Qualche riflessione per il Giorno della Memoria e l'utilizzo dei simboli della Shoah, ma anche varie note su Matrix Resurrections, Arcane, Nietzsche, J.K. Rowling e le filosofe di inizio Novecento
Chi mi scrive con regolarità avrà notato che da un po’ di tempo sto cominciando a perdere colpi: ogni tanto non rispondo a qualche mail o a qualche commento, non ricambio il follow sui social network o cose del genere. Mi dispiace, ma credo che sia inevitabile: siete ormai in molti e faccio fatica a star dietro a tutto, soprattutto adesso che ho pure tre figli su quattro in DAD (mi sono ridotto a lavorare da un cantuccio in camera da letto, visto che non c’era spazio altrove). Credo, anzi, che – se il canale continuerà a crescere con questi ritmi – sarà sempre più spesso così: me ne dispiace ma è inevitabile. Proverò a rispondere più che potrò, anche se credo che certe risposte ricorrenti troveranno sempre più spesso spazio su questa newsletter, che è nata anche con questo scopo: quello di rispondere collettivamente a più persone, almeno ogni tanto.
Prima di cominciare con la solita carrellata di libri, film e video, vorrei segnalarvi questo: il Tractatus di Wittgenstein è entrato nel pubblico dominio e alcuni volontari si sono occupati di tradurne una versione libera da copyright. La trovate qui: dato che si tratta di una delle opere fondamentali del Novecento, se non l’avete mai letta vale la pena di recuperarla. E ora, procediamo.
Quello che ho letto
Questa settimana ci sono in elenco un paio di libri finiti, entrambi di filosofia; e un romanzo breve iniziato, soprattutto per far contenta mia figlia (ma magari faccio contenti anche voi).
Le visionarie. 1933-1943. Arendt, De Beauvoir, Rand, Weil e il pensiero della libertà di Wolfram Eilenberger: ne ho parlato più volte nelle settimane scorse ma in questi giorni – anzi, per essere precisi proprio oggi pomeriggio – sono riuscito a finirlo. Che dire? A me è piaciuto e lo consiglio caldamente. Certo, non è un libro perfetto, presenta qua e là qualche forzatura soprattutto nel tentativo di creare un parallelismo tra quattro donne che sono tra loro anche piuttosto diverse e che nel decennio preso in esame – tra il 1933 e il 1943 – vissero esperienze non sempre sovrapponibili; ma in ogni caso mi pare un racconto che vale la pena di affrontare. Per chi si è perso le puntate precedenti, in questo libro Eilenberger – che è un giovane professore di filosofia tedesco – ripercorre dieci anni di vita di Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, Simone Weil e Ayn Rand, mescolando la loro biografia con le loro riflessioni filosofiche, cercando punti in comune e dissonanze. L’operazione è interessante, soprattutto perché il tema centrale pare essere questo: si può essere davvero liberi in un mondo segnato dai totalitarismi? Meglio ancora: si può essere davvero liberi considerando che la nostra vita deve sempre essere vissuta anche in relazione agli altri, e che questi altri ci condizionano, fino quasi a schiavizzarci? Per la Arendt, ebrea in fuga dalla Germania nazista, gli altri erano gli antisemiti ma a volte anche gli stessi ebrei come lei; per la De Beauvoir gli altri erano Sartre e i loro rispettivi amanti; per Rand erano i “collettivisti”, cioè tutti quelli che non vivevano al massimo grado l’egoismo nietzschiano; per Weil erano gli ultimi, a cui la filosofa – ebrea quasi convertita al cattolicesimo – voleva sacrificare la propria vita. Lungo tutto il libro schiavitù e libertà sono rifuggite, scelte, avversate e rincorse, con uno stile narrativo a tratti anche molto accattivante. Peccato solo per il titolo italiano, che è fuorviante: in originale suonava come “Il fuoco della libertà. La salvezza della filosofia in tempi bui”, che mi sembrava onestamente più appropriato.
Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche: come vedrete anche più sotto, è appena uscita su YouTube la penultima puntata della mia lettura integrale del Così parlò Zarathustra, ma in realtà è già pronta anche la puntata conclusiva, che uscirà credo giovedì. Così posso dire di aver finito di leggere per la seconda volta in vita mia il capolavoro di Nietzsche. È stata un’impresa ciclopica: 20 puntate della durata di 40-60 minuti l’una, perché nei video non leggevo soltanto lo scritto di Nietzsche, ma lo commentavo e lo spiegavo. Comunque è fatta e direi che ne è valsa la pena, perché a furia di spiegarlo anche in video mi pare ora di possederlo meglio. Se volete recuperare tutte le puntate, le trovate qui.
Il maialino di Natale di J.K. Rowling: questo, come scrivevo all’inizio, è il libro che ho promesso a mia figlia di leggere. Lei l’ha ricevuto per Natale e l’ha finito tutto d’un fiato; ora vuole parlarne con me e quindi mi trovo costretto a imbarcarmi in questa lettura. È, come si capisce dal titolo, un libro per bambini: il protagonista, almeno finora, è un certo Jack, proprietario non di un orso di peluche ma di un maialino di peluche. I suoi genitori (del bambino, non del peluche) hanno appena divorziato e lui si è dovuto trasferire, cominciando anche a frequentare una nuova scuola, dove ha appena conosciuto una bambina più grande. Vediamo. Probabilmente non serve che lo dica perché lo sapete già tutti, ma l’autrice è la creatrice di Harry Potter.
Quello che ho visto
Ci sono due film e una serie, invece, nell’elenco delle visioni della settimana. Il primo film è uno dei più attesi degli ultimi mesi, a cui, nel mio personale database, ho dato un 6½…
Matrix Resurrections (2021), di Lana Wachowski, con Keanu Reeves, Carrie-Anne Moss, Yahya Abdul-Mateen II: sì, l’ho visto. E devo dire che le recensioni che ho letto in questi giorni – perlopiù cattivissime – mi sembrano ingenerose nei confronti della pellicola. Certo, Matrix Resurrections non è Matrix e non gli va neppure vicino; ma io ero rimasto un po’ deluso anche dal secondo e terzo capitolo della saga, quindi non è che mi aspettassi moltissimo da questo quarto film. E questo “non moltissimo”, ovvero “qualcosa ma non troppo”, tutto sommato è arrivato. La pellicola gioca un po’ con la nostalgia, si sviluppa abbastanza bene nella prima parte e in fondo dà ai fan quello che i fan vogliono vedere. Poi, come al solito, un po’ si perde, si piace troppo, e così facendo ci rimette in fluidità e coerenza. Però francamente in giro si vede anche di peggio, quindi direi che l’ultima fatica di Lana Wachowski alla fine dei conti risulta più che sufficiente. La storia? Neo non sa più di essere Neo, visto che vive da anni come un banale programmatore di videogiochi all’interno di Matrix. Ha qualche istinto suicida, che un analista lo aiuta a controllare, e una strana attrazione per una donna che vede spesso in un caffè (donna che in realtà è Trinity, ma non sa di essere Trinity). Almeno fino a quando dei ribelli non provano ad estrarlo da Matrix…
Giovani si diventa (2014), di Noah Baumbach, con Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver: mi ci sono imbattuto su Prime Video e ho cominciato a guardarlo con la moglie e i figli pensando che fosse una banale commediola sulla mezza età, come se ne vedono parecchie. Invece non lo è. Certo, c’è qualche gag sugli acciacchi e sui quarantacinquenni che cercano di vivere come se avessero ancora vent’anni, ma il film è molto più triste di come poteva sembrare. Il protagonista – interpretato da Ben Stiller – è infatti un documentarista in crisi, che si vede soffiare sotto il naso i progetti migliori da un arrembante giovanotto (interpretato da Adam Driver), che almeno all’inizio si presenta come un suo grande fan ed amico. Ma soprattutto è il tono tremendamente amaro a stupire. Il regista, Baumbach, è quello di Storia di un matrimonio, sempre con Driver e Scarlett Johansson. Non so dire, comunque, se il film mi sia realmente piaciuto: ha alcuni momenti riusciti ed altri meno.
