Sull'ideologia e la post-ideologia, su Animali fantastici (il 2) e Moon Knight, sul darwinismo e i mugnai eretici, su The Adam Project e la pace per Kant
Buon 25 aprile! Questa data, purtroppo, quest’anno è stata fonte di divisioni e polemiche che poco hanno a che vedere con quello che la ricorrenza vorrebbe ricordare; ma purtroppo bisogna pur dire che non è la prima volta che il 25 aprile si rivela “divisivo”, come si suol dire. E lo è per mille motivi diversi: in passato lo era perché una parte degli italiani non si riconosceva nei valori di quel 25 aprile o nel modo in cui quella liberazione era avvenuta; oggi perché anche gli italiani che ritengono importante quella data la interpretano in modi diversi in rapporto all’attualità.
Purtroppo, mi vien da dire che queste divisioni, sia quelle di un tempo che quelle di oggi, siano figlie di uno sguardo sgraziatamente ideologico, di un non voler guardare ai fatti (belli e brutti, gloriosi e sporchi) della storia nostra ed europea, ma volersi affezionare a tutti i costi ad idee che poi con quei fatti hanno una relazione solo parziale.
Di tutto questo, vi parlo meglio nella sezione dedicata a Quello che ho pensato. Intanto però partiamo, come al solito, con le letture e i film.
Quello che ho letto
Questa settimana in lista ci sono un libro importante finito e due nuovi appena cominciati (tra l’altro in circostanze un po’ particolari). Vediamoli.
Evoluti e abbandonati di Telmo Pievani: terminato, come vi dirò tra poco, il libro di Carlo Ginzburg, mi sono buttato su questo saggio di qualche anno fa scritto dal filosofo della scienza Telmo Pievani, che di solito si occupa principalmente di darwinismo e del suo rapporto con la filosofia e la società. In effetti Evoluti e abbandonati cerca di fare il punto non solo su quello che sappiamo oggi della teoria di Darwin, ma soprattutto su come da questa teoria si siano dipartiti dei programmi di ricerca non sempre coerenti o scientificamente fondati. Insomma, è un tentativo di far chiarezza su quello che sappiamo, quello che invece non sappiamo e quello che potremmo sapere in futuro riguardo all’evoluzione (anche sociale e psicologica) dell’uomo attraverso i millenni. È scritto con fare abbastanza divulgativo e per ora si sta rivelando interessante, ma ve ne parlerò sicuramente ancora. Si legge tranquillamente: io l’ho iniziato mentre ero sul treno di ritorno da una gita scolastica a Venezia; e se ci sono riuscito io dopo 8 ore consecutive a scarpinare, potete farcela anche voi. Se siete interessati, lo trovate qui.
Il formaggio e i vermi di Carlo Ginzburg: di questo libro vi ho già parlato nelle settimane scorse, ma sono ora arrivato a finirlo. E, tra l’altro, gli ho subito dedicato un video all’interno della rubrica Book club storico-filosofico (il link lo trovate più avanti, nella sezione Quello che ho registrato e pubblicato). Si tratta, senza ombra di dubbio, di un grande saggio, neppure troppo tecnico se si considera che la parte più “difficile” si trova nella prefazione, che un semplice appassionato può tranquillamente anche saltare. Come dico anche nel video, negli anni per la verità questo libro ha attirato pareri entusiastici ma anche qualche critica, e forse alcune di quelle critiche non sono del tutto infondate (soprattutto per via del fatto che Ginzburg tende a voler dimostrare una tesi che poi, nei fatti, mi pare un po’ meno netta e confermata di come lui vorrebbe), ma in realtà si tratta di questioni davvero minime: il saggio rimane di grande livello. Se volete acquistarlo, è qui.
