Quando la politica spende per avere voti ma non per risolvere i problemi (a proposito di Giorgetti e di dinosauri), senza dimenticare Fall Guy, Aristotele, Giolitti, Coco, Adorno e la coscienza
Che strano mondo che abbiamo attorno! Vi sarete resi conto che in questi ultimi due anni molti degli scenari internazionali che erano ritenuti stabili si sono alterati: prima c'è stata la guerra in Ucraina, che ha sconquassato tutta l'Europa orientale; poi, dopo anni di apparente tregua, è scoppiato il grave conflitto tra Israele e Hamas; e adesso, notizia proprio di ieri, è pure morto all'improvviso il presidente dell'Iran, in circostanze che per ora sono poco chiare.
Giudicare la portata di questi eventi quando ci si è dentro non è mai troppo facile: di guerre nella tormentata Palestina ce ne sono state ormai parecchie, così come lo stesso Putin non è nuovo a iniziative militari; così è difficile dire se questa sia davvero un'epoca di mutamento o se quelle che abbiamo citato non siano solo brevi scosse di assestamento. Di sicuro, però, a noi e a me in particolare pare ogni tanto che tante cose si stiano ridefinendo.
Forse, dopo il 1991, non eravamo più abituati a mettere in discussione questioni basilari come la democrazia o il sistema geopolitico globale; e forse aveva ragione perfino Hegel quando diceva che l'eccesso di pace fa male ai popoli, perché un po’ li rammollisce. O forse, semplicemente, non riusciamo mai a star tranquilli e goderci veramente i risultati che abbiamo ottenuto.
Ad ogni modo, tutte queste questioni le potremo capire meglio solo nel medio periodo, solo nel giro di qualche anno, temo. Intanto qui dalle mie parti si inizia a lavorare agli impegni più impellenti: tra pochi settimane iniziano gli esami di maturità e quindi nei prossimi giorni preparerò una serie di video dedicati al ripasso, ripasso che però penso possa interessare molto anche a chi non va più a scuola da tempo. E poi arriveranno anche dei video sull'attualità e in particolare sulle prossime elezioni europee, visto che anche quella data si sta approssimando. Ma intanto partiamo come sempre dalle cose da leggere e da vedere.
Quello che ho letto
Per quanto riguarda i libri, questa settimana in lista ci sono ben tre saggi e nessun romanzo. Saggi tra loro anche piuttosto diversi, visto che spaziano dalla filosofia contemporanea a quella antica, con anche una punta di economia. Cominciamo.
La mente allargata di Riccardo Manzotti: nella chat online degli abbonati del canale, in questi giorni si è sviluppato un piccolo dibattito attorno alle teorie di Riccardo Manzotti, filosofo italiano specializzato nel campo della filosofia della mente. La colpa è un po’ anche mia: nelle settimane scorse ho parlato infatti anche qui sulla newsletter del testo che Manzotti ha scritto qualche anno fa, appunto La mente allargata, e di recente ho anche rincarato la dose menzionando qualche video (che si può facilmente reperire su YouTube) in cui Manzotti presenta in maniera discorsiva alcuni elementi della sua teoria filosofica. Teoria che è anche piuttosto complessa, ma che, in estrema sintesi, credo di poter riassumere così: secondo il filosofo, non ci sono validi motivi per ritenere che quella che solitamente chiamiamo coscienza sia una funzione interna al nostro cervello. Noi sappiamo che nel cervello avvengono infatti tutta una serie di sinapsi, di stimoli elettrici, ma non sappiamo in nessun modo come si possa passare da queste sinapsi a quella che solitamente pensiamo sia l'immagine del mondo che creiamo dentro di noi. Ebbene, per Manzotti questa immagine in realtà non esiste, è frutto di una secolare illusione che affonda le proprie radici in parte nell'idealismo platonico, in parte nel dualismo cartesiano, e in parte ancora nel lavoro degli empiristi e dei kantiani, che hanno distinto tra fenomeno e noumeno. Secondo