Nietzsche e Saudino, Crudelia e Truman Show, Garibaldi, l'obbligo vaccinale e altre cose ancora
Ultima settimana prima che ricomincino le scuole, almeno qui in Veneto: e per una certa parte dei miei lettori questo vuol dire riprendere il solito tran tran di lezioni (alle superiori o all’università), di studio, di verifiche ed esami. Il che, entro certi limiti, va anche bene (io sono un grande estimatore della quotidianità), ma a settembre, quando non si riesce a vedere la meta finale, può un po’ angosciare. Io per ora la sto vivendo abbastanza bene, più che altro perché – come in ogni settembre – ho voglia di riprendere a spiegare, discutere, conoscere nuovi studenti; poi vedremo quanto durerà.
Parliamo però di quello che ho letto, visto e pensato, come al solito.
Quello che ho letto
Ecco una summa delle letture della settimana. Se vi interessa sapere qualcosa in più su questi libri, segnalatemelo, perché magari ci si può fare sopra un video (o una diretta). E se avete qualcosa da dire, sui libri o sull’articolo, rispondete a questa mail.
La filosofia non è una barba di Matteo Saudino: l’ho finito. Confermo quanto scritto nelle settimane scorse: carino, interessante, pensato però per neofiti o quasi della filosofia. Non sono convintissimo della scelta dei filosofi di cui parlare (non ci sono Platone, Aristotele, Kant, Hegel o Marx, per dire), ma probabilmente Saudino ha scelto la via più percorribile in un libro che voleva rimanere agile e veloce. Se vi interessa, lo potete comprare qui.
Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche: come leggerete anche più avanti in questa mail, ho cominciato su YouTube la lettura integrale e commentata del Così parlò Zarathustra di Nietzsche. Ovviamente, lo rileggerò non da solo ma assieme a voi e così conto anche di capirlo più in profondità (o almeno lo spero). Se vi interessa la versione cartacea, la trovate qui.
Proprio come te di Nick Hornby: l’avevo iniziato qualche settimana fa, poi l’avevo messo in pausa, come a volte mi accade con i libri di Hornby quando, nella trama, presentano una svolta che non mi piace. Non so, adoro il modo di scrivere di questo romanziere inglese ma a volte mi fa questo effetto. Comunque in questi giorni l’ho ripreso e sono ora giunto più o meno a due terzi della storia. L’idea di fondo è interessante: racconta la relazione tra una professoressa di lettere, quarantenne, separata, istruita e contraria alla Brexit, e un ragazzo di colore poco più che ventenne, rapper e calciatore, di buon cuore e tendenzialmente favorevole alla Brexit. È un libro sulle differenze, insomma. Vi dirò di più quando lo finirò, ma intanto se vi interessa lo trovate qui.
How to Take Smart Notes di Sönke Ahrens: ho iniziato a leggere questo manuale – disponibile solo in inglese – che pare essere la guida più completa (e ragionata) al cosiddetto metodo Zettelkasten, un sistema per prendere appunti e ordinare le note elaborato nel secolo scorso dal sociologo tedesco Niklas Luhmann. Visto che prendo molti appunti dai libri che leggo, che mi servono anche per le lezioni e i video, studiare qualche metodo efficace per renderle più funzionali mi interessa. E poi ho la mania della catalogazione. Se vi interessa (ripeto: è solo in inglese) lo trovate qui.
12 regole per la vita di Jordan B. Peterson: sto continuando a leggerlo, devo dire che è pieno di spunti interessanti e di riferimenti a varie ricerche biologiche, antropologiche, perfino bibliche. Forse anche per questo, però, è corposo e procedo un po’ a rilento, fermandomi spesso a pensare o seguendo le note a piè di pagina e mettendomi a cercare i libri a cui Peterson fa riferimento. Lo trovate qui.
Harry Potter e il calice di fuoco di J.K. Rowling: altro giro in macchina, questa settimana, e quindi un altro paio d’ore dedicate a Francesco Pannofino che legge il quarto libro della saga del maghetto. Per ora siamo arrivati fino alla seconda prova (superata) del Torneo Tremaghi, se avete presente la storia.