Harry Potter e l’Ordine della Fenice di J.K. Rowling: credo di averne parlato già qualche mese fa, quando ho iniziato questa newsletter: da qualche tempo, quando io e la mia famiglia ci imbarchiamo in un viaggio in auto di una certa durata, ascoltiamo un audiolibro (oltre a qualche canzone). Così negli ultimi anni ci siamo ascoltati un po’ alla volta tutti i primi volumi della saga di Harry Potter, letti magistralmente da Francesco Pannofino. Questo weekend lungo, complice la festa del 25 aprile e un tempo che sembrava reggere, abbiamo fatto una capatina in montagna iniziando Harry Potter e l’Ordine della Fenice, libro che si prospetta infinito (dura quasi 23 ore e mezza!). Infatti ne abbiamo letto tre ore abbondanti ma siamo ancora ai primordi della trama, prima non solo che Harry cominci l’anno scolastico ma anche che si debba presentare davanti alla commissione disciplinare per l’uso della magia tra i babbani. Insomma, ci vorranno mesi (e molti viaggi in auto) per finirlo, ma intanto l’abbiamo cominciato. Se lo volete comprare in una delle sue mille versioni lo trovate qui (mentre qui potete andare alla versione audiolibro).
Quello che ho visto
J.K. Rowling non sta passando un gran momento, se è vero quello che dicono i giornali riguardo alle costanti polemiche col mondo LGBTQ. Le sue opere, però, sono altra cosa e questa settimana, per completare quanto cominciato la volta scorsa, abbiamo finito di rivedere gli Animali fantastici degli anni scorsi, in attesa del terzo capitolo che è fuori ora nei cinema. In più, in lista troverete anche altre cose molto recenti.
Moon Knight episodi 1.02-1.03-1.04 (2022), di Jeremy Slater, con Oscar Isaac, Ethan Hawke, May Calamawy: ho visto qualche altro episodio di questa nuova serie dark-comedy della Marvel (disponibile su Disney+). Se l’inizio mi aveva lasciato ben sperare, devo dire che il dipanarsi della trama non mi sta particolarmente interessando. Mi sembra quasi che il giochino – la lotta tra le personalità multiple, i legami con l’antico Egitto, gli intermezzi comici – si stia già un po’ rompendo. A dirla tutta, non mi era mai piaciuto nemmeno il Moon Knight a fumetti, quindi forse non dovrei stupirmi che non mi stia prendendo quello in versione televisiva. Comunque vedremo, se ho capito bene mancano solo un paio di episodi per la conclusione e si può sperare in un qualche colpo di coda.
Animali fantastici - I crimini di Grindelwald (2018), di David Yates, con Eddie Redmayne, Johnny Depp, Jude Law: come vi avevo anticipato la settimana scorsa, in famiglia abbiamo cercato di recuperare i primi due capitoli della saga ambientata nel passato del mondo di Harry Potter in vista del terzo episodio, uscito in questi giorni al cinema. Se il primo film era carino, questo è a mio avviso meno convincente, anche rivisto a qualche anno di distanza. Certo, Johnny Depp è un valore aggiunto (che, per le note vicende, andrà perduto), ma al di là di lui ci sono troppi passaggi a vuoto nella sceneggiatura perché lo si possa dire un film veramente riuscito. Vedremo il terzo, se saprà risollevare le vicende, ma ho qualche dubbio.
The Adam Project (2022), di Shawn Levy, con Ryan Reynolds, Walker Scobell, Mark Ruffalo: lo trovate su Netflix ed è il solito film da mettere quando non si trova niente di meglio da guardare. Simpatico senza esagerare, appassionante senza diventare memorabile… insomma, globalmente più che sufficiente. Uno di quei film che si possono guardare distrattamente quando si ha altro per la testa. Il tema sono i viaggi nel tempo e i loro paradossi. Un paio di note solo sul cast: 1) è la dimostrazione che ormai è sempre più difficile trovare attori che non abbiano lavorato per la Marvel (nel film ci sono Deadpool, Hulk, Elektra, Gamora…); 2) da tener d’occhio il giovane Walker Scobell, che se la cava piuttosto bene.
Quello che ho pensato
Ed eccoci arrivati come al solito al pezzo più “d’impatto” della newsletter. È il 25 aprile e si potrebbe parlare di Resistenza del passato ed eventuale Resistenza del presente, ma finirei per dire cose già dette mille volte (e che magari ci sarà occasione di dire ancora, in futuro).
Mi vorrei invece soffermare su un’altra questione, più generale, che si lega al 25 aprile ma che va anche oltre. L’intervento lo intitolerei, se potessi dargli un titolo: «Non chiamatela “post-ideologica”». Perché il 25 aprile ci dimostra ulteriormente che quest’epoca è tutto tranne che anti-ideologica o post-ideologica. Anzi, è l’esatto contrario.