Manzotti, infatti, non esistono realmente tali immagini del mondo, ma esiste solo il mondo, che noi percepiamo e con cui interagiamo continuamente, anche durante i sogni e nelle supposte allucinazioni. La mente, quindi, non sarebbe qualcosa di contenuto nel cervello, ma qualcosa che ha a che fare molto di più con il mondo che con la nostra interiorità. La tesi è affascinante, soprattutto perché ci costringe a ridefinire questioni che abbiamo sempre dato per assodate e provate; sugli esiti della riflessione di Manzotti e soprattutto sulle sue proposte di cambiamento di prospettiva, però, mi manterrei ancora un po' cauto: sono circa a metà del libro e, per quanto mi affascini l'idea di una mente che non si trovi necessariamente dentro di noi, non ho ancora del tutto capito perché questa mente dovrebbe trovarsi invece negli oggetti, cioè nel mondo. Sicuramente avrò modo di tornare altre volte sulla questione, anche perché con Manzotti ci ho parlato e so che segue con interesse il canale, quindi a settembre potrà essere interessante organizzare con lui magari anche qualche incontro online per discuterne assieme; intanto, se volete provare a scoprire questa teoria, che non è facile ma si innesta all'interno di un ampio dibattito a livello mondiale, potete comprare il libro a questo link.
Etica Nicomachea di Aristotele: come vi ho già raccontato le settimane scorse, ho iniziato a rileggere l'Etica Nicomachea di Aristotele, perché il libro è stato scelto dagli abbonati al canale come testo di riferimento del prossimo appuntamento del Club del libro. Non è una lettura semplice, ma a dirla tutta neppure eccessivamente difficile: Aristotele, nonostante sia vissuto più di duemila anni fa, ha un modo di procedere estremamente lineare, ordinato, chiaro. Ed è inoltre dotato anche di una certa onestà intellettuale: leggendo le sue pagine ti rendi conto che il filosofo greco non cercava scappatoie o vie semplici, ma provava a chiarire tutti i punti, analizzando seriamente le principali questioni che entravano in gioco, confrontandosi con le dottrine dei pensatori precedenti, ed eventualmente criticandole, ma senza reticenze. Quando lo si studia a scuola, Aristotele dà spesso l'idea del pensatore un po' noioso, troppo moderato rispetto a Platone e troppo poco intenso rispetto agli epicurei o agli storici; però, a ben vedere, rispetto anche allo stesso Platone il suo stile è più chiaro, più lineare, perfino – direi – più convincente, proprio perché vuole mostrarti come fa ad arrivare a certe conclusioni. La lettura certo per me è ancora piuttosto lunga, perché sono a meno di un quarto del volume, però già così mi pare interessante. Se volete leggerlo o, meglio ancora, se volete partecipare anche voi al prossimo Club del libro, il volume lo potete acquistare qui.
Il pasto gratis di Veronica De Romanis: come vi racconterò anche più avanti nella newsletter, questa settimana ho iniziato a leggere un libro uscito da poco, che ho segnalato sui social network come spesso faccio con le iniziative editoriali che mi sembrano più interessanti. Si tratta de Il pasto gratis, scritto da Veronica De Romanis, che insegna economia europea a Stanford, negli Stati Uniti. Il titolo fa capire bene di che cosa si tratta: in economia si usa infatti spesso la formula secondo cui «non esistono pasti gratis» per indicare che quando i politici promettono sovvenzioni a costo zero, in realtà stanno perlopiù mentendo, perché da qualche parte i soldi per forza di cose li prendono. Così gli economisti ci tengono a farci sapere che quando ci abbassano l'età pensionabile, quando varano un nuovo sussidio o quando elargiscono soldi a pioggia, evidentemente tolgono dei fondi ad altri progetti o, peggio, li fanno pagare ai vostri figli. Poste queste premesse, De Romanis si impegna così ad analizzare l'operato dei governi che si sono succeduti