L'importanza di unire l'umano e il tecnologico, ma anche riflessioni su Shutter Island, il Rinascimento, Perfetti sconosciuti, Marx, Diocleziano, Olivetti, Dylan Dog e la morte
È stata una settimana davvero, davvero intensa (e per fortuna è finita). Nell’ambito familiare ci sono stati San Valentino, la classica gita a Venezia per il Carnevale e, per non farci mancare nulla, pure qualche malattia dei figli; nell’ambito lavorativo ci sono stati l’incontro con Paolo Bricco di cui vi parlavo già la settimana scorsa, un altro incontro con Alessandro Rosina ospitato nella mia scuola e infine, questa mattina, una lunga giornata a Bologna per partecipare alla cogestione degli studenti del Liceo Galvani. Senza contare che poi c’è stata anche l’attività più o meno “ordinaria”: partite di calcio dei figli, (tanti) compiti da correggere, lezioni da preparare, perfino un Collegio Docenti.
Di alcune di queste cose vi parlerò più diffusamente più avanti in questa stessa mail, perché alcuni dei temi emersi in questi giorni meritano una riflessione. Intanto però vi dico anche per fortuna nei prossimi due giorni dovrei riprendermi e rifocillarmi grazie al ponte di Carnevale che qui in Veneto chiude le scuole per qualche giorno in corrispondenza del martedì grasso. Quindi, almeno domani, si dorme.
Prima, però, bisogna finire (anzi, cominciare) questa newsletter. Quindi cominciamo.
Quello che ho letto
Partiamo come sempre dai libri. Finalmente ho finito un volume che ci ha tenuto compagnia per un po’ di tempo e ne ho iniziato uno nuovo, come vedrete.
Ufo 78 di Wu Ming: sto continuando la lettura del romanzo dei Wu Ming dedicato all’Italia del 1978, tra strani personaggi appassionati di ufologia e, sullo sfondo, il rapimento di Aldo Moro. Devo dire che, rispetto ai primi capitoli, la lettura mi si è fatta un po’ difficoltosa: adesso che alla storia degli appassionati di fantascienza si è sovrapposta la politica, il tono degli autori si è fatto infatti un po’ più pesante e più didascalico. È un difetto che, a mio avviso, di tanto in tanto nei libri dei Wu Ming tende ad emergere (a volte più nettamente, altre volte più sfumato): il taglio politico dei loro libri è sempre presente, ovviamente, ma mi piace molto di più quando la loro critica emerge dai fatti, dal racconto, senza dover per forza infarcire la narrazione con commenti espliciti che rendono troppo manifesto il fatto che quella storia la si sta raccontando per uno scopo. In letteratura gli scopi ci sono, ovviamente, ma mi pare sia meglio quando rimangono almeno un po’ celati, e si fa prevalere la storia sulla “morale”. È forse proprio per questo che negli ultimi giorni ho fatto un po’ fatica a proseguire con le pagine. Comunque vedremo, il volume è ancora lungo. Intanto, se vi interessa, lo potete comprare qui.
Adriano Olivetti di Paolo Bricco: di questo libro vi ho parlato in lungo e in largo e, se siete di Rovigo, può darsi anche che mercoledì scorso abbiate partecipato alla presentazione che abbiamo tenuto in Accademia dei Concordi assieme all’autore. Il volume, d’altra parte, l’ho finito proprio questa settimana, quindi è proprio il momento di trarre qualche conclusione. In primo luogo devo dirvi che il saggio di Bricco mi è piaciuto: non amo in genere troppo le biografie, anche perché tendono a creare dei “santini” e spesso non hanno una base storica troppo approfondita; questo volume, invece, non cade in questi difetti e riesce a fornire un quadro completo ed efficace della vita di Olivetti e del suo tempo. Una vita interessantissima, a dirla tutta: Adriano Olivetti fu non solo un imprenditore di grande successo, ma anche un uomo complesso e contraddittorio. Aveva uno spiccato senso degli affari, impegnato com’era a cercare di ottimizzare continuamente il lavoro di fabbrica all’insegna, almeno teoricamente, del taylorismo e del fordismo; dall’altro lato, però, era anche un appassionato difensore dei diritti dei lavoratori e delle loro condizioni di vita, attento a creare servizi per i suoi dipendenti già a partire dai primi anni '40, servizi che sembrano innovativi perfino se paragonati con quelli che vengono offerti oggi. È stato politico, uomo di cultura, intellettuale; amico e protettore di designer, filosofi, sindacalisti, poeti. Socialista, compromesso col fascismo, propugnatore di un ideale di comunità, federalista, anticomunista, mezzo ebreo e mezzo valdese, poi cattolico, sposato, divorziato e risposato, tradito e traditore, Adriano Olivetti è stato davvero tutto e il contrario di tutto. Come dicevamo anche con Bricco, è stato l’alfa e l’omega, come le sue iniziali sembrano quasi suggerire, del Novecento. Per chi è appassionato di storie di imprenditoria originali e intriganti, insomma, questo libro va assolutamente letto: e lo trovate qui.
