Comprendere la storia e la politica in tempi di propaganda, avventurandosi tra gli Avengers e Goethe, tra donne e cani, tra guerre di Bepi e racconti di mugnai
Chi mi segue sui social sa già che questa settimana è stata particolare. Sembra una banalità, e fino a un paio d’anni fa effettivamente lo era, ma giovedì ho portato due classi in gita. Anzi, a dire il vero non era una gita, era una visita guidata di una sola giornata. E a dirla tutta non era nemmeno particolarmente distante: siamo andati solo fino a Padova, 45 chilometri di distanza, una quarantina di minuti in treno. Poca cosa, a guardarla bene. Ma se si considera che molti dei miei studenti hanno fatto l’ultima gita quand’erano ancora alle scuole medie, la prospettiva un po’ cambia.
Cosa siamo andati a fare a Padova? Varie cose, a dire il vero, ma uno dei progetti coinvolgerà presto anche il canale YouTube: come scuola, stiamo collaborando da un po’ col gruppo G124, architetti che, su iniziativa e spinta di Renzo Piano, ogni anno si mettono al lavoro su una serie di periferie italiane, per riqualificarle. Quest’anno il progetto coinvolgerà anche Rovigo e così ho avuto modo di conoscere Edoardo Narne, il docente universitario che coordina il tutto, il suo collega Marco Favaretti e una serie di giovani di belle speranze. Ne parlerò presto, appunto, anche su YouTube, all’interno di un ciclo di video dedicati alla storia delle città.
Ci torneremo presto, come torneremo presto a parlare anche di Ucraina e Russia: in questi giorni sto tenendo anche diverse lezioni “dal vivo” in alcune scuole della zona, perché il tema continua a interessare, giustamente. Ma non ci dimenticheremo di parlarne ancora anche su YouTube.
Ora, però, procediamo con la newsletter.
Quello che ho letto
Libri abbastanza impegnati, nell’elenco di questa settimana: un classico della storiografia, un classico della letteratura e un futuro classico della narrativa umoristica. Vediamoli.
Il formaggio e i vermi di Carlo Ginzburg: Carlo Ginzburg è famoso per molti motivi. Il primo, storico, è che è figlio di Leone e Natalia Ginzburg, lui protagonista dell’antifascismo italiano, lei grande scrittrice. Il secondo, storiografico, è che è stato (ed è ancora) un grande studioso del passato. Questo è il suo libro forse più famoso, pubblicato per la prima volta nel 1976. Ne ho sempre sentito parlare, non l’avevo però mai studiato direttamente. Mi ci sono buttato questa settimana e per ora in realtà ho affrontato solo la prefazione, che comunque è corposa e piena di spunti storiografici (anche se, forse, figlia un po’ del suo tempo e di un dibattito molto accademico). Devo ora arrivare al sodo. L’analisi è quella della vita e soprattutto dei processi per eresia di cui fu vittima, nel Cinquecento, il mugnaio Domenico Scandella detto Menocchio; lo scopo è quello di cercare di capire la sua mentalità, la sua cultura, il suo sistema di valori. Se v’interessa, lo si può comprare qui.
I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe: del Werther ho già parlato la settimana scorsa, e anzi a dirla tutta il libro avrei anche potuto già finirlo perché a metà settimana ero in dirittura della fine. Di solito, quando vedo che mancano poche pagine alla conclusione, do un’accelerata alla lettura, anche perché le ultime sono spesso le più gustose. In questo caso invece ho rallentato, fino a mettere da parte il volumetto per un paio di giorni. Ne ho anche scritto sui social: appena ho cominciato a capire che il suicidio del protagonista era alle porte, ho preferito concentrarmi, almeno per un po’, su qualcos’altro, come se volessi far guadagnare a Werther un altro paio di giorni di vita. L’esito comunque è inevitabile, lo so bene: Carlotta gli ha preso la mente. Il libro lo si può comprare qui.