“L’Italia è fatta dai paesi traditi dalle promesse di Garibaldi”: su Domani ho letto questo articolo, di un paio di settimane fa, scritto da Giuseppe Catozzella per promuovere il suo nuovo romanzo, Italiana, pubblicato da Mondadori. Il pezzo non mi è piaciuto molto: l’ho trovato un po’ superficiale nell’analisi della discesa di Garibaldi al sud. La tesi di Catozzella è più o meno questa: quando l’eroe dei due mondi arrivò prima in Sicilia e poi in Campania, durante la lotta per l’unificazione, riuscì ad alimentare le speranze di chi voleva un vero rinnovamento del mezzogiorno; ma lui stesso tradì in maniera quasi ignobile quelle speranze, consegnando il sud ai Savoia e di fatto al mantenimento dello status quo. Ecco, mi pare che ormai da molti anni sia in atto – non tanto nei libri di storia, che riescono a fotografare meglio la complessità della faccenda, quanto nella pubblicistica, nei romanzi e negli articoli – un’operazione di semplificazione storica, secondo cui il sud aveva le forze per uscire dal vicolo cieco in cui stava entrando ma il “cattivo” Garibaldi e i “cattivi” piemontesi ne tradirono le speranze, uccidendone le aspettative. Una tesi che ha anche una parte di verità, ovviamente, ma che in realtà non tiene conto di molti altri fattori. Sì, Garibaldi mise da parte i propri ideali democratici, e questo lo sappiamo tutti; represse anche duramente certe manifestazioni popolari, e anche questo lo sappiamo tutti; ma non gli imputerei tutti i mali del sud. Altrimenti non si spiegherebbe perché Pisacane, solo tre anni prima, era stato rifiutato da quello stesso sud. O come i fratelli Bandiera, quindici anni prima, avevano subito la stessa sorte. Le questioni sono sempre complesse e raramente c’è un unico colpevole; e di Garibaldi si può dire tutto, credo, ma difficilmente che fosse un “traditore della causa”, visto che per “la causa” perse moglie, molti anni della sua vita, la salute. Comunque, se volete leggere l’articolo, lo trovate qui: https://www.editorialedomani.it/idee/cultura/litalia-e-fatta-dai-paesi-traditi-dalle-promesse-di-garibaldi-iiz0cnu7
Quello che ho visto
In lista questa settimana ci sono alcuni classici del passato, un paio di film per bambini molto recenti (uno bello, l’altro tremendo) e una serie TV addirittura brasiliana. Non ho ancora visto, invece, i nuovi episodi de La casa di carta (e non so se li vedrò, perché ho perso un po’ interesse per la serie), ma in compenso domenica, mentre passeggiavo per le montagne, ho incrociato una ragazzina che le stava spoilerando ai propri familiari, quindi credo di conoscere già il colpo di scena finale.
Crudelia (2021), di Craig Gillespie, con Emma Stone, Emma Thompson, Joel Fry: il mio terzo figlio ha sempre avuto una particolare predilezione, tra i cartoni animati della Disney, per La carica dei 101, quindi era d’obbligo prima o poi guardare anche Crudelia, che racconta di come Crudelia De Mon è diventata se stessa. Non mi aspettavo granché da un film che sembrava, nelle premesse, solo una pura operazione commerciale, ma devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso. Niente di trascendentale, ovviamente, ma sia Emma Stone che Emma Thompson sono molto brave e la sceneggiatura è abbastanza frizzante (e poi c’è una colonna sonora ottima). Lo trovate (senza sovrapprezzi) su Disney+.
The Truman Show (1998), di Peter Weir, con Jim Carrey, Ed Harris, Laura Linney: film visto mille volte (e fatto vedere spesso anche a scuola), l’ho guardato ancora una volta perché volevo mostrarlo ai miei figli più grandi, che non avevano mai avuto modo di gustarselo. È piaciuto molto, segno che a quasi 25 anni dalla sua uscita riesce ancora a parlare agli adulti ma anche ai giovani, e che quel mondo profetico del reality show permanente ormai ci pare cosa quotidiana. È un film che, se non lo avete mai visto, va recuperato assolutamente, ma merita anche una seconda o una terza visione. Lo trovate su Netflix.