Arcane, episodi 1.01-1.02-1.03 (2021): questa è una serie a cartoni animati che, nelle ultime settimane, pare aver spopolato su Netflix. Se siete giovani, ne sapete sicuramente più di me, mentre se avete la mia età o oltre probabilmente non ne avete mai neppure sentito parlare. Io l’ho guardata perché il figlio maggiore, appassionato del videogioco League of Legends, mi ha quasi costretto. Direte: cosa c’entra un videogioco con una serie a cartoni animati? Be’, Arcane – se ho capito bene – è il prequel al videogioco, cioè presenta le origini dei personaggi che poi sono protagonisti di League of Legends. Poste queste premesse, uno si aspetterebbe una serie estremamente commerciale, pomposa e prevedibile; invece devo dire che le prime tre puntate (che costituiscono un primo arco narrativo) sono molto belle e cariche di tensione, oltre che ottimamente realizzate dal punto di vista tecnico. L’ambientazione è fantascientifica, anzi direi steampunk: da un lato, c’è l’evoluta città di Piltover, dove scienza e magia tendono a mescolarsi; dall’altro, ci sono i bassifondi di Zaun, dove vivono ladri di strada e reietti. E le due dimensioni ovviamente entrano in conflitto.
Quello che ho pensato
Questa settimana si celebrerà la Giornata della Memoria. Vista la situazione caotica delle scuole, ognuno, credo, cercherà di riflettere a modo suo, nel suo piccolo, con le sue classi. Io ne ho parlato proprio questi giorni coi miei ragazzi e credo che proporrò una classica lezione – che però a loro non ho mai fatto, perché sono anni che non la ripresento – sul caso Eichmann.
Uno spunto a cui però vorrei accennare sia là che in parte qui è quello dell’uso sempre più frequente di simboli dell’Olocausto in contesti che con l’Olocausto non hanno nulla a che fare. Mi riferisco al fatto che ormai tutti credono di essere vittime della Shoah per qualsiasi quisquilia o imposizione. Proprio questo pomeriggio ho letto, ad esempio, le dichiarazioni di Robert F. Kennedy Jr., leader no-vax che ha sostenuto, in pratica, che la condizione di chi rifiuta il vaccino sia addirittura peggiore di quella patita da Anna Frank (qui le sue dichiarazioni), perché Anna Frank poteva quantomeno provare a nascondersi mentre ai no-vax, par di capire, non è rimasto neppure quello.
Ora, al di là di tutto, io penso che frasi di questo genere, oltre a fare un certo orrore, siano preoccupanti. Perché implicano che si sia perso completamente il senso della ragione, che si sia ormai preda di un vittimismo che travolge tutto e tutti. Quando un ricco avvocato americano, nipote di un ex presidente americano ed esponente di uno dei clan di maggior potere della storia degli USA, sostiene che Anna Frank era in fondo più fortunata di lui, si è perso il contatto con la realtà; ci si crede perseguitati da tutto e da tutti oltre ogni ragionevole decenza.
Purtroppo, questo non è l’unico caso; avrete letto di Ugo Mattei che è si è paragonato al Comitato di Liberazione Nazionale, tirando in ballo di nuovo la Resistenza contro il nazifascismo; o avrete visto – è capitato anche a me, purtroppo più volte – quei fotomontaggi in cui si paragona Auschwitz a un centro vaccinale.
Bisogna però anche dire che la galassia no-vax (che pure è assai composita, e non si può certo ridurre solo a personaggi di questo tipo) non è l’unica attraversata dalla tendenza a paragonarsi alle vittime della Shoah o più in generale del nazismo. Perfino i neofascisti, ormai, sono soliti usare l’arma del “nazismo” (della Reductio ad Hitlerum, per essere forbiti) contro i loro avversari.