in Italia a partire da quello di Matteo Renzi, mostrando come molti di essi hanno alimentato questa retorica del “pasto gratis”, elargendo denaro, spesso per motivi elettorali, senza mostrare che quei soldi prima o poi qualcuno avrebbe dovuto ripagarli. In questo modo, secondo la tesi dell'autrice, si è rotto il patto generazionale e l'Italia sta continuando a vivere al di sopra delle proprie possibilità, chiedendo a chi verrà dopo di sopportare un debito assai gravoso. Nonostante a volte l'autrice propenda forse troppo smaccatamente per l'austerità, mi sembra che molte delle sue analisi siano in larga misura condivisibili, soprattutto perché i dati le confortano: le spese fatte per Quota 100, per gli 80 euro di Renzi o per il reddito di cittadinanza non hanno minimamente generato quel volano per l'economia che i politici promettevano; anzi, sono state spese largamente in perdita. E ora il Superbonus rischia di fare ancora peggio, e anzi già lo sta facendo: è stato varato affermando che avrebbe avuto un costo irrisorio perché avrebbe fatto girare l'economia, ma in realtà ha prodotto molti più danni che benefici per le casse dello Stato, e rischiamo di doverne pagare lo scotto per molti anni. Insomma, una lettura interessante che non dice in realtà molto di più di quello che già sapevamo, ma che mette in fila tutte le varie vicende, dando un quadro desolante soprattutto dell’incapacità della nostra classe politica di vedere più in là del proprio interesse momentaneo. Il libro, se vi interessa, potete acquistarlo qui.
Quello che ho visto
Per quanto riguarda i film, invece, questa settimana in lista ci sono due pellicole e una serie tv, su cui tra l’altro ci soffermeremo anche in un'altra parte della newsletter.
Il problema dei 3 corpi episodi 1.07 e 1.08 (2024), di David Benioff, D.B. Weiss e Alexander Woo, con Saamer Usmani, Marlo Kelly, Jess Hong: innanzitutto devo dirvi che a Il problema dei tre corpi questa settimana ho dedicato un video specifico, che trovate più avanti, nella sezione Quello che ho registrato e pubblicato. Si tratta di un video in cui cerco di raccontare brevemente la trama della serie e di confrontare quest'ultima con il libro da cui tutto è stato tratto; soprattutto, nell'ultima parte del video cerco anche di mettere in evidenza alcuni temi filosofici che emergono per la verità più nel romanzo che nell'adattamento televisivo, ma che mi sembrano molto interessanti. E lo faccio anche leggendo un paio di passi importanti del libro, che purtroppo nella serie non hanno potuto trovare spazio ma che meritavano, a mio avviso, maggior fortuna. Ad ogni modo, quel video l'ho fatto dopo aver terminato la visione della prima stagione della serie e dopo aver saputo, proprio in questi giorni, che lo show è stato rinnovato per una seconda annata, superando le titubanze da parte di Netflix (Il problema dei tre corpi sembra infatti essere andato bene ma non benissimo a livello di ascolti). Da un lato, come ho detto anche nel video, sono contento di questa notizia perché la serie mi pare tutto sommato discreta, migliore rispetto ad altre produzioni uscite negli ultimi tempi, e se anche tradisce una buona parte delle speranze degli appassionati, fa comunque il suo dovere; dall'altro lato, però, mi rimane anche un po' d’amaro in bocca per un libro che era davvero straordinario e che forse, con qualche sforzo in più, sarebbe potuto essere stato adattato con maggior fedeltà. Certo, non è detto che mantenendo i personaggi del libro e introducendo qualche tirata filosofica in più la serie sarebbe andata meglio a livello di ascolti; anzi, probabilmente avrebbe fatto flop, ma penso che chi ha amato il romanzo abbia avuto, sotto sotto, questo forte desiderio. In ogni caso, soprattutto se non avete mai letto il romanzo di Liu Cixin, la serie merita una visione: la trovate su Netflix.
