Raggiungere la pace e la felicità con Spinoza, ma parliamo anche di Povere creature!, Supersex, Nelson Mandela, The Bear, Woody Allen, Bertrand Russell, Bernardino Telesio e del paradosso del bugiardo
C’è una vecchia battuta di Daniele Luttazzi che mi è sempre rimasta impressa. Quando lavorava con la Gialappa’s Band a Mai dire gol, nella seconda metà degli anni '90, tra i tanti personaggi interpretava anche un conduttore di telegiornale, Panfilo Maria Lippi; un personaggio che aveva il suo tormentone soprattutto nella frase d’apertura: «Questa edizione del telegiornale andrà in onda in forma ridotta per venire incontro alle vostre capacità mentali». Era una battuta sagace che diceva molto dei telegiornali ma anche degli spettatori di un tempo: faceva ridere le persone dando loro delle cretine (che, filosoficamente parlando, è il modo migliore di far ridere qualcuno).
Oggi non vorrei offendervi, ma anch’io mi trovo a dover usare questa battuta: la newsletter andrà in onda (o meglio, sul web) in formato ridotto. Non per colpa vostra, in realtà, ma mia: questa mattina alle 5:15 sono partito per la Germania con le mie due classi quinte, in viaggio d’istruzione, e i preparativi sono stati un po’ concitati. Ho dovuto quindi ridurre o comprimere alcuni impegni per riuscire a farci stare tutto. Insomma, per farla breve: la newsletter sarà un po’ più corta del solito. Poco male, forse direte, perché a volte è davvero lunghissima. Il che ci riporta alla battuta di Luttazzi.
Ma, appunto perché c’è poco tempo, bando alle ciance: cominciamo subito.
Quello che ho letto
Cominciamo come sempre dai libri, con almeno due titoli che questa settimana ci lasciano.
Saggi scettici di Bertrand Russell: in primo luogo, sto continuando la lettura dei Saggi scettici di Bertrand Russell, di cui vi ho già parlato nelle settimane scorse. Si tratta di una raccolta di saggi, appunto, dall'argomento abbastanza disparato, ma tutti contraddistinti dallo stile scettico e razionalistico del grande filosofo inglese, che affronta temi più o meno di attualità, dando il suo contributo molto freddo e distaccato su questioni che invece all'epoca erano estremamente calde. A me piacciono soprattutto le parti più politiche, in cui si sente un po' anche il clima dell'Europa degli anni Venti, con il filosofo che mette in guardia i suoi concittadini dalle facili passioni di partito, dagli odi nazionalistici, dal desiderio di trovare un nemico e additarlo al pubblico ludibrio. Quelle di Russell sono spesso esternazioni di puro buon senso: forse non vale neppure troppo la pena di scomodare addirittura lo scetticismo, eppure sembrano quasi rivoluzionarie se si tiene conto di quello che sarebbe poi avvenuto pochi anni più tardi. Sono ora più o meno a metà del libro, quindi ne riparleremo di sicuro anche la settimana prossima. Se vi interessa, potete acquistarlo qui.
Rivincite di Woody Allen: di solito, come ben sapete se seguite con costanza questa newsletter, i libri entrano nell’elenco delle letture in una certa settimana e continuano a farci compagnia per più puntate, anche perché effettivamente ne leggo vari in contemporanea e quindi prima di riuscire a finirne uno passano settimane, se non mesi. Ci sono dei casi rari, però, in cui un libro è sia breve che appassionante e riesco quindi a leggerlo praticamente tutto d'un fiato, iniziandolo e finendolo nell'arco della stessa settimana. Questo è anche il caso del libro che vi presento ora, Rivincite di Woody Allen, noto in passato anche col titolo di Saperla lunga. Si tratta, come si scopre anche dall'introduzione, del primo libro mai tradotto in italiano del cineasta americano, uscito all'inizio degli anni Settanta anche grazie alla mediazione di Umberto Eco, che fu uno dei primi a portare alla conoscenza del pubblico italiano l'incredibile gusto comico di Allen. In effetti quei primi anni ‘70 dovevano essere davvero entusiasmanti per chi apprezza la comicità intellettuale: Allen stava ancora realizzando i suoi primi film, dal taglio soprattutto sarcastico, incentrati su parodie dei gangster movie o della politica, come Prendi i soldi e scappa o Il dittatore dello stato libero di Bananas; e l’Italia, che iniziava a entrare nella pericolosa stagione degli anni di piombo, tramite questa ed altre opere imparava forse un po' a ridere anche di se stessa e delle proprie manie. All'atto pratico, il libro è una raccolta di brevi racconti comici, genere in cui Allen si è cimentato anche altre volte negli anni successivi. Le trame sono spesso piuttosto esili ma servono semplicemente a mostrare il grande talento comico del regista newyorkese, qui ancora molto frizzante e ai suoi massimi livelli. Tra tutti i racconti, il migliore secondo me è La mia filosofia, che per motivi studio avevo già letto in passato, ma merita attenzione anche il racconto finale, una sorta di detective story in cui un investigatore privato si trova ad indagare sulla morte di Dio come se si trattasse di un omicidio qualunque. Non stupisce che Umberto Eco dovesse ridere di gusto a queste storie, ma devo dire che, nonostante i cinquant’anni sul groppone, i racconti sono ancora molto validi e il meccanismo comico funziona estremamente bene. Se vi interessa, potete acquistarlo qui.