La filosofia di Dylan Dog e altri incubi di Giulio Giorello: chiudiamo con un libro nuovo, tra l’altro uscito in libreria da meno di un mese. Un libro che ha subito destato la mia attenzione, per due motivi: primo, perché da ragazzino ero abbastanza appassionato del fumetto di Dylan Dog, lo trovavo interessante e molto più intelligente della media, e quindi leggere qualcosa di quel fumetto tende inevitabilmente a riportarmi agli anni della giovinezza; secondo, il volumetto – per la verità molto breve – è scritto da Giulio Giorello, uno dei più importanti filosofi della scienza italiani, scomparso nel giugno 2020 per Covid. Il libro, proprio per questo, non contiene in realtà materiale inedito, ma è una semplice raccolta di diversi articoli che negli anni Giorello ha dedicato al personaggio. Nonostante questo è comunque interessante, si legge davvero in fretta (sono già a metà volume dopo appena poche decine di minuti di lettura) e, soprattutto, è un modo per ritornare a sentire la voce ironica e intelligente di Giorello, che ci manca un po’. Per la settimana prossima credo che l’avrò finito e vedremo di darne un’immagine più completa. Intanto, se siete interessati, lo potete acquistare qui.
Quello che ho visto
Passiamo ora a film e serie TV. Come vedrete, in elenco ci sono due pellicole non recentissime, che in realtà avevo già visto e che vale però sempre la pena di recuperare, e una strana serie TV di cui vi ho già anticipato qualcosa ma che ho ora finito.
Perfetti sconosciuti (2016), di Paolo Genovese, con Kasia Smutniak, Marco Giallini, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta, Giuseppe Battiston: Perfetti sconosciuti è un film che ha bisogno di poche presentazioni: l’hanno visto quasi tutti e se ne è parlato molto anche ultimamente, dato che è entrato nel Guinness dei Primati in quanto film che, nella storia del cinema, ha avuto più remake internazionali. Io la versione originale italiana l’avevo vista alla sua uscita qualche anno fa assieme a mia moglie, ma ai miei figli non l’avevo ancora fatta vedere; e qualche giorno fa c’è stata l’occasione buona per metterla in onda e guardarcela di nuovo. Ai miei figli più grandi – ormai abituati ad usare il cellulare e a metterci mille password – il film è piaciuto, ma devo dire che anch’io, a distanza di vari anni, continuo a trovarlo veramente riuscito: la sceneggiatura è incredibilmente azzeccata (cosa rara, nel cinema italiano recente); il cast di attori è ben scelto e tutti gli interpreti sembrano in stato di grazia; anche la regia asseconda molto bene la storia, senza esagerare in inutili virtuosismi. Non stupisce, insomma, che Perfetti sconosciuti abbia avuto tutti questi remake; anche perché l’impianto sostanzialmente teatrale su cui è costruito consente di realizzarlo con pochissime spese (basta l’interno di un appartamento, in pratica). Ah, quasi dimenticavo la trama: la storia è quella di sette amici che si ritrovano a cena e decidono, quasi per gioco, di mettere i cellulari sul tavolo e di condividere ogni messaggio o ogni chiamata che riceveranno durante la serata (con esiti, ovviamente, drammatici). Per farla breve: indubbiamente uno dei film italiani più belli degli ultimi anni. Tra l’altro lo trovate, gratis, un po’ dappertutto: su Netflix, Prime Video e Disney+. Non avete proprio scuse per non vederlo.