Ghost in the Shell (1995), di Mamoru Oshii: questa è la prima versione anime di un franchise che in Giappone e in America ha ormai prodotto diversi capitoli. La storia la conoscevo in gran parte già, perché da giovane avevo letto il fumetto, ma non avevo mai avuto occasione di vederne il film animato. Inquietante, fantascientifico, pieno di problematiche filosofiche (sulla vita, l’intelligenza artificiale, il libero arbitrio), ma forse non troppo lineare nel dipanarsi della trama; nel senso che, vedendolo, si rimane anche un po’ confusi e storditi. Lo trovate su Amazon Prime Video.
Mezzogiorno e mezzo di fuoco (1974), di Mel Brooks, con Cleavon Little, Gene Wilder, Harvey Korman: non sono mai stato un ammiratore sperticato di Mel Brooks. Penso che abbia fatto alcuni ottimi film (soprattutto Frankenstein Junior e Per favore, non toccate le vecchiette, che qualche anno fa facevo vedere ai miei studenti per discutere di black humor), ma anche tante pellicole abbastanza grossolane. Mezzogiorno e mezzo di fuoco è stato il suo primo, grande successo ed in effetti è ancora molto divertente (oltre che politicamente scorrettissimo). Racconta di un nero che diventa sceriffo in una città del far west piuttosto razzista e lo consiglio, se siete amanti della commedia e della parodia.
Me contro Te - Il film: La vendetta del Signor S (2020), di Gianluca Leuzzi, con Sofia Scalia, Luigi Calagna, Michele Savoia: mi ci hanno costretto, non chiedetemi di più.
La cosa più bella (2019), serie TV con Maria Casadevall, Leandro Lima, Patrícia Dejesus: è una serie TV che mi è stata consigliata, ancora qualche mese fa, da una mia allieva da poco diplomata. Non avevo ancora avuto tempo di vederla, ma finalmente sono riuscito a guardarmi un paio di episodi (la trovate su Netflix). È ambientata nel Brasile degli anni ‘50 e incentrata, almeno finora, su alcune donne che prendono consapevolezza della loro forza. Il guaio è che è solo in portoghese, con al massimo i sottotitoli in italiano. Non per tutti, dunque, ma per ora ben fatta.
Quello che ho pensato
C’è un tema che ha catalizzato la mia attenzione, questa settimana: e riguarda la polemica contro il green pass e il possibile obbligo vaccinale, di cui si discute da giorni. Non voglio entrare a gamba tesa sull’argomento, anche perché si rischia solamente di ribadire cose già dette; piuttosto mi hanno colpito due diverse dichiarazioni di altrettanti filosofi, Massimo Cacciari e Gianni Vattimo. Entrambi, pur con toni differenti, hanno espresso un concetto simile: cioè che in linea di principio, secondo loro uno Stato non può mai imporre ad un proprio cittadino qualcosa che sia rischioso per la salute dello stesso, neppure per tutelarsi. E quindi, nel caso specifico, lo Stato può invitare i cittadini a vaccinarsi, può anche fare campagna perché i cittadini si vaccinino, ma non può imporre un obbligo vaccinale, visto che il vaccino stesso non è sicuro al 100% e presenta qualche rischio, seppur minimo; la decisione di vaccinarsi deve essere per forza libera.