Quando meno diventa più di Paolo Legrenzi: per concludere la panoramica di questa settimana, ho continuato a leggere anche questo libro dello psicologo Paolo Legrenzi, che tenta di mostrare come la sottrazione, la perdita, la differenza siano a volte migliori dell’aggiunta, della conquista, della somma. E lo fa anche tutto sommato piuttosto bene, alternando sguardo appunto psicologico, filosofico, culturale ed economico. Gli spunti sono tanti e interessanti e Legrenzi ha il dono di arrivare rapidamente al punto, spiegando in modo semplice cose che potrebbero essere anche molto complicate: a tratti sembra di leggere un Daniel Kahneman (tra l’altro più volte citato) in salsa italiana. Se vi interessa, lo potete acquistare qui.
Quello che ho visto
Dopo i libri, parliamo come sempre anche dei film e delle serie TV.
Supersex episodi 1.01-1.02 (2024), di Francesca Manieri, con Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Adriano Giannini: non vi dirò chi mi ha consigliato di guardare Supersex, nuova serie di cui si discute molto in queste settimane, appena lanciata su Netflix; ma vi dirò che la cosa mi ha abbastanza incuriosito, tanto da spingermi a guardare i primi due episodi dello show, complice anche il fatto che nel cast ci fosse Jasmine Trinca, che in genere, come attrice, apprezzo molto. Se non lo sapete, dietro al titolo da rivista di dubbio gusto degli anni '70 si nasconde la serie che vorrebbe raccontarci la vita di Rocco Siffredi, divo del porno, secondo una biografia approvata dallo stesso attore. La cosa, se ben condotta, potrebbe anche essere interessante: il mondo della pornografia è spesso immaginato o raccontato in toni molto superficiali, e uno sguardo più approfondito – e non morboso – al suo interno potrebbe aprire squarci intriganti. La serie, però, a giudicare da questi primi due episodi mi pare non centri del tutto il bersaglio. L’inizio, anzi, secondo me è proprio fuori fase: il monologo che accompagna l’episodio pilota è abbastanza imbarazzante, oserei dire cringe se parlassi come i giovani di oggi, e farebbe venir voglia di non proseguire. Poi però le cose un po’ migliorano e la storia acquista una qualche profondità, anche se rimane tutto sommato abbastanza prevedibile, almeno finché Rocco non si trasferisce a Parigi e non entra nella vita notturna della capitale francese. Insomma, non una serie indimenticabile, anche per via, forse, di una certa autoindulgenza: non si dovrebbe mai raccontare la vita di nessuno con l’approvazione di quella stessa persona, perché si rischia di creare solo un racconto ad uso e consumo dei fan. Ad ogni modo, se vi interessa, la serie la trovate su Netflix.