Da trent’anni ci raccontiamo che le ideologie sono finite, perché all’apparenza è proprio questo quello che è accaduto. Il marxismo è crollato sotto i nostri occhi, con l’implosione del blocco sovietico e il mutamento della Cina in uno stato in cui regna un capitalismo avanzato (anche se particolarissimo); ma anche la religione ha ceduto il passo un po’ dappertutto, con una laicizzazione sempre più netta delle società occidentali; infine, sembrano non passarsela troppo bene neppure liberismo, liberalismo, cosmopolitismo, nazionalismo, sovranismo (almeno negli ultimi mesi), scientismo, fascismo e tutte le altre parole che terminano con -ismo. Le grandi fedi, politiche e non, che hanno tirato avanti la carretta nel Novecento sembrano aver tirato i remi in barca e averci lasciati soli.
L’ideologia, però, a me pare tutt’altro che morta. O, meglio: sono morte quelle ideologie, quelle classiche, ma non è affatto morta la voglia di ideologia in sé. Anzi, in assenza di meglio mi sembra che ci si affidi spesso a ideologie raccogliticce, inventate sul momento, incoerenti o scostanti, che rendono ancora più incasinata la situazione attuale.
È come se si fosse realizzata la profezia di Nietzsche: Dio non solo è morto, ma ce ne siamo anche finalmente accorti. Il guaio è che abbiamo rinunciato ad essere superuomini e quindi vaghiamo spersi in un nulla cosmico, alla ricerca del primo dio (minore) che possa fornirci una parvenza di senso.
Mi spiego meglio, in termini un po’ meno filosofici ma un po’ più concreti. I nostri padri hanno vissuto in un mondo in cui tutto era molto chiaro, a volte forse perfino troppo: a seconda della scuola di pensiero a cui si decideva di aderire, c’era, di solito, una precisa chiave interpretativa per tutto quello che accadeva. Se eri comunista, ad esempio, leggevi la storia come una lotta tra il capitale e il proletariato e ti sforzavi solamente di inquadrare ogni notizia in quell’ottica; ma una volta che ci riuscivi, non dovevi più pensare, perché il quadro teorico di riferimento ti veniva già fornito dai vertici del comunismo mondiale. Non dovevi neppure sforzarti di trovare le parole: esisteva una precisa retorica comunista (ma, all’altro capo dello schieramento, c’erano anche la retorica cattolica, quella para-fascista, quella liberale ecc.) che ti bastava semplicemente ripetere a pappagallo. Il mondo era chiaro e netto: l’idea dominava e spiegava i fatti, molto spesso piegandoli anche alle esigenze della propaganda.
Poi questi grandi sistemi sono entrati in crisi. Il comunismo è crollato nel 1991 (ma agonizzava già da tempo), il cattolicesimo in Italia è entrato in crisi già dagli anni '70 nella sua capacità di convincere, il fascismo è ormai solo una macchietta, la scienza non la conosce quasi nessuno e così via. Così, negli ultimi trent’anni, non è rimasto nulla in cui credere, a livello politico-sociale: apparentemente nessuna ideologia, nessun sistema che potesse dirti come interpretare i fatti, come commentarli. Non c’era più l’Unità che ti diceva come interpretare quello che accadeva dall’altra parte del mondo, non c’era più il parroco che ti inculcava cosa pensare, non c’era più il capo battaglione a darti ordini e così via. Di colpo ti trovavi da solo, sempre più bombardato da notizie che non sapevi come interpretare.
In un mondo ideale, la caduta di queste ideologie avrebbe dovuto comportare la liberazione dell’uomo. Come vagheggiava Kant nel suo celebre Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo?, l’uomo liberato dall’autorità dello Stato, dell’esercito, del padre spirituale (e, aggiungiamo noi, del partito) avrebbe dovuto finalmente cominciare a pensare con la propria testa. Avrebbe dovuto mettersi ad indagare, a cercare la verità, senza accontentarsi più di una ideologia impostagli dall’esterno.