La guerra dei Bepi di Andrea Pennacchi: tempo fa ho letto – e ne ho parlato anche qui – Pojana e i suoi fratelli, l’esordio letterario di Andrea Pennacchi, autore che negli ultimi anni è diventato abbastanza famoso a livello nazionale soprattutto per le ospitate all’interno del programma Propaganda Live. Quel libro mi era piaciuto molto, per lo stile divertente, irriverente ma anche intelligente (e scusate la rima), così ho deciso di buttarmi sul sequel, che sequel poi in realtà non è. Qui Pennacchi racconta infatti le vicende del nonno, bersagliere durante la Prima guerra mondiale, e del padre, partigiano durante la Seconda guerra mondiale. Ma sono solo all’inizio, vi dirò. Lo si può comprare qui.
Quello che ho visto
Parliamo anche dei film, come al solito. Come noterete, mentre coi libri sono stato molto serio, coi film ho ceduto il passo ai figli, che questa settimana hanno scelto quasi sempre per me; e hanno scelto film in genere piuttosto leggeri.
La carica dei 101 (1961), di Wolfgan Reitherman, Hamilton Luske e Clyde Geronimi: penso che non ci sia bisogno che vi racconti la trama, visto che si tratta di uno dei classici Disney storici. Il mio terzo figlio, qualche anno fa, ne andava matto, e anch’io, a furia di vederlo e rivederlo, mi sono affezionato (soprattutto a Orazio, il più scemo dei due ladri di cuccioli). Non è certo il miglior film della Disney, però ha un suo perché: saranno le musiche, sarà il personaggio di Crudelia De Mon, ma la pellicola mi sembra funzionare ancora oggi.
Due estranei (2020), di Travon Free e Martin Desmond Roe, con Joey Badass, Andrew Howard, Zaria: questo non è propriamente un film ma un cortometraggio, che però si è aggiudicato anche il premio Oscar di categoria. Lo trovate su Netflix e merita sicuramente una visione; anzi, devo ringraziare Serena, una follower di Instagram, che me l’ha consigliato, altrimenti probabilmente non l’avrei mai scoperto. La storia si lega alle proteste contro la morte di persone di colore causata dalle violenze della polizia in America. Il protagonista è un ragazzo catturato in una sorta di loop temporale, quindi la trama è un po’ particolare, ma molto interessante e ben condotta. Guardatelo, dura appena mezz’ora.
Avengers: Infinity War ed Endgame (2018-2019), di Anthony Russo e Joe Russo, con Josh Brolin, Robert Downey jr., Chris Evans: vabbè, anche in questo caso non c’è molto da dire, visto che penso che quei pochi che non abbiano visto questi due film siano quelli che hanno deciso deliberatamente di non vederli, e quindi non ne vogliano avere molte notizie. Sono pellicole, nel loro genere, realizzate piuttosto bene, anche se a mio avviso in casa Marvel si è fatto anche di meglio; ma quando vengono coinvolti praticamente tutti gli eroi del Marvel Cinematic Universe in un crossover mai visto prima, e alcuni di questi eroi perfino muoiono, non rimane molto da protestare. D’altronde, il figlio grande, nella settimana del compleanno, ha chiesto di rivederli e non si poteva dir di no. Li trovate su Disney+.
Quello che ho pensato
Ed eccoci finalmente qui, alla parte dedicata ai temi in un certo senso d’attualità. Invece di parlare della guerra in Ucraina, del “caso Orsini” e di altre faccende che riempiono le pagine dei giornali, vorrei però questa settimana spostarmi su un tema lievemente laterale. Cioè parlarvi di quelli che mi paiono essere i tre livelli della consapevolezza storico-politica. Mi spiego.