Povere creature! (2023), di Yorgos Lanthimos, con Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe: finalmente ho visto anch'io Povere creature!, il film del regista greco Yorgos Lanthimos di cui si è tanto parlato negli ultimi mesi e che ha ottenuto ottimi riconoscimenti anche ai recenti premi Oscar, in particolare con la vittoria della statuetta per la miglior attrice protagonista assegnata a Emma Stone. Per il film ho anche preparato un video che uscirà a breve sul canale (per maggiori informazioni guardate la sezione Quello che c'è in arrivo, alla fine di questa newsletter), ma qui posso cominciare a dirvi qualcosa, anche se il film è talmente complesso e ampio che meriterebbe forse un intero saggio a lui dedicato. La trama è articolata: Bella, la protagonista, è una sorta di piccola “mostro di Frankenstein”, visto che è stata di fatto creata in laboratorio da un prestigioso chirurgo, trapiantando il cervello di un neonato nel corpo di una donna suicida. Così è di fatto un’adulta con però, almeno all'inizio, il cervello di un infante; deve pertanto imparare come funziona il mondo. In più, dopo qualche anno di vita, comincia anche a entrare nell'adolescenza, vivendo una serie di pulsioni erotiche inattese e trascinanti che la portano presto a scappare dalla casa del padre e a girare il mondo, arrivando anche a prostituirsi e addirittura a far politica. Sulla trama, che presenta ancora molte vicende, non vi dico altro per non togliervi la sorpresa nel caso in cui non abbiate ancora visto la pellicola, ma quello che conta davvero è la qualità della messa in scena e del messaggio. Lanthimos realizza un film straordinario sotto ogni punto di vista, innovativo, artistico, estremo, ottimamente supportato dal cast (oltre alla straordinaria Emma Stone, segnalerei anche William Defoe, ad una prova magistrale); in più si tratta davvero di un film che, tramite le immagini, riesce a dire molte cose, sia sulla vita delle persone, sia sulla nostra società. Insomma, come si sarà ormai capito il film mi è piaciuto molto, anche se non è sicuramente per tutti gli stomaci: l'atmosfera è spesso disturbante, anche se ogni tanto il film fa anche molto ridere; e qualcuno potrebbe anche provare orrore per molte scene. Un orrore però che, se siete adulti e vaccinati, forse vale la pena di sopportare. Se vi interessa lo trovate su Disney+.
The Bear episodio 2.08 (2023), di Christopher Storer, con Jeremy Allen White, Ebon Moss-Bachrach, Ayo Edebiri: per concludere la sezione dedicata agli “audiovisivi”, anche questa settimana ho visto un ulteriore episodio di The Bear, la bella e pluripremiata serie che in Italia viene proposta su Disney+. Ormai la seconda stagione, per me, si sta avviando verso la fine, ma la cosa più bella – al di là delle singole trame – è l'evoluzione dei personaggi, in grado di cambiare, maturare, crescere lungo le stagioni e anche le singole puntate, ma sempre in modo convincente e profondo. Se non l'avete ancora vista, è sicuramente una serie da recuperare.
Quello che ho pensato
Tra le puntate dei podcast che sono uscite in questi giorni e che trovate anche segnalati più avanti nella sezione Quello che ho pubblicato, ce n'è una a cui sono particolarmente legato: quella sui tre gradi della conoscenza di Baruch Spinoza. Vi sono legato per vari motivi, ma in primis perché tratta un argomento che spesso viene trascurato quando si affronta il pensiero del filosofo olandese, ma che invece sarebbe di primaria importanza.
Che venga trascurato, in realtà, un po' lo si capisce e in passato è capitato anche a me a scuola, quando dovevo necessariamente andare in fretta e operare qualche scelta, di trascurarlo o tagliarlo: non è infatti strettamente necessario per capire il pensiero di Spinoza e richiede anche, a ben guardare, una certa consapevolezza del mondo e della vita. Detta in altri termini, se lo si spiega in fretta e a un pubblico di ragazzi giovani, rischia di passare un po' sottotraccia. Lo si può apprezzare meglio, secondo me, quando si ha già una certa età sulle spalle e un po' di vissuto, perché la vita spesso aiuta a comprendere meglio anche le riflessioni.
Cosa mi piace di quella dottrina spinoziana dei gradi della conoscenza? In realtà varie cose, ma oggi mi vorrei soffermare sul secondo grado della conoscenza, cioè la vita secondo ragione, per come la delinea il pensatore di origine ebraica. In Spinoza, infatti, si ha la miglior chiarificazione di un concetto che in realtà era già stato avanzato da molti pensatori antichi, ma che, per come veniva espresso da Platone o Aristotele o gli stoici, rimane un po' lontano dalla nostra sensibilità. Spinoza, nonostante sia vissuto quattrocento anni fa, sembra invece comprendere bene il modo di essere dell'uomo di oggi e quindi riesce ad esemplificare in modo molto efficace la sua visione. Cosa ci dice infatti il pensatore olandese? In primo luogo che la nostra vita è segnata da una serie di passioni che non possiamo fare a meno di provare: ci arrabbiamo, si appassioniamo, ci innamoriamo, e tutto questo è perfettamente normale, inevitabile. Proviamo emozioni che non sono né buone né cattive di per sé, proprio perché indipendenti dal nostro volere.
