L'Apocalisse e quel che rimane, l'Essere che si trova negli spazi, van Gogh, i Beatles, Antonioni, Hitchcock e altri mostri sacri
Settimana impegnativa a casa Ferretti: membri della famiglia da scarrozzare da dottori di vario tipo (nulla di grave, per fortuna), progetti scolastici che si stanno avviando e risucchiano energie e tempo, più i soliti imprevisti a cui bisogna far fronte in quattro e quattr’otto. Ma ci sono state anche sorprese in positivo: i commenti e le mail che continuano ad arrivare copiosi, ma anche le recensioni (ho scoperto, per puro caso, che su Apple Podcast ci sono infatti le recensioni dei podcast Dentro alla filosofia e Dentro alla storia, proprio come avviene con le app).
Soprattutto, è stata di nuovo una settimana di letture, visioni e riflessioni. Ecco un veloce riassunto.
Quello che ho letto
Qualche libro nuovo, questa settimana, in lista, ma soprattutto libri che ho iniziato nelle settimane scorse e che sto cercando, un po’ alla volta, di portare a compimento (vi sarete accorti che sono un lettore abbastanza ondivago: inizio vari libri, qualcuno lo finisco in fretta, qualcun altro me lo trascino dietro per mesi). In sintesi, ecco le letture della settimana:
Essere singolare plurale di Jean-Luc Nancy: ne avevo parlato qualche settimana fa, visto che l’avevo comprato in occasione della morte dell’autore (ebbene sì, sono uno di quelli che si incuriosiscono agli intellettuali solo quando muoiono, o quasi). Lo sto leggendo lentamente, perché è anche piuttosto impegnativo – è pur sempre un saggio filosofico che parla dell’Essere – ma ormai sono giunto a buon punto, circa ai due terzi. Il tema è molto interessante: ne parlo più avanti nella sezione “Quello che ho pensato” e non è affatto escluso che, una volta finito, non dedichi un video all’argomento. Anzi, direi che è quasi certo.
Morte dell’erba di John Christopher: sono andato avanti anche con la lettura di questo vecchio libro di fantascienza post-apocalittica che mi porto dietro da un po’. Al momento sono esattamente a metà. La piega presa è quella di un classico racconto in cui saltano le regole della società civile e gli uomini iniziano a usare mezzi drastici per sopravvivere (omicidi, brutalità e così via). Un po’ stile La strada di Cormac McCarthy, per intenderci, ma per ora meno emozionante.
Il cinema secondo Hitchcock di François Truffaut: ho sempre amato molto sia Alfred Hitchcock che François Truffaut, quindi prima o poi era inevitabile che mi imbarcassi nella lettura di questo classico, di cui finora avevo letto solo degli estratti. Mi ci sto dedicando nei ritagli di tempo, ma è molto gustoso nel suo tracciare aneddoti e mescolarli ad analisi filmiche più approfondite. In più si respira davvero l’aria dei Cahiers du Cinéma.
Come fermare il tempo di Matt Haig: incuriosito dal successo che aveva avuto in Inghilterra, ho cominciato a leggere questo romanzo di Haig, che pare essere l’ultimo autore di grido al di là della Manica. Il titolo mi intrigava, ma per ora (sono solo agli inizi) mi pare che la trama non sia poi così entusiasmante: il protagonista è infatti un uomo che ha una rara sindrome che, di fatto, lo fa invecchiare molto molto lentamente. Nel senso che ha quasi 500 anni ma ne dimostra 40 o poco più. La premessa – in un’epoca di vampiri, highlander, viaggiatori nel tempo e altri esseri soprannaturali che vanno per la maggiore – non mi pare originalissima, ma vedremo.
“Che fare con lo zio complottista?” di Massimo Polidoro: un bell’articolo, semplice e diretto, da uno dei fondatori del CICAP. Affronta il tema del complottismo, ormai così diffuso, mostrando come sia difficile controbattere a chi – spesso per risentimento – crede a storie che non hanno fondamento o prove solide alle loro basi. Dopo averlo letto, fatemi sapere che cosa ne pensate. Lo trovate qui: https://www.ilpost.it/2021/09/29/complotti-polidoro/
Quello che ho visto
Come un po’ si capisce anche dai libri, il tema della settimana è sicuramente il mondo post-apocalittico. Ben due serie su cui mi sono buttato questa settimana si occupano infatti di questo argomento, ma in un certo senso anche Yesterday sfiora la tematica. Ma andiamo con ordine:
Loving Vincent (2017), di Dorota Kobiela e Hugh Welchman: film di animazione poco convenzionale ma molto bello, incentrato sulla figura di Vincent van Gogh. L’avevo visto anche alla sua uscita, ma adesso l’ho fatto vedere pure ai figli. Con immagini che riproducono lo stile pittorico del grande artista olandese, il film ripercorre le indagini sulla morte di van Gogh, cercando di capire se si sia trattato davvero di suicidio o se la verità fosse un’altra. Visivamente bellissimo, ma ben condotto anche dal punto di vista della trama. È disponibile, attualmente, su Prime Video.