Molte delle vicende a cui assistiamo in questi ultimi mesi mi hanno riportato alla mente un vecchio ragionamento che feci per la prima volta ormai molti anni fa, quando, iniziando a studiare in maniera più consapevole la storia contemporanea, mi accorsi che moltissime persone non avevano di per sé una scarsa conoscenza degli eventi, ma finivano per interpretarli in modo piuttosto superficiale. La storia contemporanea la conoscono infatti in molti: hanno visto film, a volte hanno vissuto perfino in prima persona gli eventi, c’erano; eppure, pur conoscendo i fatti, molti non li capiscono, o li interpretano in modo davvero superficiale.
Richiamandomi in parte ad alcune dottrine filosofiche, vagamente al pensiero di Giambattista Vico e di Auguste Comte, mi sembra infatti che si possano individuare tre diversi livelli di consapevolezza storico-politica. Vediamoli assieme.
Al primo livello c’è quella che definirei la conoscenza ingenua, che è in pratica la fase dell'infanzia del proprio pensiero. In questa fase il mondo viene visto quasi con gli occhi di un bambino, soprattutto ricorrendo ai concetti di bene e male, di giusto e sbagliato. Così, chi vive in questa fase, ritiene che davanti alle grandi vicende storiche si possano individuare, nettamente, i buoni e i cattivi; ritiene che le guerre siano quasi delle crociate tra bene e male; ritiene che esistano partiti “sani” e partiti “malati”, (pochi) salvatori della patria e molti destinati a rovinarla. È un modo di vedere le cose, questo, piuttosto dicotomico, manicheo: tutto o è bianco o è nero, come a volte avviene proprio per i bambini, che hanno bisogno di credere in eroi senza macchia e in cattivi profondamente malvagi.
Il secondo livello, invece, segna già un passo in avanti, tanto che mi verrebbe spontaneo inquadrarlo come una fase di adolescenza del pensiero. Hegel lo definirebbe sicuramente come un momento negativo, un momento in cui, cioè, le ingenuità della fase iniziale vengono superate, attraverso un risveglio che però porta anche a una grande sfiducia. È la fase in cui ci si accorge che sostanzialmente i buoni non esistono, che anche quelli per cui prima si faceva il tifo fanno cose sbagliate, commettono errori gravi, simili per certi versi agli errori di quelli che prima si chiamavano cattivi. In questa fase ci si accorge che anche il proprio partito è corrotto, che anche la propria fazione ha molto da farsi perdonare, che «c'è del marcio in Danimarca». La conseguenza di questa fase è che si comincia a pensare che niente sia più degno di fiducia, che tutto sia marcio, fino alle derive più qualunquiste del «È tutto un magna magna» o «Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera» (che è, tra l’altro, il verso di una canzone che tutto questo l’aveva capito molto bene: La storia di Francesco De Gregori).
Al contrario di quanto sosteneva la dialettica hegeliana, il terzo momento di questa sviluppo – quello della consapevolezza matura – non è però una sintesi dei due momenti precedenti ma un loro completo superamento. Nella terza fase ci si accorge che in realtà anche la scoperta del negativo è una forma di ingenuità o di riduzionismo. Che è certamente vero che c'è del marcio ma che quella verità non rappresenta la verità ultima sulle cose, ma è solo una verità parziale, superficiale, visto che accanto al marcio continua ad esserci qualcosa di buono, qualcosa di valido. E visto che, soprattutto, ci sono diversi livelli di marciume. Nella terza fase, cioè, ci si accorge che certo non esistono i buoni o i santi, ma che forse non esistono neppure i cattivi come solitamente ce li figuriamo. Piuttosto esistono gradi diversi di errore, gradi diversi di male e saper notare queste differenze è ciò che ci permette di ragionare e agire consapevolmente nel mondo.