Solo che secondo Spinoza non dobbiamo fermarci alle nostre passioni, non dobbiamo accontentarci di quello che proviamo; dobbiamo cercare di andare oltre ad esse e governarle. Infatti la vita secondo ragione teorizzata da Spinoza è quella in cui l'uomo diventa padrone di queste emozioni, non negandole, ma dirigendole verso lo sfogo più utile.
Purtroppo a me sembra che viviamo in un tempo in cui tutto questo è diventato quasi un tabù. Tutti si preoccupano di dire quanto sono indignati, arrabbiati, emozionati, di esprimere cioè le loro emozioni, convinti che le emozioni abbiano di per sé un valore politico e sociale. Gli stessi mass media giocano molto su questa nostra tendenza, cavalcando esattamente le nostre emozioni, le nostre paure, le nostre speranze, le nostre rabbie e così via. Spinoza però denuncia questo dominio delle passioni come una forma di schiavitù a cui l'uomo saggio deve cercare di sottrarsi. Il saggio è colui il quale, pur non rinnegando l'utilità e la forza di queste passioni, riesce anche a delimitarne il peso e ad orientarle consapevolmente. Se sono le passioni a dominarci, infatti, noi finiamo per essere oggetto delle macchinazioni altrui: chi è in grado infatti di farci arrabbiare ci domina, chi è in grado di farci innamorare ci domina, chi mira continuamente a farci indignare ci domina. Se invece le passioni sono in nostro potere, siamo noi a dominare noi stessi e possiamo fare delle scelte consapevoli e ragionate.
Ancora più interessante, secondo me, è però il terzo grado della conoscenza, quello che Spinoza chiama l'amore intellettuale di Dio. Lì non solo dominiamo o orientiamo in maniera consapevole le nostre emozioni, ma guardiamo alla realtà delle cose pure con un certo distacco, senza farci trascinare da nulla, consapevoli della pochezza delle beghe umane.
Lì raggiungiamo un grado di consapevolezza che è totale, ci sentiamo in grado di sentire l'unità del tutto, direi io, quasi come se fossimo un extraterrestre che vede il mondo dall'alto e lo giudica senza farsi emozionare o trascinare da esso.
Quante persone oggi davanti alle grandi questioni del mondo riescono ad arrivare a questo grado di distacco, di pace, di giudizio sereno e disinteressato? A capire le emozioni che regolano le azioni umane, ma allo stesso modo a giudicarle dall'alto, col distacco di chi tutto sa e tutto comprende? A me pare che siamo sempre più trascinati nell'arena del dibattito, in cui si gioca sporco, in cui ci si offende a vicenda, in cui si dà libero sfogo alle proprio emozioni, pensando che queste emozioni legittimino ogni opinione. La saggezza, insomma, mi sembra diventata merce molto rara, eppure è solo quella saggezza, nel senso spinoziano del termine, che può portarci a un sincero dibattito, a un proficuo confronto, anche in un certo senso a fare davvero filosofia e riflettere in maniera consapevole. Purtroppo questo sforzo che l'amore intellettuale di Dio richiede mi sembra sempre più raro, anche perché richiede un salto di qualità, un passaggio dalla prospettiva del singolo alla prospettiva del tutto: il Dio di cui parla Spinoza infatti non è il Dio della metafisica o delle religioni, ma la natura stessa, la realtà nel suo complesso, il tutto. Amare il tutto vuol dire superare il proprio io individuale e cogliere la vera unità delle cose, in un contatto più alto. L'io, in quella dimensione, non conta più nulla; bisogna cioè rinunciare a se stessi per arrivare a una ragione più alta, anche se in senso molto laico e poco religioso. Bisogna mettere da parte le proprie emozioni o comunque essere in grado di relativizzarle nell'ottica della natura stessa. Bisogna cioè concentrarsi meno su di sé e di più sul tutto: e anche questa mi pare una cosa estremamente complicata in questa nostra fase storica.