Yesterday (2019), di Danny Boyle, con Himesh Patel, Lily James, Joel Fry: era da un po’ che volevo vederlo, sia perché in genere i film di Danny Boyle mi piacciono, sia per l’idea di partenza. Se non lo sapete, la storia è quella di un ragazzo che, dopo un incidente, si sveglia in un mondo che non ha mai sentito parlare dei Beatles (mentre lui, nella testa, ha tutte le canzoni del quartetto di Liverpool). Così si mette a cantarle in pubblico, ottenendo, com’è prevedibile, un grande successo. La resa è discreta, con qualche bel momento, anche se in generale non direi che il film sia perfettamente riuscito (ma mi pare più un problema della sceneggiatura, che presenta qualche intoppo; Patel, nel ruolo principale, mi è piaciuto). Anche questo è disponibile su Prime Video.
La notte (1961), di Michelangelo Antonioni, con Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau, Monica Vitti: è considerato uno dei grandi capolavori di Antonioni e uno dei film più importanti degli anni ‘60. In effetti, sotto molti punti di vista la pellicola è molto bella. Mi pare, però, che non sia invecchiata benissimo: come sempre con Antonioni il ritmo è estremamente lento, ma anche il problema della coppia protagonista (lui uno scrittore affermato, ma che inizia a subire il “corteggiamento” degli industriali; lei insoddisfatta e apatica) mi pare morboso e però allo stesso tempo fin troppo freddo. Probabilmente nel 1961 rappresentava un pugno nello stomaco; oggi, dopo tutto quello che abbiamo visto, rischia di perdere parte della sua forza, almeno secondo me. Voi, se l’avete visto, che ne pensate? Il cinema di Antonioni ha ancora la forza di un tempo?
Y: L’ultimo uomo (2021), con Ben Schnetzer, Olivia Thirlby, Diane Lane: ho iniziato a vedere questa nuova serie – disponibile su Disney+ – tratta da un bel fumetto americano di qualche anno fa. Anche qui, come in Morte dell’erba, siamo nell’ambito della storia post-apocalittica, ma c’è uno spunto molto originale: a morire nel classico evento cataclismatico sono solo i maschi (quelli, appunto, col cromosoma Y). O, meglio: muoiono tutti i maschi tranne uno. Per ora la resa su schermo è intrigante e ben recitata, vedremo come continuerà.
The Last Man on Earth (2015-18), con Will Forte, Kristen Schaal, January Jones: a proposito di Apocalisse e oltre, ho ripreso a guardare questa serie di qualche anno fa che a suo tempo mi era molto piaciuta, almeno nello spunto iniziale, solo che adesso la guardo anche coi figli più grandi. È una commedia post-apocalittica: l’umanità si è quasi estinta a causa di una pandemia (olè!) e i pochi sopravvissuti tentano di aiutarsi a vicenda, anche se tra di loro c’è Phil Tandy Miller, un completo idiota. Siamo alla seconda stagione, ma in tutto ne sono state realizzate quattro.
Quello che ho pensato
Come ho scritto sopra, il libro che più mi ha dato da riflettere questa settimana è stato sicuramente Essere singolare plurale di Nancy. Un libro degli anni ‘90 che risulta però tremendamente attuale anche in questi mesi. Il punto chiave è la decostruzione – Nancy fu un importante collaboratore di Derrida, il padre del decostruzionismo – del termine Essere, così centrale nella storia della filosofia. Secondo Nancy, abbiamo infatti sempre sbagliato a cercare il senso dell’Essere nell’individuo, nella res cogitans o al limite nel rapporto tra l’individuo e il mondo o tra l’individuo e un Dio; piuttosto, il senso dell’Essere risiede secondo Nancy negli spazi tra gli individui. L’Essere è singolare e contemporaneamente plurale (ma allo stesso modo: plurale e contemporaneamente singolare); l’Essere non sta in un “io” o in un “tu”, ma nel “noi”. E a questa conclusione – poi sviscerata in vari modi – Nancy approda partendo dalla constatazione che noi non esistiamo come individui, non siamo mai individui e basta; siamo sempre individui in relazione con qualcun altro. Nasciamo da una madre, impariamo a parlare per comunicare con gli altri, sviluppiamo il nostro cervello grazie alle interazioni con gli altri. L’uno non può esistere senza i molti, non saremmo neppure individui se al di là di noi non ci fossero gli altri. D’altra parte, senza gli altri non ci sarebbe stata evoluzione, senza gli altri saremmo rimasti bestie. Non è un caso che la filosofia nasca nelle città, che la stessa umanità nasca nelle città, ovvero nelle comunità.