Shutter Island (2010), di Martin Scorsese, con Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley: anche questo non è un film nuovo, a casa mia, almeno per noi adulti. Io in particolare l’avevo già visto almeno un paio di volte e soprattutto ho letto il romanzo da cui è tratto, L’isola della paura di Dennis Lehane, che spesso propongo pure ai miei studenti (all’interno di un percorso più ampio che si basa sul senso della storia e dei ricordi); i miei figli più grandi però non avevano ancora avuto occasione di vedere l’ottimo adattamento di Scorsese, anche perché in effetti è un film piuttosto forte e non puoi certo darlo in pasto a dei bambini. Proprio in questi giorni, comunque, io e mia moglie abbiamo provato a proporlo ai due più grandi che, per una volta, sono rimasti incollati allo schermo, desiderosi di scoprire il senso della “legge del 4” e di capire se il personaggio di DiCaprio fosse davvero vittima di un complotto. Solo per darvi qualche spunto iniziale e senza fare spoiler, vi dico che la storia è ambientata all’interno di un’isola che, nell’America degli anni '50, funge da penitenziario per malati di mente che hanno commesso gravi crimini. Due detective federali giungono sul posto per indagare sulla scomparsa di una detenuta, tale Rachel Solando, che sembra essersi letteralmente volatilizzata nel nulla; anche l’ospedale psichiatrico, comunque, sembra celare diversi segreti. Il film è molto ben fatto, teso al punto giusto, e presenta soprattutto una delle interpretazioni più convincenti di Leonardo DiCaprio. Lo trovate sia su Amazon Prime Video che su Sky.
Cunk on Earth episodi 1.04 e 1.05 (2022), di Charlie Brooker, con Diane Morgan: come vi raccontavo già la settimana corsa, Cunk on Earth è un mockumentary, cioè un finto documentario che fa un po’ il verso ai programmi educativi sulla storia, ad esempio quelli che in Italia sono condotti da Alberto Angela. La conduttrice è Diane Morgan, una comica britannica che però si cala almeno apparentemente nella parte della presentatrice seriosa e appassionata, dialogando con la telecamera e illustrando grandi monumenti e opere d’arte. Questa però è solo l’apparenza, solo il primo impatto, perché già dopo pochi secondi Morgan inizia a lasciarsi sfuggire commenti completamente fuori luogo, dall’esito comico. Solo per farvi un esempio, in uno degli ultimi due episodi che ho visto in questi giorni confonde Lenin, il padre della rivoluzione russa, con Lennon (John), finendo per dire che Lenin immaginava un mondo in cui tutti vivessero in pace e senza religione (parafrasando cioè il celebre testo di Imagine, che è appunto di Lennon e non di Lenin). L’esito è a tratti esilarante, anche se alla maniera tipicamente inglese, e la serie da questo punto di vista è originale e merita di essere vista. Personalmente forse l’ho trovata un po’ lunga, nel senso che giunti al quinto episodio (che è l’ultimo) il meccanismo finisce per essere un po’ abusato; ma si tratta di un difetto di poco conto, se paragonato all’ottimo lavoro dei creatori e della troupe. A proposito: creatore e produttore dello show è quel Charlie Brooker che ha creato e scritto anche Black Mirror, grande serie ma dal tono molto diverso. Cunk on Earth la trovate, in lingua originale e coi sottotitoli in italiano, su Netflix.
Quello che ho pensato
Questa settimana il tema centrale della newsletter è strettamente legato a quello che mi è accaduto e di cui vi accennavo qualcosa all’inizio. Ed è accaduto davvero molto, forse troppo.