Uno può dire: non c’è più religione, e certo i cretini ci sono in ogni epoca e in ogni famiglia. Vero. Ma non c’è solo questo. Secondo me c’entra anche questo pesantissimo vittimismo che ci portiamo ormai appresso costantemente. Siamo sempre convinti di essere delle vittime, che il mondo sia ingiusto con noi; anzi, di essere le peggiori vittime della storia.
È vero, per carità, che ci sono molte ingiustizie, e che alcune le subiamo anche noi. Ed è vero che non si può sempre dire “Ricordati che c’è chi sta peggio di te”, perché i dolori sono dolori, le sofferenze sono sofferenze e non si può nemmeno troppo sminuirle. Ma bisogna avere il senso della proporzione. Bisogna, assolutamente, essere onesti con se stessi e col mondo. L’obbligo vaccinale o il green pass non sono neppure lontanamente paragonabili alle leggi di Norimberga; le nostre piccole difficoltà quotidiane non hanno la stessa portata delle grandi tragedie dell’umanità. Noi non siamo tutto; il mondo non finisce e non inizia con noi.
Tutto questo problema, infatti, mi pare ricollegarsi a quello che dicevamo già altre volte: che siamo troppo, troppo concentrati solo su noi stessi. Esistiamo solo noi; e se esistiamo solo noi, allora esistono anche solo le nostre sofferenze, che di sicuro pesano di più delle sofferenze altrui. Se esistiamo solo noi, allora nessun altro può dire di aver sofferto quanto noi o perfino più di noi. Siamo vittime quando subiamo quella che riteniamo un’ingiustizia (che poi lo sia davvero, non importa: quello che importa è quello che sembra a me); e siamo eroi quando ci opponiamo a quell’ingiustizia.
E così siamo sempre più circondati da persone con un ego spropositato, che si presentano sempre così: o vittime, o eroi. Quando la verità è che siamo tutti, a ben guardare, piuttosto miseri, piuttosto ordinari, piuttosto banali, perfino nei nostri dolori o nei nostri slanci.
Quello che ho registrato e pubblicato
Ecco anche la sequela dei video e dei podcast di questa settimana.
Tutto Marx in un’ora: ça va sans dire, il video che ha ricevuto più views questa settimana è stato quello col mega-riassunto su Marx. Spero sia chiaro e comprensibile
L’Irlanda del Nord e la Brexit: finiamo la panoramica sull’Irlanda del Nord parlando di come si è evoluta la situazione dopo il referendum sulla Brexit, che ha inciso parecchio soprattutto su questa zona
Cuore di cane di Michail Bulgakov [Book Club storico-filosofico]: avete mai letto questo divertente e intelligente racconto di Michail Bulgakov su un cane che diventa comunista nella Russia degli anni ‘20?
Come muoiono i filosofi (rinascimentali): prosegue la serie di video sulle morti dei filosofi, con personaggi come Giordano Bruno, Galileo Galilei e Francesco Bacone
Così parlò Zarathustra: audiolibro e spiegazione parte 19: penultima puntata, come già annunciato, della lettura integrale del capolavoro di Nietzsche
L’etica stoica (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
Gli effetti della crisi del Seicento sui commerci (per il podcast “Dentro alla storia”)
Cosa c’è in arrivo
E la settimana prossima, cosa uscirà? Ecco quello che mi piacerebbe riuscire a proporre:
l’ultima puntata del Così parlò Zarathustra, come già detto;
un video su Spinoza, che attende da molto tempo;
un video di storia romana su Claudio e Nerone;
per la serie “in un’ora”, anche un video su Rivoluzione francese e Napoleone (ovviamente tutto in un’ora… bisognerà correre);
vari podcast sullo stoicismo a Roma e sulla Guerra civile inglese.
Poi, più avanti, mi piacerebbe anche riprendere a dedicare qualche video a film o libri anche di successo. Vedremo se e quando ci riuscirò.
Intanto vi saluto e vi do appuntamento a lunedì prossimo, quando probabilmente avremo anche un nuovo Presidente della Repubblica. Incrociamo le dita perché sia una personalità equilibrata, autorevole e capace. A lunedì!
Bravo! Come riesci a fare tante cose? Grazie per tutto che ci regali.