delle ultime 168 ore:
Cosa ho imparato in (quasi) due anni su YouTube: per festeggiare i 20.000 iscritti al canale ho fatto una diretta-fiume con alcune riflessioni sull’esperienza fin qui e tanti saluti e chiacchiere scambiate con le persone in chat
Weber: l’etica protestante e lo spirito del capitalismo: un video lungamente atteso in cui vediamo cosa pensa Max Weber del rapporto tra religione ed economia, ampiamente analizzato anche da Marx. Un indizio: Weber però non la pensa come Marx
Il secondo triumvirato: dopo un po’ di pausa, torniamo a parlare di storia romana riprendendo il filo da dove l’avevamo lasciato: Cesare è morto e si scatena la lotta per la successione, con due figure che un po’ si combattono e un po’ si alleano, cioè quelle di Antonio e Ottaviano
Così parlò Zarathustra: audiolibro e spiegazione parte 10: il video che conclude la seconda parte del libro…
Così parlò Zarathustra: audiolibro e spiegazione parte 11: …e quello che apre la terza parte, in cui è contenuto anche il capitolo Della visione e dell’enigma, forse il più importante di tutta l’opera
La metafisica e l’essere per Aristotele (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
Le vittime dell’intolleranza nell’Europa riformata (per il podcast “Dentro alla storia”)
Cosa c’è in arrivo
Nella diretta che ho linkato sopra, ad un certo punto, elenco tanti progetti per il futuro. Qui darò quindi solo le informazioni più immediate:
intanto usciranno subito due puntate del podcast: per Aristotele parleremo del sinolo, per storia parleremo di Carlo V;
poi proseguiremo con Max Weber, perché dobbiamo continuare a parlare ancora di sociologia ma anche di potere;
quindi arriverà, come ampiamente annunciato, anche una diretta su Contro la democrazia, spero entro lunedì prossimo;
infine vorrei fare un video su Il mondo di Sofia oppure sulla rivoluzione messicana (so che non c’entrano niente l’uno con l’altra, ma tant’è).
Questo è quanto. Voi avete esigenze, richieste, suggerimenti? Scrivetemi. Per ora leggo tutto (anche se con calma). Ciao!