The Fall Guy (2024), di David Leitch, con Ryan Gosling, Emily Blunt, Aaron Taylor-Johnson: con un certo ritardo, in questi giorni sono andato anche al cinema a vedere The Fall Guy, film di cui si è parlato abbastanza nelle ultime settimane, anche perché è interpretato dal sempre più bravo Ryan Gosling. La storia è liberamente tratta da una vecchia serie tv degli anni '80, Professione pericolo: al centro della trama c’è infatti uno stuntman molto abile nel suo lavoro, che però viene coinvolto suo malgrado in un misterioso affare di sparizioni e omicidi, mentre tenta anche di rimettere in piedi una travagliata storia d'amore con una operatrice di macchina. La trama però, ovviamente, conta in realtà pochissimo: il film è pensato per offrire una serie di incredibili scene d’azione e inquadrature spericolate, ma soprattutto anche per scherzarci sopra. Il pregio maggiore di questa pellicola, infatti, è che non si prende affatto sul serio, scherza su di sé e su tutto l'apparato hollywoodiano, e proprio per questo riesce a uscire sostanzialmente indenne da una serie di avvenimenti che sembrano troppo assurdi per sembrare veri. Se poi a questi pregi aggiungete il già citato Gosling e una brava Emily Blunt, avete un film magari senza troppe pretese, ma sicuramente di grandi intrattenimento. Se siete fortunati, lo trovate ancora al cinema.
Coco (2017), di Lee Unkrich e Adrian Molina: Coco, il film della Pixar di qualche anno fa, non rappresenta certo una novità, né per voi né per me. Io l'ho già visto credo due o tre volte, come spesso accade nelle famiglie in cui ci sono vari bambini che scorrazzano per casa. Questa settimana, però, i miei due figli più piccoli mi hanno chiesto di rivederlo, perché non ne ricordavano più tanto bene la trama, e così, visto che su Disney+ questi classici sono sempre disponibili, l'abbiamo guardato assieme. Devo dire che negli ultimi anni la Pixar, a mio avviso, ha perso molto del mordente che aveva alle sue origini e i suoi ultimi film, per quanto spesso ben fatti, non mi prendono più come un tempo. Coco, però, nonostante appartenga alle pellicole più recenti, mi sembra sia riuscito a recuperare i fasti delle origini, con una storia fresca, anche a suo modo adulta e allo stesso tempo divertente e intelligente. La trama credo la conosciate più o meno tutti: nel Messico dei nostri giorni un ragazzino, Miguel, si dimostra particolarmente appassionato di musica, anche se viene ostacolato in questa sua passione dalla famiglia, che odia quella particolare forma d'arte. Quell’astio ha una radice profonda: deriva dal fatto che il bisnonno del ragazzo era appunto musicista, che però abbandonò la famiglia per inseguire una carriera nel mondo dello spettacolo. Tramite un vero e proprio viaggio nel mondo dei morti, però, Miguel scoprirà che le cose stanno in maniera diversa e riuscirà a riabilitare la memoria del progenitore, riuscendo anche a convincere i propri parenti a lasciarlo suonare. Il film è molto bello sotto diversi punti di vista: per quanto riguarda l’aspetto visivo è ineccepibile, ma anche la strana commistione tra gusto statunitense e messicano sembra funzionare piuttosto bene. In più c'è anche una buona dose di azione e ci sono dei cattivi degni di questo nome, senza comunque dimenticare un buon quantitativo di umanità. Il film, se vi interessa, lo trovate come detto su Disney+.
Quello che ho pensato
La mia opinione sulla politica non è, in tutta onestà, delle migliori; o, meglio, non lo è per quanto riguarda l’attuale stato della politica italiana. Da ormai troppo tempo, infatti, la nostra classe dirigente ci dà prova spesso e volentieri di aver messo da parte l'idea di fare qualcosa di buono per il paese, optando per una scommessa decisamente più cinica: quella di puntare tutto sull’ignoranza (o sulla “pancia”, che è la stessa cosa) degli italiani.
Non voglio farne un discorso qualunquista o antipolitico, perché so bene che in realtà, di fianco a certi personaggi poco raccomandabili, ce ne sono altri che si impegnano e lavorano animati da vero spirito di servizio; però è deludente e svilente notare che molto spesso a far carriera siano quei politici che invece giocano a fare i furbi con il pensiero più superficiale degli elettori.
