Sul nuovo libro di Zerocalcare, sul nuovo film della Disney, sulla (scarsa) logica dei soliti dibattiti, sulla morte dei filosofi e soprattutto su tanto Hitchcock
Come state passando le feste? Qui a casa nostra è stato un Natale molto particolare, soprattutto per via del fatto che da venti giorni stiamo alternando gli isolamenti dei figli: prima l’uno, poi l’altro, poi di nuovo il primo. Per fortuna nessun positivo, fino ad ora, ma tanti compagni di classe che si scoprono malati (fino anche all’ultimo giorno di scuola) e di conseguenza tanti tamponi, tanti controlli, tante corse di qua e di là. Per fortuna c’è la filosofia, c’è la storia, ci sono le letture e i film che ci permettono di pensare un po’ più in grande e di andare oltre queste contingenze.
E allora addentriamoci subito nelle letture e nei film.
Quello che ho letto
Questa settimana nell’elenco delle letture ho messo un paio di libri vecchi, nel senso che ne ho già parlato nelle puntate scorse, e un paio di libri nuovi, uno dei quali arrivato proprio per Natale. Vediamoli.
Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia di Zerocalcare: questo è il libro natalizio, l’ultimo lavoro di Zerocalcare che ho trovato sotto l’albero. L’ho iniziato tutto d’un fiato e, nonostante i pochi giorni, l’ho già quasi finito. Anzi, mi sono dovuto fermare, ieri sera, per non finirlo, perché volevo gustarmelo almeno un altro giorno o due. Di per sé il volume non è altro che una raccolta di storie non troppo lunghe, perlopiù già uscite su riviste (e, se seguite Zerocalcare, molte le avrete già lette); storie che per la verità non sono neppure storie, sono blog disegnati, pezzi di diario, pezzi di interviste, com’è spesso nello stile dell’autore. La cosa più interessante, per me, tra tutti questi racconti è Il castello di cartone, l’unico inedito, realizzato poco prima della messa in onda della serie su Netflix. E proprio sulla serie di Netflix la storia è incentrata, perché in quelle pagine del libro Zerocalcare ci racconta la lavorazione del cartone animato dal suo punto di vista, con tutte le sue paure, le sue speranze e le sue idiosincrasie. Mi sembra quindi che questa storia rappresenti il corollario ideale di Strappare lungo i bordi, non solo perché ne racconta i retroscena, ma anche perché conferma tutte le idee buone (e, in piccola parte, meno buone) che mi aveva dato la serie.
Il cinema secondo Hitchcock di François Truffaut: questo libro invece me lo portavo dietro da parecchie settimane, ma finalmente l’ho finito. E dico “finalmente” non perché sia stato pesante, tutt’altro, ma perché proprio per la sua natura gli ho dedicato per mesi soprattutto degli scampoli di tempo ed era ora di arrivare a conclusione. Che sia uno dei più bei libri sul cinema, l’hanno già detto in molti; a me è piaciuta l’assoluta sincerità delle risposte di Hitchcock, capace di parlare male di tutti quando ce n’era bisogno, anche e soprattutto di se stesso. Mi è sembrato un gigante del cinema che si considerava semplicemente un discreto artigiano, a cui le cose a volte riuscivano bene e altre volte non riuscivano affatto, e pienamente consapevole delle proprie capacità ma anche e soprattutto dei propri limiti. E mi è piaciuto molto anche il contributo di Truffaut, che non si è limitato a stimolare il discorso di Hitchcock, ma ha portato le sue chiavi di lettura, le sue interpretazioni e, di tanto in tanto, anche le sue critiche. Su tutto questo mi piacerebbe farci un video, ma ve ne parlo più avanti.