Proviamo ad applicare queste tre categorie ai fatti concreti, per rendere più chiaro il senso di tutto il discorso. Ad esempio applichiamole alla politica, o alla guerra (magari proprio quella in Ucraina). Ad un primo livello possiamo vedere un tal partito o, più spesso, un tal politico come un eroe senza macchia, l'unico capace di portare avanti i nostri ideali; per noi è incorruttibile, intelligente ed imbattibile, e quando fallisce, fallisce solo perché vittima dei poteri forti o di chi cerca di ostacolare il legittimo cambiamento. In questa fase siamo dei tifosi più che dei cittadini; guardiamo agli eventi storico-politici come guardiamo una partita di calcio: sperando che vinca il nostro favorito e senza farci troppe domande sulla qualità effettiva di questo favorito.
Se però abbiamo superato questa fase ingenua può darsi che non abbiamo più alcuna fede, che magari quel politico che avevamo adorato fino a poco tempo prima ora ci risulti uguale a tutti gli altri, ugualmente corrotto, ugualmente inetto. Saremmo dunque arrivati alla fase negativa in cui nessuno si salva dalla nostra scure, in cui rivolgiamo il nostro sguardo critico a tutta la realtà, ma ad un livello fortissimo, tale che niente o nessuno possa salvarsi. Arriviamo, in questa fase, alla completa sfiducia nella classe dirigente o, nei casi peggiori, a paranoie complottiste. Visto che a volte nella storia sono esistiti dei complotti, ora ci pare che tutto sia un complotto. Visto che nella storia sono esistiti politici farabutti, adesso riteniamo che i politici siano, per loro stessa natura, tutti farabutti. Visto che ci sono state guerre ingiuste, riteniamo che tutte le guerre siano ingiuste. Non è un caso che chi vive in questa seconda dimensione spesso pensi di essere uno che ha capito tutto della storia e della politica, perché sente effettivamente di aver fatto un passo in avanti, sente effettivamente di capire di più di prima. Anzi, pensa di aver capito tutto; e pensa che tutti gli altri siano invece rimasti alla fase aurorale, alla fase iniziale della consapevolezza, quella ingenua e quella dei bambini. Non è un caso che chi vive in questa dimensione sia molto ciarliero, ritenga di dover insegnare a tutti le magagne della politica o della società e spesso accompagni queste sue denunce accorate col grido di «Svegliaaaa!!!!», convinto che tutti gli altri vivano ancora in un mondo illusorio di buoni e cattivi, di santi e peccatori, che tutti gli altri siano ancora com’era lui poco prima. In realtà anche questa, come dicevamo, è una visione ingenua, in cui c’è sì un passo in avanti, ma in cui questo passo è ancora insufficiente per comprendere i reali meccanismi del potere o la realtà delle situazioni.
Perché alla fine non è vero che tutto è uguale. Alla fine non è vero che tutto è corrotto alla stessa maniera. Ad un certo punto si scopre che le critiche sono sempre giuste e legittime, ma che ci sono cose più pesantemente criticabili e cose meno pesantemente criticabili. La democrazia ha molti difetti, ad esempio, e spesso gli studiosi di politica li rimarcano, ma questo non toglie che la dittatura sia molto peggiore. Criticare la democrazia non vuol dire legittimare la dittatura, né affermare che democrazia e dittatura siano egualmente fallimentari. Lo studioso serio – o chi, quantomeno, è arrivato a questa terza fase – sa fare le differenze, sa capire che c'è politico e politico, che c'è partito e partito, che ci sono scelte e scelte. Che non esiste un fronte santo e privo di macchia, ma che sulle macchie si possono fare delle graduatorie di merito e che ci sono compromessi che si possono accettare ed altri che non si possono accettare.
Chi è arrivato a questa fase non ha difficoltà ad ammettere che il potere è molto spesso corrotto, che la democrazia molto spesso non funziona come dovrebbe, che ci sono ingiustizie da correggere, ma non per questo vuol fare di tutta l'erba un fascio.
E questo si vede in Ucraina e nel dibattito pubblico che ne consegue.