Due esempi, a mio avviso, questa settimana rinforzano ulteriormente questa impressione: il primo riguarda i conti pubblici, il secondo la scuola.
Partiamo dal primo: forse avrete letto del duro scontro che c'è stato all'interno della maggioranza riguardo al cosiddetto Superbonus, la misura varata dal secondo governo Conte – e quindi da Movimento Cinque Stelle e PD, ovvero il centro-sinistra – per rendere più facile la ristrutturazione delle case. È abbastanza assodato da chiunque abbia studiato quella faccenda che il Superbonus sia stato e continui ad essere assai oneroso per le casse dello Stato, difficilmente sostenibile nel lungo periodo. E, come dimostrano diverse analisi, che sia costato troppo rispetto al PIL che ha generato. Insomma, per chiunque si trovi a fare i conti e a cercare di farli quadrare, il Superbonus è stato un errore. Certo, per altre categorie, come gli italiani che ristrutturano la casa o gli imprenditori edili che così hanno molto lavoro, i vantaggi sono stati notevoli; ma si tratta di vantaggi che prima o poi tutta la collettività dovrà pagare.
Ora, nonostante sia stata la misura più dispendiosa per le casse dello Stato degli ultimi anni, nessuno pare volersi assumere l'onere – a livello politico – di limitarla o cancellarla. Il ministro Giorgetti, il responsabile del bilancio, ha insistito più volte affinché si facesse qualcosa, ma la sua stessa maggioranza sembra remargli contro, cosa tra l'altro facilmente comprensibile se si considera che il suo stesso partito, la Lega, da anni porta avanti campagne contro l'austerità, contro chi vuole tenere a posto i conti pubblici, in favore di spese “facili”. Solo per fare un ulteriore esempio: l'altra grave spesa che ha dato un colpo ai conti pubblici negli ultimi anni è stata Quota 100, una misura fortemente voluta da Matteo Salvini (per guadagnarsi il consenso degli italiani vicini alla pensione).
In pratica, da molto tempo si usano soldi pubblici – da sinistra a destra – per guadagnarsi il favore degli italiani, a cui tra l’altro sembra interessare davvero poco della provenienza di quei fondi. È come andare al ristorante e vedersi arrivare dei politici che dicono: «Oggi due portate ve le offriamo noi: mangiate pure quanto volete, e ricordatevi poi di votarci». Solo che quelle due portate non te le offrono davvero loro: le lasciano da pagare ai tuoi figli. E tu sembri non accorgertene, e magari vai pure a votarli. Insomma, quasi tutti i partiti sono alla fine dei conti responsabili di questo sfacelo e però, pur sapendolo, fanno di tutto per non assumersene la responsabilità.
Il secondo esempio di una politica più attenta al facile consenso che a fare le cose che servono ci arriva dalla scuola. Avrete letto, forse, anche della polemica relativa all’insegnamento della storia dei dinosauri alla scuola primaria, innescata dal ministro Valditara. Ma quello è forse il problema minore: la questione più interessante – che rischia di passare sotto silenzio – è che il ministro in questi giorni ha creato anche una commissione per la revisione delle Indicazioni nazionali che sembra avere a cuore problemi politici e direi addirittura identitari, e ben poco invece lo stato dell'arte della nostra istruzione.
Come è stato sollevato da diversi storici (ad esempio anche qui), guardando la composizione di quella commissione c'è infatti una cosa che balza subito agli occhi: in lista non c'è nemmeno uno storico. In passato, in genere era normale trovare in commissioni del genere un insieme di pedagogisti, storici, esperti disciplinari e formatori di vario tipo; oggi il gruppo nominato da Valditara è invece formata solo da pedagogisti, e già questo è significativo.