La buona logica di Paolo Legrenzi e Armando Massarenti: su questo volumetto, edito da Raffaello Cortina, mi sono già espresso in parte la settimana scorsa, quando l’avevo da poco cominciato. Andando avanti con le pagine devo confermare il mio giudizio di certo non entusiasta. Per carità, il libro è ben scritto e anche relativamente divertente nel porre quesiti strani e nello sfidarti a risolverli, ma non insegna nulla, se non qualche semplice strategia per affrontare i quesiti di logica nei test d’ingresso universitari. Speravo in qualcosa di più. Tra l’altro, finora tutti i quesiti mi sono sembrati anche piuttosto semplici: sarà che insegno filosofia quindi sono per forza di cose un po’ allenato, ma, se si doveva creare un libro sui rompicapi logici, si poteva osare forse un po’ di più in quanto a difficoltà.
Il meraviglioso giuoco di Enrico Brizzi: io per Brizzi, o meglio per il modo che ha Brizzi di scrivere, ho un debole fin dai tempi del liceo. Ho letto varie cose che ha scritto (non tutte, perché ne ha scritte tantissime), anche se devo confessare che spesso le trame dei suoi lavori non m’interessano. Ora mi sono buttato su una trilogia che è un po’ un saggio di storia, un po’ un’opera di narrativa: si tratta di una serie di tre libri pubblicati tra il 2015 e il 2018 da Laterza e dedicati alla storia del calcio in Italia. Questo primo volume, Il meraviglioso giuoco, rievoca il calcio degli albori, dal 1887 al 1926, prima che questo sport diventasse affare del fascismo. Per carità, cose già note agli appassionati, ma come ho detto i contenuti mi interessano fino ad un certo punto; mi piace soprattutto l’atmosfera che Brizzi riesce a creare con le parole. E l’atmosfera di inizio Novecento, per chi si occupa anche di storia, è sempre affascinante.
Quello che ho visto
In lista questa settimana ci sono vari film, anche se solo uno è una novità assoluta. Partiamo.
Encanto (2021), di Byron Howard e Jared Bush, film a cartoni animati: è il nuovo lavoro della Disney, uscito al cinema da poco ma disponibile anche su Disney+ (e, visti i vari isolamenti dei figli, ormai lo streaming è il nostro alleato fedele). Il film è carino, come sempre ormai coi prodotti disneyani; visivamente risulta anzi bellissimo e tra l’altro vanta anche una serie di canzoni secondo me migliori della media. Quello che non mi ha convinto più di tanto è la trama: mi sta bene che per una volta non ci sia il classico villain da affrontare, però la storia mi pare che termini quasi senza nessun vero akmé. Si può creare una storia per bambini e ragazzi senza un conflitto forte, cioè senza una tensione, qualcosa che bisogna far ottenere al protagonista, senza qualcosa di decisivo per cui lottare? Non lo so, mi pare che quando questo qualcosa sia fiacco, sia poca cosa, anche il film rischi di risultare fiacco, poca cosa.
Hitchcock/Truffaut (2015), di Ken Jones, con François Truffaut, Alfred Hitchcock, Martin Scorsese, David Fincher: appena ho finito il libro-intervista di Truffaut a Hitchcock mi sono buttato anche su questo documentario (presente su Amazon Prime Video) realizzato qualche anno fa proprio a partire dal libro. La pellicola è costruita usando parti delle registrazioni audio che Truffaut fece con Hitchcock, alternandole con spezzoni dei film del regista britannico e con interviste a cineasti attuali (anche molto importanti) che sottolineano il ruolo che quel libro ha avuto nella loro formazione e riflettono sullo stile di Hitchcock. Il risultato è bello, interessante; forse un po’ al di sotto del libro, ma era davvero difficile fare di meglio.