Ecco, è proprio questo ragionamento che mi ha colpito, soprattutto per le implicazioni che secondo me lascia aperte. Se prendiamo per vero l’assunto di Cacciari e Vattimo, secondo me infatti si delinea un tipo di comunità ben diverso da quello a cui eravamo abituati un tempo; un tipo di comunità – mi verrebbe da dire – in cui il diritto del singolo prevale sul diritto del gruppo. Faccio un esempio, per spiegarmi meglio: immaginate di vivere nella Polonia dell’estate del 1939. Il 1° settembre, Hitler e le truppe tedesche vi invadono. A quel punto lo Stato chiama alle armi i cittadini; ma la sua “chiamata” non è un invito; è un ordine, ovviamente. La coscrizione obbligatoria questo è: un obbligo, dal quale si può essere esentati solo in determinate circostanze (per fragilità di salute, perlopiù). Ora, in quel caso lo Stato impone ai cittadini qualcosa che presenta enormi rischi: andare in battaglia contro la Wehrmacht, ammetterete, è molto più rischioso per la propria incolumità che farsi iniettare una dose di vaccino. Eppure, nel nostro immaginario, la Polonia del 1939 farebbe benissimo a chiamare alle armi il proprio popolo: e lo farebbe per difendere se stessa, per difendere quello stesso popolo, per difendere gli ebrei polacchi e così via. Insomma, normalmente consideriamo legittimo che uno stato chieda ai suoi abitanti di rischiare la propria vita quando il bene collettivo viene pesantemente minacciato: e questo perché l’idea di comunità che avevamo in mente, nel Novecento, era quella di un gruppo in cui il diritto appunto del gruppo in certi casi prevaleva (anche se non annullava) quello del singolo. Cacciari e Vattimo sembrano essersene dimenticati, sembrano non prendere neppure in considerazione questa obiezione, forse perché non considerano il Covid un nemico mortale quanto un esercito invasore (ma, stando al numero dei morti, lo è); o forse perché non ragionano più nel modo in cui ragionavano i nostri padri, o forse ancora perché non si rendono conto della dialettica tra singolo e comunità, per cui più dai al primo, più togli al secondo, e viceversa. Insomma, il tema è complesso, e un po’ mi è dispiaciuto leggere da Cacciari e da Vattimo parole francamente semplicistiche, frutto di riflessioni piuttosto affrettate (o che a me sono sembrate tali). E voi, che ne pensate?
Quello che ho registrato e pubblicato
Sul versante di video è stata la settimana delle nuove rubriche, o quantomeno dei progetti a lungo termine. Settembre, d’altra parte, è un po’ il gennaio di chi vive nella scuola, e quindi è inevitabile incappare nei buoni propositi.
Così parlò Zarathustra: audiolibro e spiegazione parte 1: come già annunciato sopra, ho iniziato la lettura completa e commentata del capolavoro di Nietzsche. La prima parte (da quasi 50 minuti) è già bella corposa e secondo me merita attenzione:
Sant’Agostino: l’anima e la grazia: quando, più di un anno fa, registrai il primo video su Agostino di Ippona, lasciai fuori alcuni temi che in quel momento non riuscivo a trattare con la dovuta calma. Oggi li ho ripresi e spiegati: si parla di anima, di grazia, di eresie e di salvezza:
Il Museo Egizio di Torino: quest’estate mi sono mosso parecchio con la famiglia. E questo mi ha dato l’idea per creare una nuova rubrica, il Travel Club storico-filosofico, con mete adatte a chi vuole scoprire la storia o la filosofia viaggiando. Si parte da Torino e in particolare dal suo bellissimo Museo Egizio:
Cesare e la conquista della Gallia: prosegue anche il nostro percorso di storia romana, con una delle pagine più celebri della storia militare antica, cioè la conquista della Gallia da parte di Cesare e delle sue legioni:
Il Sofista di Platone (per il podcast “Dentro alla filosofia”):
L’evangelizzazione dei nativi e l’impero portoghese (per il podcast “Dentro alla storia”):
Crescita demografica e costo della vita nel ‘500 (per il podcast “Dentro alla storia”):
Cosa c’è in arrivo
A livello di video, ce ne sono già in programma alcuni che dovrebbero uscire nei prossimi giorni:
uno, conclusivo, sulla storia dell’Unione Europea negli ultimi vent’anni;
uno sulla guerra civile tra Cesare e Pompeo;
uno con la seconda puntata della lettura dello Zarathustra;
senza contare i podcast, col Filebo e il Timeo di Platone e l’agricoltura e i salari nel ‘500.
In più, vorrei però anche riprendere a breve con le dirette serali, magari proprio il lunedì sera. Non so ancora se comincerò dal 13 o più avanti. In ogni caso, la mia idea sarebbe quella di prendere spunto da un libro o da un film di cui parlo qui e, interagendo anche con la chat, provare a ragionare in maniera più approfondita sui temi (storici e/o filosofici) che quell’opera mette in campo. A voi, quali interesserebbero di più? Scrivetemelo, rispondendo a questa mail.