Ma il punto focale è che non si tratta di pedagogisti qualsiasi. A dirigere questa commissione c’è infatti la professoressa Loredana Perla, autrice da pochi mesi del volume Insegnare l’Italia, scritto assieme a Ernesto Galli della Loggia. Un libro dalla presentazione piuttosto chiara (che riporto pari pari): «Se la scuola deve servire a formare buoni cittadini, per essere pedagogicamente efficace dovrebbe affrontare soprattutto quegli aspetti che agli occhi dei bambini e degli adolescenti rivestono una immediata familiarità e importanza: l’Italia, la sua storia, la sua geografia, la sua cultura. In una parola, la sua identità. Un tema visto negli ultimi decenni con profonda diffidenza, soprattutto per ragioni ideologiche, e che invece è al centro della proposta di insegnamento presentata in queste pagine. Non una semplice formulazione di nuovi contenuti didattici né un modo nuovo di articolare quelli tradizionali, ma qualcosa di più grande e diverso: dare un significato del tutto nuovo al senso dei programmi di alcune materie d’insegnamento dei primi due cicli della scuola dell’obbligo e, forse, all’intero ambito dell’istruzione nel nostro Paese».
Ora, a me fa specie che si dica che questo è un modo di affrontare l’istruzione in modo “non ideologico”, e poi però questo cambiamento venga portato avanti senza sentire gli specialisti, e dal governo più ideologico degli ultimi trent’anni. Sul “Made in Italy”, in questo esecutivo, hanno provato a creare addirittura un liceo; sull’italianità dei prodotti stanno facendo battaglie – a volte al limite del ridicolo – un po’ tutti i ministri (con tanto di sequestro di auto Fiat prodotte all’estero); ed è tutto un profluvio di parole d’ordine come “nazione”, “Mameli”, “storia patria” e via discorrendo.
Non che sia una brutta cosa, la cosiddetta “storia patria”. E sono d’accordissimo sul fatto che, in linea di principio, i ragazzi nell’apprendere dovrebbero partire da ciò che è loro vicino. Ma se vogliamo essere onesti, quello che è a loro più vicino non è certo l’Italia: è la loro città, il loro quartiere; forse, al massimo, la loro provincia o regione. Quindi, se davvero si vuol partire dalle radici che i bambini toccano con mano, bisogna portarli in piazza a calcare le strade cittadine, non certo a Roma.
E poi, aggiungerei: partire da lì per allargarsi rapidamente al mondo. Non capisco quest’ansia, nell’anno 2024, per chiudersi dentro gli angusti confini di un paese, in un’Italia che è sempre più inevitabilmente multiculturale e aperta al mondo. Se si è contrari a un eccesso di ideologia alla base dei programmi – e su questo potrei essere d’accordo –, si dev’essere contrari anche a una proposta come quella governativa che pare ideologica fin dalle premesse.
Ma il problema non è tanto questo: un po’ più d’Italia nel programma non cambierà nulla, con buona pace di Valditara e della Meloni, che credono di poter modificare il mondo (e frenare quello che avviene ovunque) a forza di leggi. Il problema è un altro: che si perde tempo ed energie, anche qui, in questioni che non servono a niente.
Perché fare propaganda (tra l’altro pretestuosa) su cosa si insegna alle elementari, se l’inno d’Italia o i dinosauri? Dal punto di vista della formazione dei futuri adulti, insegnare i dinosauri o l’inno non cambia nulla, avrà un impatto minimo, impercettibile. È una battaglia che, davanti ai mille problemi della scuola, non risolve nulla. E però funziona alla stessa maniera dei Superbonus: porta voti. Perché queste riforme si fanno per lo stesso motivo per cui si abbassa l’età pensionabile: non perché ce ne sia davvero necessità, non per migliorare le cose, ma per avere un’arma in più in campagna elettorale.
La politica da ormai molti anni in Italia è praticamente, il più delle volte, questo: andare al governo e iniziare a fare cose che magari non servono a niente, e a volte fanno pure gravi danni, solo per poi poter avere qualcosa da presentare agli elettori, qualcosa per cui farsi votare. Anche perché gli elettori, instupiditi, non capiranno che quelle misure non servono a niente o fanno addirittura male, e voteranno contenti e beati.