Peccato che questo non sia avvenuto. Peccato che Kant, forse, si illudesse. L’uomo che vede crollare le proprie ideologie ne cerca, semplicemente, altre. Abbiamo bisogno di sicurezze, vogliamo qualcuno per cui fare il tifo. Vogliamo essere fan, seguaci, più di quanto siamo disposti ad ammettere.
Così, se non c’è più il PCI ci mettiamo alla ricerca di un qualche altro -ismo: sia esso l’internazionalismo, il comunismo post-sovietico, perfino il sovranismo, il putinismo e così via. Se la nostra Chiesa crolla, cerchiamo un’altra chiesa, magari laica ma pur sempre una chiesa, coi suoi riti e i suoi dogmi: un santone, una serie di libri di self-help, un po’ di psicologia spicciola.
E il guaio è casomai questo: che non ci sono più le ideologie di una volta. Il comunismo aveva tutti i difetti di questo mondo, ma era un sistema coerente, organizzato, capace di spiegare molte cose. Il cattolicesimo idem. Il liberalismo classico anche. Perfino il fascismo, pur tra mille incoerenze e contraddizioni, si era dato una visione del mondo pressoché completa.
Oggi invece le fedi sono di quart’ordine. I putiniani, in cosa credono? Che Vladimir Putin li renderà liberi? Che sotto la dittatura si stia meglio che sotto la democrazia? Davvero? Oppure che in Italia ci sia una dittatura sanitaria? Davvero?
Le nuove fedi sono tutt’altro che sistemi monolitici. Sono idee raccogliticce, completamente incoerenti e contraddittorie: come quelli che protestano contro gli USA perché non ci lasciano liberi e quindi vogliono finire tra le braccia della Russia che di libertà te ne concederebbe di sicuro molta ma molta meno. Sono, direi meglio, fedi reazionarie, nel senso che non sono altro che forme di reazione davanti ad un mondo ormai privo di ideologie rassicuranti.
Le ideologie classiche catturavano perché ti promettevano qualcosa: il cambiamento, il paradiso, il miglioramento della tua condizione. Le ideologie di quart’ordine di oggi non ti promettono nient’altro che la distruzione. Sono fedi che vanno solo contro, che non propongono qualcosa di nuovo ma si limitano a criticare in maniera distruttiva l’esistente.
Provate a pensare a quali siano queste fedi contemporanee: il complottismo, che è scagliarsi contro “le verità ufficiali”, ma che difetta di una proposta concreta in positivo; l’anti-scientismo, che è scagliarsi contro la scienza senza offrire nulla di valido al suo posto (se non forme di sciamanesimo); l’anti-atlantismo, che è scagliarsi contro la Nato senza capire cos’altro potremmo fare oggi di sensato (suicidarci?).
Insomma, sono ideologie che nascono per mettersi contro lo stato delle cose, ma che non forniscono proposte alternative. Sono ideologie fatte per demolire, non per creare. Ed è forse proprio per questo che sono incoerenti, raccogliticce, incerte: non hanno lo scopo di governare, di scalzare chi è al potere, perché se lo facessero non saprebbero poi come muoversi; se conquistassero il potere, non saprebbero come usarlo. Lo scopo è il nichilismo puro, è la caduta di tutto, la rovina. Alla base c’è una rabbia cieca, che ha anche le sue motivazioni, ma che rimane pur sempre cieca.
Tiriamo un po’ le somme, però, ora. Quel che rimane, di tutto questo discorso, è che l’ideologia non è affatto morta. Che ancora si guarda alla realtà con uno sguardo ideologico, con lo sguardo cioè di chi vuole che la realtà risponda alle proprie idee.
Perché l’ideologia è questo, in fin dei conti: adattare il mondo alle proprie idee più che le proprie idee al mondo. Partire da un concetto, da un desiderio, da un sistema, da una teoria e far in modo che tutto quello che accade venga compreso nella teoria stessa, nel sistema. L’abbiamo visto per il Covid, lo stiamo vedendo per l’Ucraina: non conta quello che accade, contano le idee che avevamo fin da prima. I fatti devono semplicemente confermare quello che già pensiamo; e se non lo fanno, vorrà dire che i fatti devono essere per forza falsi.
Questo è quello che l’ideologia provoca, e lo provocava anche prima. Con la differenza che prima, forse, l’ideologia ti faceva almeno sperare in un mondo migliore; l’ideologia di oggi, invece, ti fa solo disperare e basta.