La signora scompare (1938), di Alfred Hitchcock, con Michael Redgrave, Margaret Lockwood, Dame May Whitty: a proposito di Hitch, questa settimana non ho potuto fare a meno di vedere (anzi, rivedere, dopo tanti anni) questo classico realizzato quando ancora lavorava in Inghilterra. Il film è disponibile su Prime, quindi se avete l’abbonamento guardatelo: nonostante abbia più di ottant’anni sul groppone, è ancora godibilissimo, arguto e divertente. La storia è un classico del regista de La donna che visse due volte: una ragazza prende un colpo in testa prima di salire su un treno e, quando si risveglia, scopre che l’anziana signora con cui aveva stretto amicizia non solo è scomparsa, ma sembra letteralmente volatilizzata, tanto che tutti gli altri viaggiatori dicono che non è mai esistita. Che la ragazza abbia sognato? Oppure che sia in atto un qualche oscuro complotto?
Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York (1992), di Chris Columbus, con Macaulay Culkin, Joe Pesci, Daniel Stern: a Natale non poteva mancare un film del genere. Visto che i pupi avevano da poco visto – alcuni per l’ennesima volta – il primo capitolo della saga, ci siamo buttati sul secondo (lo trovate su Disney+). Non è probabilmente al livello del primo film, ma si difende comunque piuttosto bene, anche se ho letto che all’epoca dell’uscita le critiche furono ingenerose. Oggi, in tutta onestà, risulta comunque più riuscito di tante commedie che si vedono comparire sul grande e sul piccolo schermo.
Quello che ho pensato
In ogni newsletter, questo paragrafo è il paragrafo più difficile da scrivere. Perché ci sarebbero molte cose da poter dire, ma allo stesso tempo non so se voglio dirle o se valga la pena di dirle.
Viviamo in un’epoca che è sempre più apodittica, in cui tutti ci tengono a farci sapere cosa pensano ma in cui pochi provano davvero a convincerci della bontà delle loro idee. Pensate al dibattito – ormai eterno e ridondante – su vaccini, green pass, restrizioni e quant’altro: praticamente ogni giorno si può accendere la televisione o aprire un giornale e trovare il confronto tra una fazione e l’altra, un dibattito che però risulta, almeno per me, sempre perfettamente inutile. Inutile, attenzione, non per il merito della questione, ma per il modo in cui quel confronto viene condotto. Per esser chiari: secondo voi qualcuno ha mai cambiato idea vedendo una trasmissione o un dibattito del genere? È mai accaduto che un no-vax, dopo aver sentito un virologo televisivo, improvvisamente cambiasse idea, o anche solo mettesse un po’ più in dubbio le proprie convinzioni? O, al contrario, è mai successo che una persona favorevole al vaccino e al green pass si lasciasse convincere da un no-green pass? A me pare assai raro e improbabile che ciò accada: e non solo per colpa degli spettatori, ma anche perché quei dibattiti non servono a far cambiare idea alla gente o a seminare qualche dubbio. Servono semplicemente per farci dire: «Vedi che ho ragione io?», oppure: «Finalmente uno che dice le cose come stanno! [ovvero: come penso io]». Servono a rafforzarci nelle nostre convinzioni, non a metterle in dubbio.
Anche i filosofi, da questo punto di vista, a me pare che abbiano fatto (e continuino a fare) una ben magra figura. Personalmente, l’ho già detto e scritto, sono estremamente favorevole al vaccino e favorevole al green pass almeno in certe situazioni; però mi piacerebbe anche capire le motivazioni di chi è contrario, mi piacerebbe che qualcuno cercasse di farmi cambiare idea. Mi piacerebbe cioè sentire delle argomentazioni serie sul tema. Al di là del fatto che guardo poco la televisione, ma anche leggendo ho trovato, a questo riguardo, cose perlopiù imbarazzanti. Ho letto alcuni articoli di Agamben e mi sono cadute le braccia; mi sono costretto a vedere alcuni interventi televisivi di Cacciari e anche lì ho trovato tante lamentele ma poco costrutto; ho letto un paio di interventi di Freccero e pensavo fosse una parodia, dei pezzi comici. Penso in tutta onestà che ci siano anche degli argomenti per criticare le mosse del governo e la gestione della pandemia, ma finora gli “intellettuali dissidenti” non li hanno sfiorati neppure di striscio.