In primo luogo, mercoledì a Rovigo si è svolto l'incontro con Paolo Bricco, giornalista de Il Sole 24 Ore e soprattutto autore dell'accurata biografia di Adriano Olivetti intitolata AO. Adriano Olivetti, un italiano del Novecento. In secondo luogo, sabato mattina la mia scuola (anche se sono stato proprio io – con l’ausilio di alcuni bravissimi studenti – ad occuparmi di tutta l’organizzazione) ha ospitato nel proprio auditorium un nostro ex allievo prestigioso, il prof. Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica Sociale all'Università Cattolica di Milano e autore di numerosi libri e studi. In terzo luogo proprio questa mattina, come vi raccontavo anche all'inizio, sono stato al Liceo Galvani di Bologna per parlare perlopiù di filosofia e intelligenza artificiale.
Questi tre eventi possono a prima vista sembrate molto diversi e slegati tra loro. In realtà però c'è un unico filo conduttore che li unisce e che mi tormenta da un po': quello del contatto tra umano e meccanico, tra società e tecnologia, tra materie umanistiche e materie scientifiche.
Prendiamo ad esempio la figura di Olivetti. Era un ingegnere e un industriale, in primo luogo, certo. Ma non era solo quello. La sua formazione originaria lo spinse, paradossalmente, a orientare i suoi interessi personali da tutt'altra parte: fondò ad esempio una casa editrice, specializzata in saggi sociali e filosofici; si interessò di politica, arrivando addirittura a fondare un movimento e poi un partito e a candidarsi in prima persona alle elezioni; si occupò di servizi sociali per i suoi operai, vagheggiando (ma venendo per questo anche molto ostacolato dai suoi stessi familiari) di un cambiamento nell'assetto societario della Olivetti per aprire la guida dell'azienda agli stessi operai che vi lavoravano. Ingegneria e umanità mescolate costantemente tra loro, quindi.
Ma lo stesso discorso, o molto simile, lo si può fare con le ricerche di Alessandro Rosina. Il professore ha infatti raccontato ai nostri alunni in primo luogo il suo percorso di formazione, partito dai banchi del nostro liceo ma poi proseguito a Milano; e però mentre lui raccontava la sua esperienza, non si poteva non notare come anche nella sua vita discipline umanistiche e scientifiche si siano intrecciate tra loro: raccontava di aver scelto Statistica, come facoltà universitaria, perché interessato alla matematica, ma di aver poi optato per la Statistica Demografica proprio perché coi numeri voleva cercare di comprendere il comportamento delle persone. Di nuovo, scienza applicata all’uomo e alla società.
Infine, pure l'assemblea (anzi, la cogestione) di questa mattina a Bologna è stata ispirata, almeno nella lezione che ho tenuto io, dagli stessi principi. Assieme ai ragazzi dei vari indirizzi del prestigioso liceo bolognese (dove studiò anche Pasolini) abbiamo parlato delle sfide che internet e l'intelligenza artificiale ci stanno ponendo e di come i filosofi stanno provando ad articolare delle risposte a queste sfide. Insomma, di nuovo abbiamo parlato di scienza e ingegneria (robot, chatbot e simili) studiati e analizzati con una grande attenzione all'uomo e alla sua dimensione esistenziale.
E allora alla fine, poste queste premesse, era davvero inevitabile che anche noi oggi qui parlassimo proprio di questo tema, un tema su cui – insegnando in un liceo scientifico e avendo un certo interesse anche per la tecnologia e l’innovazione – finisco per ritornare anche spesso. Perché sono convinto che il futuro non sia né degli scienziati, né degli umanisti, ma solo di quelle persone, di quegli esperti che saranno in grado di coniugare queste due dimensioni della nostra vita e del nostro sapere.
In Italia, purtroppo, siamo ancora troppo rigidi su distinzioni che non hanno (più) ragion d’essere. Sarà anche l’organizzazione dei nostri licei, così nettamente divisi dai tempi della Riforma Gentile tra un liceo classico di taglio umanistico e un liceo scientifico di taglio appunto più scientifico, o sarà pure per una generale titubanza davanti alla scienza, ancora guardata con sospetto dagli eredi di Croce e di Gentile, ma da noi i due mondi non si parlano, o si parlano ancora troppo poco. E così abbiamo molti umanisti che non ne capiscono assolutamente nulla (ma proprio nulla nulla) di scienza e di metodo scientifico, e molti scienziati che non coltivano l’attenzione per l’uomo, per la società, per la politica, per la psicologia, per la letteratura.