È uscito da poco un libro di cui ho parlato anche più sopra: si intitola Il pasto gratis ed è scritto da Veronica De Romanis (se vi interessa, lo trovate qui). Mette in fila tutte le spese pazze che la politica ha compiuto in questi anni per accontentare l’elettorato, senza badare a quanto sarebbero poi costate a quello stesso elettorato. Tra le tante cose, fin da subito, l’autrice si scaglia contro il Superbonus che è costato più di 130 miliardi di euro (dati di marzo, chissà come siamo messi ora). Vi faccio notare che la spesa annuale per la scuola, in Italia, si attesta attorno ai 60 miliardi di euro (non trovo dati aggiornatissimi, ma dovremmo essere più o meno lì). Quindi il Superbonus ci è finora costato il doppio di quanto spendiamo per tutta l’istruzione in un anno: e poi non ci sono i soldi per le aule, per i professori e via discorrendo. Ad esempio, la classe di mio figlio, alle superiori, l’anno prossimo verrà scorporata e riaccorpata, arrivando a contare 29 alunni: però la priorità sono i dinosauri e l’inno di Mameli, o le facciate della medio-alta borghesia.
Che poi, a essere onesti, non è neppure troppo colpa dei politici, tutto questo: perché siamo noi che dovremmo far la guardia a loro. Se arriva uno che ci promette la luna (e magari ce l’ha pure già promessa, fregandoci, in passato), siamo in realtà fessi noi a credergli, non lui a provarci.
Quello che ho registrato e pubblicato
Facciamo il punto, ora, sui video e sui podcast che sono usciti in questa settimana:
Gli ebrei e l'antico regno di Israele: un video di storia antica per introdurre uno dei tanti popoli dell’area del vicino oriente, ma importante sotto diversi punti di vista
Tutto Crispi e Giolitti in meno di un’ora: un grande riassunto della politica italiana tra fine Ottocento e inizio Novecento
Il problema dei tre corpi: libro e serie tv: gli aspetti filosofici di una delle serie di cui più si è discusso nelle ultime settimane
"Sulla libertà" di Stuart Mill - parte 16: penultima puntata della lunga serie dedicata al capolavoro di John Stuart Mill
Le idee semplici di John Locke (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
La nascita della Società delle Nazioni (per il podcast “Dentro alla storia”)
Il mito del buon selvaggio
Quello che devi fare per seguirmi sui social
Ah, prima di dimenticarci vi lascio anche un veloce “reminder” di dove e come mi potete trovare sui social:
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Quello che puoi fare per sostenere il canale
Se quello che faccio vi piace e volete darmi una mano a farlo sempre meglio (con attrezzatura nuova, libri nuovi ed altro ancora), potete sfruttare alcune modalità di sostegno che ho implementato per voi. In primo luogo ci sono gli abbonamenti, che trovate esposti qui di seguito; poi c’è il merchandising se vi piacciono le magliette, ci sono le donazioni se vi trovate meglio con Paypal (altre info sempre qui di seguito) e, infine, ci sono libri che non fanno mai male e che ci fanno arrivare qualche centesimo di euro. Ecco, a tal proposito, i nostri consigli della settimana.
Dialettica dell’illuminismo di Max Horkheimer e Theodor W. Adorno: se c'è un testo fondativo di quella che è stata chiamata dagli studiosi la “Scuola di Francoforte”, esso è sicuramente Dialettica dell'illuminismo, volume che venne scritto a quattro mani da due dei più importanti filosofi tedeschi del secondo Novecento, Horkheimer e Adorno. Si tratta di un volume in cui i due filosofi analizzano l’evoluzione della ragione nell’età moderna e contemporanea, mostrandone la forza ma anche i pesanti limiti, soprattutto in chiave sociale. Tenete conto che molta della sociologia del Novecento parte da qui, e quindi questo volume va assolutamente letto almeno una volta nella vita. Il libro può essere acquistato qui.