Quello che ho registrato e pubblicato
Passiamo ora ai video e ai podcast che sono usciti questa settimana:
La filosofia di Bernardino Telesio: il pensiero di uno dei più importanti filosofi della natura del Rinascimento italiano
Storia dei consumi 13: il consumismo nei paesi socialisti: continua la nostra serie dedicata ai consumi, che questa volta passa oltre cortina
Dove sta la libertà secondo Spinoza (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
I gradi della conoscenza per Spinoza (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
L'inizio della Prima guerra mondiale (per il podcast “Dentro alla storia”)
I volontari e l’entusiasmo per la Prima guerra mondiale (per il podcast “Dentro alla storia”)
Il paradosso del mentitore
Quello che devi fare per seguirmi sui social
Ah, prima di dimenticarci vi lascio anche un veloce “reminder” di dove e come mi potete trovare sui social:
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Se quello che faccio vi piace e volete darmi una mano a farlo sempre meglio (con attrezzatura nuova, libri nuovi ed altro ancora), potete sfruttare alcune modalità di sostegno che ho implementato per voi. In primo luogo ci sono gli abbonamenti, che trovate esposti qui di seguito; poi c’è il merchandising se vi piacciono le magliette, ci sono le donazioni se vi trovate meglio con Paypal (altre info sempre qui di seguito) e, infine, ci sono libri che non fanno mai male e che ci fanno arrivare qualche centesimo di euro. Ecco, a tal proposito, i nostri consigli della settimana.
Lungo cammino verso la libertà di Nelson Mandela: questa settimana il libro che vi consiglio non è, propriamente, un libro di storia nel senso accademico del termine; ma è un libro che racconta comunque la storia con la “S” maiuscola, quella vissuta sulla propria pelle. Lungo cammino verso la libertà è infatti la storia di Nelson Mandela raccontata da lui stesso, direttamente; una testimonianza delle vicende del Sudafrica ma anche di cosa la tenacia e la forza di volontà possono ottenere, in campo politico e non solo. Tra l'altro, costa anche poco e merita sicuramente una lettura. Lo potete acquistare qui.
sui social questa settimana ho segnalato come al solito diversi libri appena usciti che mi paiono interessanti, una sorta di “lista della spesa” che dovrebbe rivelarsi utile anche in primis per me. Ecco i volumi, se ve li siete persi (se vi interessano, cliccate sopra alle immagini per altre informazioni):
C’è poi un nuovo modo per sostenere il progetto ed è quello dell’abbonamento. Sotto ai video, di fianco al classico pulsante “Iscriviti”, ne è comparso uno nuovo chiamato “Abbonati”. Cliccando lì potete consultare tutte le varie proposte e cosa viene dato in cambio: da video-dirette in esclusiva a un vero e proprio manuale di filosofia a puntate. Ulteriori informazioni le trovate qui.
Se poi non volete né leggere, né abbonarvi, si può sempre liberamente usare Paypal. E grazie anche a chi ha già donato nelle settimane scorse!
Quello che c’è in arrivo
Chiudiamo come al solito con una veloce panoramica anche dei video che usciranno la prossima settimana (in buona parte li ho già preparati e li manderò online direttamente dalla Germania, salvo imprevisti!). Il programma prevede:
domani un nuovo capitolo della lettura integrale e commentata del Saggio sulla libertà di John Stuart Mill;
mercoledì un video su Povere creature!, che ho già in parte annunciato in questa stessa newsletter;
giovedì e venerdì sarà la volta di due nuove puntate dei podcast, dedicate rispettivamente al giusnaturalismo e alle trincee nella Prima guerra mondiale;
sabato potrebbe forse arrivare un nuovo short (cioè un video breve, da un minuto) su Il mito di Sisifo;
domenica – anche se potrebbe esserci qualche modifica in corso d’opera – toccherà forse a un video su Agostino, della serie Tutto un filosofo in un’ora;
lunedì, se il sondaggio si concluderà come sta andando ora, si terrà invece il Simposio di marzo per gli abbonati, incentrato sul tema “Cosa migliorare di sé stessi per migliorare l'umanità?”.
E questo è tutto. Io vi saluto da Norimberga, ma fino a venerdì compreso sarò in giro per diverse zone della Germania, quindi scusate se sarò ancora più assente del solito. A presto!