Ad esempio, mi lascia spesso interdetto che i corsi seri (anche a livello universitario) di storia della scienza siano merce rara, come se la scienza vivesse sempre un eterno presente, senza un passato da studiare e capire (e quanto sarebbe utile conoscere meglio gli inciampi della scienza!). Così come mi lascia interdetto che all’università spesso manchino, nei corsi tecnico-scientifici, esami di filosofia per ricollegare quella disciplina alla cultura più generale del proprio tempo.
D’altra parte, le grandi crisi di questi anni ci hanno reso ancora più evidente questo problema. Abbiamo visto umanisti negare o mettere in dubbio le misure sanitarie, perlopiù manifestando un’ignoranza abissale nei confronti di quei temi, ma allo stesso tempo abbiamo visto scienziati incapaci di comunicare efficacemente l’esito delle loro teorie o scoperte, incapaci di comprendere le difficoltà sociali che stanno dietro ai numeri. Pandemia, cambiamento climatico, crisi della democrazia: sono tutti temi che si dovrebbero affrontare col contributo coordinato delle varie discipline (quelle più tecniche e quelle più sociali), e invece molto spesso assistiamo a una lotta inutile e distruttiva tra le diverse componenti, che non si riescono a parlare e si elidono a vicenda.
Il compito della storia e della filosofia, a questo punto, dovrebbe invece diventare quello invece di unire. La storia è materia di raccordo per eccellenza: non si capiscono i cambiamenti sociali se non si guarda anche ai cambiamenti tecnici, economici, demografici, industriali, climatici, e cioè in ultima istanza ai cambiamenti che ci spiega la scienza; così come non si governano quei cambiamenti se non si capisce anche come funzionano le organizzazioni sociali e di potere.
E se la storia questo raccordo può farlo grazie alla concretezza e all’analisi empirica, la filosofia può portarlo avanti grazie all’astrazione e alla riflessione. Come raccontavo anche stamattina agli studenti del Galvani, la tecnologia continua a cambiarci il mondo sotto i piedi, ma la filosofia può aiutarci a capire come governare questo cambiamento. A patto che comprenda di cosa si sta parlando (e quindi, banalmente, che conosca l’intelligenza artificiale, ne comprenda gli algoritmi e i meccanismi, o conosca le cellule staminali e via discorrendo) e a patto che voglia prendersi la responsabilità di rendere la tecnologia più umana.
In certi paesi – quelli in cui la tradizione di divisione tra ramo umanistico e ramo scientifico è meno netta che non da noi – questa fusione sta avvenendo più facilmente, ma sarebbe bene che iniziassimo a lavorare anche noi in quella direzione. Perché il mondo del domani – ma ormai anche quello dell’oggi – sarà un mondo in cui umano e tecnologico saranno sempre più indistinguibili.
Quello che ho registrato e pubblicato
Se vi siete persi qualche video o podcast tra quelli usciti questa settimana, ecco qui di seguito tutto quello che è stato pubblicato negli ultimi sette giorni.
Le prove su Dio 2 - Prove ontologica e teleologica: prosegue il nostro viaggio alla scoperta delle prove su Dio con due argomenti classici
Adriano Olivetti nel Novecento: partendo da un libro, ripercorriamo la vicenda umana e storica di uno dei più originali imprenditori italiani
Diocleziano e la tetrarchia: una pagina importante della storia dell’impero romano, con una parziale risoluzione della crisi del III secolo
La cultura dei mercanti medievali: la rinascita dei commerci, nel Basso Medioevo, portò con sé la nascita anche di una nuova cultura laica e pratica
L’Autunno del Medioevo - Audiolibro spiegato parte 20: ormai viaggiamo spediti verso il finale del libro, con un capitolo dedicato all’arte medievale
L’uomo e la storia nel Rinascimento (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
Il pensiero di Marx ed Engels (per il podcast “Dentro alla storia”)
Quello che devi fare per seguirmi sui social
Ah, prima di dimenticarci vi lascio anche un veloce “reminder” di dove e come mi potete trovare sui social:
Il canale YouTube | Instagram | Facebook | Twitter | TikTok
Quello che puoi fare per sostenere il canale
Se quello che faccio vi piace e volete darmi una mano a farlo sempre meglio (con attrezzatura nuova, libri nuovi ed altro ancora), potete sfruttare alcune modalità di sostegno che ho implementato per voi. In primo luogo ci sono i nuovi abbonamenti, che trovate esposti qui di seguito; poi c’è il merchandising se vi piacciono le magliette, ci sono le donazioni se vi trovate meglio con Paypal (altre info sempre qui di seguito) e, infine, ci sono libri e videocorsi che non fanno mai male e che ci fanno arrivare qualche centesimo di euro. Ecco, a tal proposito, i nostri consigli della settimana.