sui social questa settimana ho segnalato come al solito diversi libri appena usciti che mi paiono interessanti, una sorta di “lista della spesa” che dovrebbe rivelarsi utile anche in primis per me. Ecco i volumi, se ve li siete persi (se vi interessano, cliccate sopra alle immagini per altre informazioni):
C’è poi un nuovo modo per sostenere il progetto ed è quello dell’abbonamento. Sotto ai video, di fianco al classico pulsante “Iscriviti”, ne è comparso uno nuovo chiamato “Abbonati”. Cliccando lì potete consultare tutte le varie proposte e cosa viene dato in cambio: da video-dirette in esclusiva a un vero e proprio manuale di filosofia a puntate, passando anche per il Club del Libro e il Simposio. Ulteriori informazioni le trovate qui.
Se poi non volete né leggere, né abbonarvi, si può sempre liberamente usare Paypal. E grazie anche a chi ha già donato nelle settimane scorse!
Quello che c’è in arrivo
E chiudiamo come sempre anche con una panoramica sui video che usciranno durante questa settimana appena iniziata:
martedì e giovedì si comincerà subito con i podcast, prima uno dedicato alla filosofia di Locke e poi uno invece incentrato sui mutamenti sociali del primo dopoguerra;
in mezzo tra quelle due date, mercoledì, sarà la volta del Simposio mensile per gli abbonati, durante il quale discuteremo addirittura del senso della vita;
venerdì invece torneranno i video e si partirà da un breve short da un minuto dedicato stavolta alla storia, e in particolare a Martin Luther King;
sabato prossimo, poi, vorrei riuscire a realizzare un video del nostro Corso di logica, dedicato alla logica del primo ordine, un argomento nuovo che sviscereremo un po' alla volta;
domenica prossima, quindi, dovrebbe arrivare un video della serie Grandi filosofi in meno di un'ora, incentrato stavolta sul positivismo francese e in particolare su Comte;
infine lunedì prossimo, per concludere, tornerà il podcast filosofico, che sarà ancora dedicato a John Locke.
E anche per questa settimana è tutto. Vi anticipo in chiusura, e in velocità, solo una cosa su cui ci concentreremo nelle prossime settimane: probabilmente lunedì prossimo o al massimo quello successivo avrò un annuncio da fare sia qui sulla newsletter che sui social network; tenetevi pronti, perché grandi novità sono in vista. E, soprattutto, fate girare questa newsletter anche tra gli amici e gli interessati che già seguono il canale, proprio perché non si perdano nessuna novità. Ci vediamo tra sette giorni esatti.
Scrivo un secondo commento : premesso che e´ valida e condiviibile la conclusione ,
dobbiamo considerare anche l effetto prodotto dal Superbonus , vale a dire il risparmio energetico che si avra´ per i lavori effettuati . Non dimentichiamo che era un a buona idea ,
permettere agli italiani , in crisi economica provocata dalla pandemia , di ristrutturare gli immobili senza spendere , che il Superbonus ha dato una grossa spinta al PIL .
Il difetto del Superbonus e´, bisogna essere dentro le cose per dare un giudizio competente,
che era una legge scritta da incompetenti che hanno il tipico pregiudizio che gli italiani sono imbroglioni , i quali truffano ( cattivi loro ) lo stato buono . Mentre la realta´ e´ il contrario!
Prendiamo il mio caso , avevo necessita´ di rifare il tetto un appartamento che ho in Italia .
Studiai un tipo di intervento al quale aggiungere il rifacimento del tetto e la sostituzione degli infissi , cambiare la caldaia da gasolio a metano . Siccome si pensa sempre che gli italiani imbroglino , avevano previsto che un quarto del lavoro avrei dovuto pagarlo io , ma si tratta di qualche decina di migliaia di euro , ho rinunciato a fare il lavoro .
Ma professore , guardi che non e´ vero : De Romanis non propone l austerita´ , lei ha scritto un libro , che condivido , nel quale propone austerita´ dello stato . Lo puo´ trovare cercando
"L austerita´ che fa bene".