E non è un problema di intellettuali scarsi: Cacciari è uno studioso di livello, quando si occupa delle sue cose. Il problema è ben più profondo: il problema è che nel dibattito pubblico sia le persone comuni che gli intellettuali riversano tutta una serie di paure e idiosincrasie che col ragionamento hanno ben poco a che fare. Il problema è che su queste questioni non ragioniamo: non ragionano le persone al bar e non ragionano neppure i professori universitari, perlopiù. Quando si tratta di politica, cioè delle scelte concrete che investono la vita di tutti noi, chiudiamo la nostra razionalità in un cassetto.
Anzi, non è neppure del tutto vero. La razionalità la usiamo, ma sempre dopo. Prima decidiamo cosa vogliamo, e poi mettiamo la ragione al servizio della nostra decisione. A me sembra infatti che in genere, davanti ai problemi di questo tipo, reagiamo sempre di pancia: il nostro istinto, le nostre speranze, le nostre paure, i nostri preconcetti decidono per noi; poi, con la ragione, cerchiamo argomenti per confermare quello che abbiamo già deciso irrazionalmente.
Scegliamo insomma di essere contrari o a favore di una proposta non perché abbiamo valutato i pro e i contro, o perché abbiamo letto le statistiche, gli studi, le valutazioni. Scegliamo per via di qualcosa di irrazionale e poi cerchiamo le statistiche, gli studi e le valutazioni che confermino quello che vogliamo che sia vero. D’altronde, sappiamo bene che è possibile trovare argomenti razionali per sostenere tutto e il contrario di tutto.
In questo modo, il dibattito però non serve più a niente. Il dibattito diventa semplicemente uno scontro tra paure e speranze, e le paure e le speranze degli altri non si possono capire. Se discutessimo di idee, di ragionamenti, di dati, potremmo anche confrontarci; ma non discutiamo di idee, discutiamo di passioni, e sulle passioni non ci si può intendere. Detta in altri termini, il nostro dibattito pubblico sulle cose che contano non assomiglia per nulla al dibattito tra due matematici che discutono sulla corretta soluzione di un problema, quanto piuttosto a Tizio e Caio che litigano perché sono innamorati di due ragazze diverse e non riescono a mettersi d’accordo su quale sia la più carina. Se assomigliassimo ai matematici, il dibattito avrebbe senso: ci potremmo correggere o quantomeno comprendere; ma assomigliamo agli innamorati, o ai tifosi di calcio, e allora il dibattito è un discorso tra sordi.
Per questo mi trovo così in imbarazzo a fare grandi ragionamenti sui massimi sistemi: un po’ perché anch’io, a volte, mi rendo conto di cadere in questa morsa, di farmi trascinare dalle passioni (anche se, sapendolo, cerco di farlo il meno possibile); un po’ perché so che una parte di chi mi leggerà, mi leggerà sperando che io sostenga la sua idea e non che gli insinui un dubbio.
Ed è per questo che il libro La buona logica, di cui parlavo sopra, è in parte una delusione: certo, la politica è anche passione, è trasporto, è amore, ma non può essere sempre e solo quello. Ci servono anche strumenti più solidi per discutere; ci serve una logica condivisa, un processo razionale valido che ci aiuti a fare chiarezza. Quel libro, perlopiù, non lo dà, ma devo dire che anche nell’ambito della filosofia pochi cercano quel tipo di chiarezza. Sono spesso più gli affabulatori che i logici ad aver la meglio. E invece dobbiamo esigere confronti più seri e approfonditi, soprattutto da parte di chi si presenta al grande pubblico. Altrimenti ci ritroviamo tutti catapultati in una grande discussione da bar in cui bisogna semplicemente scegliere per quale gruppo di avventori ubriachi fare il tifo.