Storia della morte in Occidente di Philippe Ariès: proprio ieri mi è venuto in mente che quest’anno, a luglio, festeggerò i vent’anni esatti dalla laurea. È passata una vita, e ripensando a quei mesi mi sono ritornati alla mente, in particolare, tutti i libri consultanti e studiati per preparare la tesi e dare maggiore sostanza e profondità a quello che era stato il mio progetto di ricerca. Un giorno vi parlerò meglio anche di qual era il tema di quella tesi, ma per ora vi basti sapere che uno degli argomenti centrali era costituito dall’idea di morte. Così, per storicizzare meglio quel tema, all’epoca lessi vari libri, tra i quali uno dei migliori fu il lavoro di Ariès che oggi ripropongo a voi. Storia della morte in Occidente è inevitabilmente un libro un po’ macabro, ma estremamente interessante per capire anche come la nostra civiltà nel corso dei secoli abbia gestito questo “compagno scomodo” che è la morte. Il libro lo si può acquistare qui a meno di 11 euro.
Paesaggi incantevoli ad acquerello: dipingi con la luce: tra tutti i generi di dipinti che si possono realizzare con l’acquerello, i paesaggi sono forse quelli più suggestivi, soprattutto quando sfruttano anche i giochi di luce. Il corso Domestika che vi suggeriamo oggi vi aiuta proprio a lavorare su questa dimensione, in modo semplice ma estremamente efficace. Un corso che tra l’altro è apprezzatissimo e pare funzionare molto bene con diversi tipi di allievi: costa 14,99 euro e si compone di 17 lezioni. Lo trovate qui.
C’è poi un nuovo modo per sostenere il progetto ed è quello dell’abbonamento. Sotto ai video, di fianco al classico pulsante “Iscriviti”, ne è comparso uno nuovo chiamato “Abbonati”. Cliccando lì potete consultare tutte le varie proposte e cosa viene dato in cambio: da video-dirette in esclusiva a un vero e proprio manuale di filosofia a puntate. Ulteriori informazioni le trovate qui.
Se poi non volete né leggere, né fare corsi, né abbonarvi, si può sempre liberamente usare Paypal. E grazie anche a chi ha già donato nelle settimane scorse!
Quello che c’è in arrivo
Ultimo paragrafino come al solito dedicato alle anticipazioni su quello che dovrebbe uscire durante la settimana appena iniziata su YouTube e sulle piattaforme podcast:
già domani dovrebbe arrivare un nuovo video della serie Filosofia per ragazzi, dove cominceremo ad introdurre l’importante figura di Socrate;
poi, come forse avevo già anticipato qualche settimana fa, mi butterò presto sulla primavera araba e la guerra civile in Siria, con un video o due a metà strada tra la storia e l’attualità;
arriveranno poi sicuramente un nuovo video di storia romana e un ulteriore capitolo de L’Autunno del Medioevo;
per quanto riguarda i podcast, infine, parleremo degli umanisti italiani (Petrarca e soci) e della Restaurazione operata durante il Congresso di Vienna.
E questo è tutto. Sono in lavorazione – e spero di portarle presto a compimento – altre due importanti iniziative che dovrei completare almeno in parte entro il mese di febbraio: in un caso si tratta di un articolo di cui vi darò notizia, nell’altro di una specie di corso per il quale è ancora troppo presto per dare anticipazioni. Ne parleremo a tempo debito. Per ora, divertitevi, riposatevi e ritornate qui tra una settimana esatta. Ciao!