C’è chi vede quella guerra come uno scontro tra buoni e cattivi, tra persone per cui fare il tifo, da amare ed ammirare, e persone contro cui tifare, da odiare o disprezzare. E il paradosso è che ingenui di questo tipo si trovano in entrambi i fronti: sia tra i sostenitori di Zelensky che di Putin, dell’Ucraina e della Russia.
C’è poi chi crede di aver capito tutto, e ti spiega che certo, Putin ha scatenato una guerra imperialista, ma pure Zelensky non si merita alcuna solidarietà, il popolo ucraino non si merita alcuna solidarietà, perché hanno dei reparti neonazisti, o perché hanno dei politici corrotti, o perché una volta in Ucraina è avvenuta una strage o per chissà quale altro motivo. Neppure gli ucraini sono dei santi, e quindi sono uguali a Putin, dicono. Anche la NATO è uguale a Putin, anzi peggio, dicono. Oppure Draghi, un dittatore anche lui, dicono. E lo dicono con l’atteggiamento di chi ha capito tutto mentre tu, povero allocco, ancora credi alla propaganda.
Infine, c’è chi capisce che certo, l’Ucraina ha le sue magagne e ha fatto i suoi errori, ma questo non giustifica neppure lontanamente un attacco con le bombe, i carri armati e gli aeroplani. Che la NATO ha fatto i suoi errori (tattici e politici), ma questi errori in questo momento impallidiscono rispetto a quello che sta succedendo. Che si possono criticare i politici nostrani, ovviamente, ma che ci dovremmo baciare i gomiti di non essere governati da gente come Putin. Insomma, c’è chi capisce che no, non è tutto uguale; che anzi, dire che è tutto uguale è dar ragione alla propaganda, è realizzare il sogno di chi ti vuole disinteressato, incapace di scegliere, incapace di apportare un cambiamento.
Perché fermarsi alla seconda fase, a ben guardare, è più pericoloso che stare nella prima. Perché nella prima fase sei ingenuo, ma può darsi che la tua ingenuità non rechi grave danno; nella seconda fase, invece, ti credi sapiente e così finisci per fare il gioco del furbo di turno, che ha tutto l’interesse ad alimentare (ed usare) il tuo fastidio per i suoi scopi. La seconda fase non riesce ad esprimere un vero progetto di cambiamento, perché non riesce a distinguere cioè che è peggio da ciò che è meno peggio, non riesce a distinguere le cause dalle conseguenze. La seconda fase è una fase puramente nichilista, che non porta da nessuna parte se non a un lento ma inesorabile annullamento. La seconda fase ha come obiettivo il nulla, la rabbia priva di scopo, e può diventare autodistruttiva se non viene superata, proprio come avviene con l’adolescenza.
Quello che ho registrato e pubblicato
Facciamo il riassunto anche dei video della settimana. Il primo, come noterete, affronta in parte proprio gli argomenti di cui ho scritto qui sopra, ma poi c’è anche molto altro.
Propaganda e deumanizzazione in guerra: una live dedicata alla guerra in Ucraina, soprattutto per parlare di come nei conflitti si utilizzi la propaganda e di come si tenda sempre a deumanizzare l’altro
Simone de Beauvoir e Il secondo sesso: da tempo meditavo di fare questo video sul testo forse più importante del femminismo del Novecento, e finalmente ci sono riuscito
Husserl e lo psicologismo: il secondo video della serie su Husserl, in cui ripercorriamo anche il suo percorso filosofico e intellettuale
Spagna e Province Unite nel ‘600: come mai la Spagna entrò in decadenza nel Seicento? E come stava l’Olanda, in parallelo?
Il Neoplatonismo dopo Plotino (per il podcast “Dentro alla filosofia”)
L’egemonia francese sotto Luigi XIV (per il podcast “Dentro alla storia”)
La Gloriosa rivoluzione inglese (per il podcast “Dentro alla storia”)
Quello che puoi fare per sostenere il canale
Questa rubrica l’abbiamo presentata la settimana scorsa, ma continua: se volete sostenere il canale, comprate qualcosa che vi piace e che vi segnaliamo qui di seguito, così ci darete una piccola mano a coprire le spese.