Se l’Essere è davvero negli spazi tra un individuo e l’altro, come sostiene Nancy, allora questo è il periodo più difficile per l’Essere; e la crisi – di comunità, di identità, di senso – che stiamo vivendo in questi mesi forse ne è la prova definitiva. La pandemia ci ha portato a fare i conti con noi stessi ma soprattutto con gli spazi di incontro e di confronto con gli altri; spazi che abbiamo dovuto chiudere per un pezzo, e che adesso stiamo gradualmente recuperando; spazi che però non sono più, esattamente, quelli di prima. Il che implica che l’Essere non è più quello di prima, che il senso non è più quello di prima, perché il senso per Nancy è il movimento che va dal singolare al plurale e viceversa, dall’io al noi. Ma come possiamo essere ancora noi?
Insomma, il libro apre a degli interrogativi interessanti. Scritto, come dicevo, negli anni Novanta, risente parecchio del crollo del comunismo, di un’epoca da “fine delle illusioni”, non così dissimile da quella che stiamo vivendo oggi, venticinque anni dopo.
Quello che ho registrato e pubblicato
Ricapitoliamo anche cosa è uscito questa settimana su YouTube, Spotify e in tutte le altre piattaforme che ospitano la mia voce o la mia faccia (il podcast, se non lo sapete, lo trovate anche su Apple Podcast, Google Podcast, Deezer, Spreaker, iHeartRadio, Castbox). Ecco la lista:
Strade, mulini e città nel Medioevo: cosa vedevano gli uomini del Basso Medioevo quando si guardavano attorno? Com’erano le strade, com’erano le città, com’erano le campagne? Cerchiamo di ricostruire il mondo in cui gravitavano gli uomini del Mille, del Cento e del Duecento
Tommaso d’Aquino: essere e Dio: approfondiamo i discorsi già fatti riguardo a Tommaso parlando del mondo e di Dio e del rapporto che lega l’uno all’altro
Così parlò Zarathustra: audiolibro e spiegazione parte 5: continuiamo il nostro viaggio all’interno dell’opera di Nietzsche con un bel gruppo di capitoli, un po’ più complessi di quelli che abbiamo visto finora
Filosofia negli istituti tecnici?: prendendo spunto dalle recenti dichiarazioni del ministro Bianchi, abbiamo provato, in diretta, a ragionare assieme su cosa implichi l’idea di insegnare filosofia negli istituti tecnici e sulle possibilità e i limiti di quest’idea
La logica e i concetti per Aristotele (per il podcast “Dentro alla filosofia”):
Le idee riformatrici di Martin Lutero (per il podcast “Dentro alla storia”):
Le prime rivolte luterane (per il podcast “Dentro alla storia”):
Cosa c’è in arrivo
Prima di salutarci, come al solito, anche qualche preview su quello che arriverà nei prossimi giorni o settimane. Per quanto riguarda i video sono in dirittura:
una nuova puntata dello Zarathustra, credo già domani (martedì);
un altro video su San Tommaso, dedicato alla sua teologia;
forse (ma dico forse) quel benedetto video sui profumi che hanno fatto la storia di cui vi ho già accennato;
forse (ma dico forse) finalmente anche un video su Vico;
e poi i podcast, sulla logica delle proposizioni in Aristotele e sulle rivolte dei contadini luterani.
Se riesco, vorrei continuare a fare dirette anche nei prossimi lunedì. Una puntata che ho pronta da un po’ è quella sulla moda dello stoicismo: vi siete accorti che escono un sacco di libri (spesso molto divulgativi) sugli stoici? E ve ne siete chiesti il perché? Proveremo a ragionarci assieme.
Intanto vi saluto e vi auguro buona settimana! A lunedì prossimo!