Quello che ho registrato e pubblicato
Dopo questa lunga (e forse inutile) tirata, spazio anche ai video e ai podcast. Ecco quello che è uscito questa settimana.
Come muoiono i filosofi (antichi): ho cominciato una serie di video dedicati alle morti dei filosofi. Alcuni pensatori sono caduti da eroi, altri in maniera goffa o addirittura comica. E visto che la morte, come ci insegnano i grandi pensatori, non va temuta, ho pensato di raccontarvi alcune morti celebri
Gramsci: la vita e il pensiero: primo (di una serie di due) video dedicato ad Antonio Gramsci, anche questo richiesto da tempo e finalmente pronto
Così parlò Zarathustra: audiolibro e spiegazione parte 16: continuiamo col capolavoro di Nietzsche, avviandoci ormai verso la fine
Augusto: società, morale e cultura: questo video chiude la panoramica sulla figura di Ottaviano Augusto, parlando della sua politica sociale e della figura di Mecenate
L’arte e la retorica per Aristotele (per il podcast “Dentro alla filosofia”):
Le guerre di religione in Francia (per il podcast “Dentro alla storia”):
L’inizio della Guerra dei Trent’anni (per il podcast “Dentro alla storia”):
Cosa c’è in arrivo
Lo sapete che questa settimana abbiamo tagliato anche il prestigioso traguardo dei 600 video caricati? Sì, proprio 600. Mica male. Ma quali saranno i video che segneranno la fine del 2021 e l’inizio del 2022? Ecco cosa ho in mente di fare nei prossimi giorni, sperando che tutto fili liscio:
i due video canonici di fine anno, uno sui 10 libri più belli che ho letto quest’anno e un altro sui 10 film più belli che ho visto quest’anno. State pronti perché stanno per uscire;
un altro video della serie “Come muoiono i filosofi”, dedicato questa volta ai filosofi cristiani;
un video sulla questione nord-irlandese, anche se non sono ancora sicuro di riuscire a farlo in tempo utile per questa settimana;
nuove puntate dei podcast, con l’ellenismo da un lato e la Guerra dei Trent’anni dall’altro;
forse una diretta, prima o poi, sulla filosofia di Alfred Hitchcock (sì, ormai sono in fissa).
Basta, questo è tutto. Ci vediamo lunedì prossimo, nel 2022. Intanto divertitevi e buon anno nuovo!
Grazie, mi trovo molto d'accordo sulla tua riflessione in merito a come vengono condotte attualmente le discussioni. Ho molte difficoltà a capire sempre quando inizio una conversazione con la razionalità e quando con la passione e noto lo stesso tipo difficoltà negli altri.
Però credo che sarebbe impossibile impostare qualsiasi conversazione in modo diverso perchè questo tipo di dibattito non si basa su massimi sistemi e quindi è soggetto a qualsiasi punto di vista o a qualsiasi irrazionalità. Un esempio un po' estremo: al bar, o tra amici, o in un dibattito televisivo, non ci mettiamo a discutere sulla Relatività perchè data per certa e perchè è un argomento inarrivabile ai più. Discutiamo su ciò che è tangibile. Queste sono questioni tra le più importanti ma che non hanno ancora una chiarezza e una Verità definitiva, ad esempio sul Covid19 o su determinate scelte politiche e legislative, non abbiamo un riscontro di breve termine ma un vero risultato lo vedremo nel medio-lungo termine e quindi abbiamo spazio al dibattito . Ritengo che solo la Storia potrà dirci come e chi aveva ragione. Concordo sull'esigere più serietà nella trattazione, ma abbiamo un limite in quanto uomini e un limite datoci dal tempo.
Sì hai sicuramente ragione. Però, siamo noi che non esigiamo di più dalla tv o è la tv che ci propina il dibattito da bar? Temo che siamo sempre noi il problema .
Grazie per questo confronto e mi piace molto seguirti.
A presto