Il secolo breve di Eric J. Hobsbawm: anche questa settimana vi proponiamo un libro che non può mancare nella biblioteca di un appassionato di storia o di filosofia. Si tratta di un classico della storia contemporanea, un grande (e completo) riassunto di tutto quello che c’è da sapere sul Novecento. Lo si può comprare qui (o cliccando nell’immagine qui sotto).
Public speaking: trova la tua voce: parlare in pubblico è un’arte. Ci sono, ovviamente, delle predisposizioni innate, ma ognuno di noi può migliorare in questa competenza sempre più importante, a scuola e non solo a scuola. Per questo questa settimana vi consiglio un corso che aiuta a imparare a padroneggiare gli strumenti dell’arte oratoria. Costa appena 9,90 euro ma in 16 lezioni vi dà un campionario di risorse che vi sarà utile a lungo. Lo si compra qui.
Cosa c’è in arrivo
Concludiamo, come al solito, con le avvisaglie su quello che arriverà prossimamente nel canale:
già domani dovrebbe uscire il quinto video della serie dedicata alla Guerra fredda, con la crisi dei missili di Cuba e il Muro di Berlino;
poi, se riesco, vorrei preparare una nuova puntata (forse l’ultima) della serie “Come muoiono i filosofi”;
infine ci sono alcuni temi filosofici che non ho ancora affrontato ma vorrei affrontare, come Carl Schmitt e la Disputa sugli universali;
senza dimenticare i podcast, dove parlerò di Ipazia e della Prussia.
Questo è quanto. Ci vediamo lunedì prossimo!
Ciao Ermanno , ti scrivo a proposito delle tue riflessioni sull Ucraina .
Condivido la descrizione della prima fase e della seconda , sono d accordo anche
quando affermi che la seconda è piu' pericolosa della prima.
Io sono confuso , ho una posizione contraddittoria , da una parte ho ricordato
in un lampo l aneddoto di Ulisse che quando venne la guerra di Troia si finse pazzo
per non partecipare , ho ricordato la frase di Einstein "Non so come come verra' combattuta la Terza Guerra Mondiale , ma so come come verra combattuta la Quarta:
con sassi e bastoni" , dall altra mi sembra convincente Kasparov il quale afferma
che i dittatori , Hitler , Putin , si fermano soltanto per via militare!
Nutro un profondo disprezzo per Putin che , la prendo alla lontana , appartiene
alla categoria degli "uomini forti" , i machi , quindi non posso che pormi in opposizione a
Putin !!!!!!!! . Come mi collochi , adesso ti dico due osservazioni che ho fatto
a uno che attaccava il Presidente dell Ucraina . Putin sostiene che l ucraina ha sempre fatto parte della Russia . Se è cosi , perche' , faccio una proposta , Putin non propone
un referendum agli ucraini chiedendogli se vogliono aderire alla Russia invec e di invaderli?
Sarebbe molto pacifico , tutto cio? Quel tale dice il Presidente dell Ucraina è un fantoccio
di Biden , che ha vinto le elezioni ottenendo il 28 per cento . Mi piacerebbe che quel tale
mi spiegasse se l Ucraina ha un sistema elettorale proprzionale o uninominale ,
io lo ignoro . Se l ucraina ha un sistema elettorale uninominale , ipotizzando una forte astensione , il 28 per cento basta a far vincere le elezioni . Per vincere le elezioni
non c è bisogno di ottenere il 75 per cento , Anche Berlusconi una volta affermo'
che gli avversari non avevano vinto le elezioni perche' avevano preso solo
un po meno del 50 cento , ma è una tesi ingenua affermare , nel sistema uninominale ,
che se l avversario ha ottenuto meno del 50 non abbia vinto le elezioni .