Quello che ho registrato e pubblicato
Basta con i discorsi scritti; passiamo a quelli a voce. Ecco, come ogni settimana, l’elenco dei video e dei podcast realizzati questa settimana.
Kant: Per la pace perpetua: ecco un’opera forse minore di Kant, ma estremamente attuale (anche in questo 25 aprile)
La Guerra Fredda: la distensione negli anni '70: prosegue il percorso storico sulla Guerra Fredda parlando di una fase di relativa calma, quella degli anni '70
Storia delle città: la Roma antica: altra serie che continua è quella delle città del passato, con una puntata che si concentra su Roma, l’Urbe!
“Il formaggio e i vermi” di Carlo Ginzburg: come già scritto sopra, il video di presentazione (anche relativamente lungo) sul capolavoro di Ginzburg
Tertulliano e la nuova Patristica (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
Il pensiero di Origene (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
Gli scontri della Guerra dei 7 anni (per il podcast “Dentro alla storia”)
Quello che puoi fare per sostenere il canale
Se quello che faccio vi piace (con i video, con i podcast, con questa newsletter) e volete darmi una mano a realizzarlo ancora a lungo e sempre meglio, potete sostenere il canale. I modi sono molteplici: si possono comprare libri o videocorsi, tutti interessanti e a pochi euro, oppure rivolgersi al merchandising ufficiale, oppure ancora fare delle donazioni. Qui di seguito trovate qualche suggerimento al riguardo. Grazie!
Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza di Claudio Pavone: è il 25 aprile, giornata della Liberazione. È inevitabile quindi che il libro della settimana sia un saggio storico dedicato a quell’argomento, o meglio, più in generale, alla Guerra di liberazione. Il lavoro più valido in questo senso è l’ormai storico volume Una guerra civile di Claudio Pavone, uscito nel 1991. Lo si compra qui.
L’arte dello sketching: trasforma i tuoi bozzetti in arte: a me è sempre piaciuto scarabocchiare. Durante le lezioni, quando ascoltavo qualcuno parlare, lo facevo spesso, perché paradossalmente mi aiutava a mantenere la concentrazione; ma lo faccio anche durante le telefonate e mentre prendo appunti per i miei video. Se volete imparare a trasformare i vostri scarabocchi in arte, su Domestika c’è un bellissimo corso (a meno di 10 euro per 16 lezioni) che vi insegna a farlo in maniera molto simpatica. Lo si trova qui.
La maglietta di “Se ne può discutere”: i miei studenti mi hanno fatto notare, quei simpaticoni, che ripeto spesso le stesse frasi. E allora io ho risposto creando una maglietta e in pratica mettendo il copyright su una di queste frasi. Questa in particolare la trovate qui, mentre qui trovate tutto lo store.
Infine, rimane sempre anche il modo più tradizionale per farvi sentire: tramite Paypal. E grazie anche a chi ha già donato nelle settimane scorse!
Cosa c’è in arrivo
Chiudiamo con quello che arriverà – se tutto va bene – nei prossimi giorni:
vorrei continuare sia i video su Husserl che la serie sulle città;
arriverà un video tipo “Tutta la Seconda guerra mondiale in un’ora”, in vista degli ormai imminenti Esami di Stato;
per quanto riguarda i podcast sono in arrivo l’entrata nel vivo della Guerra dei 7 anni e Agostino.
Basta, per ora. L’inizio di maggio sarà per me molto intenso: ho qualche incontro e qualche lezione in giro per il Veneto, qualche appuntamento importante pure a scuola e perfino un’altra gita (spero l’ultima, per quest’anno scolastico). Speriamo di sopravvivere, perché poi si comincia a lavorare per gli Esami. Intanto noi ci vediamo, sempre qui, lunedì prossimo.
Ho apprezzato molto il post e condivido in pieno l'analisi sul rimpiazzo delle ideologie monolitiche del 900 con un'accozzaglia non ben definita di idee. Forse pero' questo e' un passaggio obbligato per arrivare ad una forma di ideologia diversa, meno monolitica e piu plurale? Non so mi piace vederla cosi', in fondo la morte di dio e l'avvento del super uomo non devono per forza avvenire in concomitanza.